Tempo di lettura stimato: 30 minuti
Tempo di lettura stimato: 30 minuti

Coinvolgere i giovani delle comunità ospitanti per comprendere come costruiscono l’influenza dei social media sul ricollocamento dei profughi siriani

Engaging host society youth in exploring how they construe the influence of social media on the resettlement of Syrian refugees

di

Nadia Naffi
Universitè Laval, Quèbec

 

e Ann-Louise Davidson
Concordia University, Montreal (Canada)

 

Traduzione a cura di

Laura Pomicino

Abstract

È spesso difficile per i giovani riconoscere e condividere il proprio sistema di costruzione, ancora più difficile è comprendere come questo determini i propri pensieri e i propri comportamenti. Questo articolo, di carattere metodologico, si pone un duplice obiettivo: prima di tutto, presentare e descrivere dettagliatamente quattro tecniche di intervista che, a partire dalla Psicologia dei Costrutti Personali, sono state adattate per essere utilizzate sia in presenza che online con 42 partecipanti fra i 16 e 24 anni provenienti da diverse zone del Nord America e dell’Europa interessate dal flusso migratorio dei profughi siriani; in secondo luogo, proporre un approccio all’analisi dei dati suddiviso in cinque fasi e che ha lo scopo di giungere a una comprensione profonda del sistema di costrutti dei partecipanti.

 

Il nostro obiettivo è stato esplorare come questi giovani costruiscono le interazioni online inerenti la crisi dei profughi siriani e come anticipano l’influenza dei contenuti proposti dai social media sul ricollocamento di queste persone nelle comunità ospitanti.

It is often difficult for youth to recognize and share their construct systems let alone to discuss how these systems guide their thoughts and behaviours. The purpose of this methodological article is two-fold: firstly, it aims to present and detail four interview techniques we adapted from Personal Construct Psychology, to use in a physically co-located or in an online approach, with 42 participants between 16 and 24 years-old from a variety of North American and European countries affected by the Syrian refugee influx; secondly it presents a five-step approach to data analysis, with the aim to develop an in-depth understanding of the participants’ construct systems. Our objective was to explore how this youth construed online interactions about the Syrian refugee crisis and how they anticipated the influence of social media content on the resettlement of Syrian refugees in host countries.

Keywords:
Ricollocamento, crisi dei profughi siriani, social media, griglie qualitative, Test delle Griglie di Repertorio, gioventù | Resettlement, Syrian refugee crisis, social media, qualitative grids, Repertory Grid Test, youth
Print Friendly, PDF & Email

1. Introduzione

A partire dallo scoppio della guerra civile in Siria nel marzo del 2011, migliaia di profughi siriani hanno iniziato a varcare i confini dei Paesi immediatamente limitrofi, come Libano e Giordania, e di quelli un po’ più lontani, come Grecia, Germania e Canada. I governi di queste comunità ospitanti si aspettavano che i propri cittadini, compresi i giovani, li avrebbero accolti a braccia aperte. In effetti, i giovani si trovano in prima linea durante l’intero processo di accoglienza. Sono loro che ci si aspetta accolgano i profughi siriani nelle proprie case, nelle proprie scuole, nel proprio contesto lavorativo e nelle proprie vite. Fra i giovani, alcuni hanno sostenuto l’arrivo dei profughi siriani nel proprio territorio, altri si sono fortemente opposti a questo mentre molti altri appaiono ancora indecisi o insicuri rispetto alla posizione da assumere, ma praticamente tutti hanno accesso ai post e alle interazioni online. In realtà i giovani, noti come i principali utilizzatori di Internet al mondo, si sono probabilmente creati una immagine iniziale generale di queste persone appena arrivate e di ciò che ci si può aspettare da loro, solo sulla base della propria personale interpretazione dell’infinita quantità di informazioni che si possono trovare online.

Durante i terribili attacchi del novembre 2015 a Parigi[2] , i giovani hanno avuto accesso a un ambiente online in cui venivano condivise storie tragiche, trasmessi sentimenti di disperazione e la paura veniva intensificata. Questo ha generato una ampia varietà di reazioni. Le aggressioni sessuali che si sono verificate a Colonia[3] e gli attacchi terroristici di Bruxelles[4] hanno prodotto reazioni simili. Internet in generale e i social media in particolare hanno facilitato il diffondersi di razzismo e intolleranza (Perry & Scrivens, 2016).

Gli studi che si sono occupati di indagare il rapporto fra giovani e social media hanno evidenziato come essi siano influenzati dalla massa di informazioni condivise online (Wohn, Ellison, Khan, Fewins-Bliss & Gray, 2013; Spears & Postmes, 2015). I giovani sono visti come vittime i cui pensieri e comportamenti vengono influenzati e manipolati da forze esterne che agiscono sul web. Dalla prospettiva della Psicologia dei Costrutti Personali (PCP), i giovani che navigano online sono visti come soggetti in grado di conoscere, con esperienze e sistemi di costruzione che usano per attribuire un significato ai messaggi diffusi online. I giovani non rispondono ai messaggi come a degli stimoli. Al contrario, essi rispondono basandosi su come scelgono di interpretare questi messaggi, anticipano gli eventi e si comportano di conseguenza.

Consideriamo questa situazione. Un giovane appartenente alla comunità ospitante si imbatte in un post come il seguente:

“L’Islam è una religione primitiva e violenta praticata dalla feccia della Terra. L’Europa è stata invasa con la forza e noi ci preoccupiamo per loro, gli offriamo riparo e li sfamiamo. I codardi dovrebbero tornare indietro e combattere per il proprio Paese”.

Assumiamo che il costrutto che il/la giovane sta usando per interpretare questo post sia violento/vittima. Se lui/lei sceglie il polo del costrutto violento e interpreta il post come una conferma dello stato di profugo siriano come quello di un invasore violento della comunità ospitante, lui/lei sarà terrorizzato/a per il suo arrivo e lotterà per tenerlo fuori o escluderlo non appena farà ingresso nel proprio ambiente di vita. “D’altra parte, nel caso in cui scelga il polo opposto del costrutto e consideri il profugo siriano come vittima di simili commenti oltraggiosi, il/la giovane, anticipando che il nuovo arrivato potrebbe essere colpito nuovamente da parole simili, potrebbe, invece, essere portato ad accoglierlo nel miglior modo possibile e farlo sentire il benvenuto”.

È spesso difficile per i giovani riconoscere e condividere il proprio sistema di costrutti (Burr, King & Butt, 2014) se non vengono accompagnati a comprendere come questo determini i loro pensieri e i loro comportamenti. Per questo, in questo articolo di taglio metodologico presentiamo una selezione di tecniche di intervista delineate da Kelly e da altri esponenti della PCP. Abbiamo apportato alcune modifiche a queste tecniche per utilizzarle per intervistare 42 giovani fra i 16 e i 24 anni provenienti da diverse comunità ospitanti. Abbiamo voluto esplorare come questi giovani costruiscono le interazioni online inerenti la crisi dei profughi siriani e come anticipano l’influenza esercitata da queste interazioni nel ricollocamento offline dei profughi siriani nelle comunità di accoglienza.

 

2. Strumenti di raccolta dati

In questa sezione verranno presentati i nostri adattamenti di quattro tecniche di intervista che derivano dalla PCP: la tecnica dell’autocaratterizzazione di Kelly, la Perceiver Element Grid di Procter, la griglia di repertorio di Kelly e la tecnica del laddering di Hinkle. Queste modifiche ci hanno aiutato a esplorare come i giovani delle società ospitanti hanno costruito le interazioni online sulla crisi dei profughi siriani e come hanno anticipato l’influenza che queste interazioni hanno avuto sull’integrazione e l’inclusione dei profughi siriani nelle comunità di accoglienza.

 

2.1. La tecnica dell’auto-caratterizzazione di Kelly

La tecnica dell’auto-caratterizzazione è una applicazione dell’“approccio credulo” come definito da Kelly (1955), che rientra all’interno del Corollario della Socialità. Questa tecnica permette al ricercatore di iniziare a stabilire un contatto con i partecipanti attraverso la scoperta del sistema di costrutti che usano in un particolare contesto per valutare uno specifico evento. Abbiamo chiesto ai partecipanti di scrivere il bozzetto del proprio personaggio seguendo queste specifiche istruzioni:

Vorrei che tu scrivessi il bozzetto del personaggio di [nome del partecipante] come se lui/lei fosse il personaggio principale di uno spettacolo dove [nome del partecipante] si è imbattuto/a in alcuni post online sulla crisi dei profughi siriani. Scrivilo come se venisse scritto da un amico che lo/la conosce molto intimamente e gli/le è simpatico, forse la persona che lo/la conosce meglio di chiunque altro lo/la abbia mai davvero conosciuto/a. Fai attenzione a scrivere in terza persona. Per esempio, puoi iniziare dicendo, “[nome del partecipante] è…” e scrivere il commento o il post che [nome del partecipante] condividerebbe online se stesse reagendo alla crisi dei profughi siriani o stesse esprimendo una sua opinione. (adattato da Kelly, 1991, p. 241)

Kelly (1991) ha spiegato che “il testo di questa consegna è andato incontro a numerose revisioni” (p. 241) e che ogni termine è stato scelto attentamente e con uno scopo preciso. L’espressione “bozzetto di un personaggio” libera il partecipante dall’obbligo di seguire uno schema specifico e gli permette di descrivere se stesso attraverso il proprio sistema di costrutti. Usare la terza persona permette a chi partecipa di non sentirsi come se stesse scrivendo una confessione e lo spinge a concettualizzare se stesso assumendo una prospettiva esterna. Kelly utilizza il termine “intimamente” per comunicare che ci si aspetta un ritratto in profondità, e il termine “simpatia” per enfatizzare l’importanza che il partecipante accetti se stesso così com’è, senza preoccuparsi di ciò che non è o di chi sente di dover essere. Il termine “amico” è usato per dare al partecipante la sensazione di trovarsi in un ambiente protetto. La frase “forse meglio di chiunque altro lo ha mai davvero conosciuto”, lontana dall’essere una buona sintassi, è orientata a “liberare coloro che leggono le consegne in modo letterale dalla sensazione che devono scrivere il bozzetto come se lo avesse scritto una persona reale conosciuta” (Ibidem, p. 241). In altre parole, questa frase ha l’obiettivo di scoraggiare chi partecipa dal pensare a una specifica persona del proprio entourage e scrivere sulla base di quella che crede sarebbe la sua versione oggettiva di lui/lei. Kelly intenzionalmente omette ogni suggerimento rispetto a un possibile schema da applicare in modo da preservare la spontaneità del partecipante e rispettare il suo schema personale (Ibid.). Questo aiuta il ricercatore a riconoscere come ciascun partecipante organizza il proprio mondo, ne identifica il proprio ruolo al suo interno e posiziona se stesso rispetto ai costrutti che utilizza (Ibid.).

Noi abbiamo aggiunto due ulteriori punti alle originali istruzioni di Kelly. Per prima cosa, abbiamo aggiunto il contesto delle interazioni online sulla crisi dei profughi siriani perché eravamo interessati a scoprire come i partecipanti descrivono il proprio ruolo all’interno di questo specifico contesto. Successivamente, abbiamo chiesto un commento ai partecipanti che abbiamo poi usato come elemento di valutazione nel test delle griglie di repertorio.

 

2.2 Perceived Element Grid (PEG) di Procter

La PEG origina dal Corollario della Socialità di Kelly e dal Corollario della Relazione di Procter. Permette di mappare il sistema di costrutti che una persona utilizza in una situazione, fra gruppi o nel proprio mondo interno, e risponde alla domanda: “Le persone come costruiscono i propri sistemi di relazione nelle situazioni quotidiane?” (Procter, 2014, p. 246).

Abbiamo usato la PEG per cercare di comprendere come i giovani percepiscono se stessi e gli altri, e in particolare come vedono loro stessi, come vedono gli altri, come ritengono che gli altri li vedano e come pensano che gli altri vedano se stessi nel contesto delle interazioni online sulla crisi dei profughi siriani. Pertanto, ci siamo interessate a come i partecipanti costruiscono le interazioni online sull’emergenza dei profughi siriani e a come credono che gli altri costruiscano queste interazioni. Abbiamo anche analizzato come i partecipanti costruiscono l’influenza che queste interazioni online possono avere nel definire la natura delle interazioni tra i giovani delle comunità ospitanti e i profughi siriani. Questa tecnica ci ha permesso di provare a cercare una risposta a questa specifica domanda: i giovani delle società ospitanti come costruiscono le dinamiche di relazione in situazioni che coinvolgono interazioni online transnazionali relative all’emergenza dei profughi siriani?

Il nostro adattamento della PEG è consistito in tre frasi. Nella prima abbiamo mostrato ai partecipanti alcuni screenshot dei post e commenti ai post che abbiamo recuperato da Facebook dopo gli assalti terroristici di Parigi e Bruxelles e le aggressioni sessuali di Colonia. Nella selezione dei post abbiamo cercato di raggiungere un equilibrio fra post che esprimevano posizioni contro i profughi siriani e post che invece li sostenevano. Abbiamo chiesto ai partecipanti di scegliere quali fra i post online avrebbero attirato la loro attenzione. Una volta operata la scelta abbiamo chiesto loro di spiegarla.

Nella seconda fase, abbiamo chiesto ai partecipanti di rispondere ai quesiti della versione adattata della PEG. Questi quesiti sono presentati nella Tabella 1.

Nella terza fase, abbiamo chiesto ai partecipanti di rispondere ai quesiti della Tabella 2 nel tentativo di esplorare le relazioni che loro ritengono esistano fra le interazioni online e l’integrazione e l’inclusione offline dei profughi siriani.

 

Partecipante Membri della giovane comunità ospitante online Profughi siriani
Partecipante Come costruisci/interpreti il contenuto di questi post? Come pensi che i membri della giovane comunità ospitante online costruiscano/

interpretino il contenuto di questi post?

Come credi che i profughi siriani costruiscano/

interpretino il contenuto di questi post?

Membri della giovane comunità ospitante online Come credi che i membri della giovane comunità ospitante online ritengono che tu costruisca/interpreti il contenuto di questi post? Come credi che i membri della giovane comunità ospitante online pensino che il proprio gruppo costruisca/interpreti il contenuto di questi post? Come credi che i membri della giovane comunità ospitante online pensino che i profughi siriani costruiscano/

interpretino il contenuto di questi post?

Profughi siriani Come credi che i profughi siriani ritengano che tu costruisca/interpreti il contenuto di questi post? Come pensi che i profughi siriani ritengano che i membri della giovane comunità ospitante online costruiscano/

interpretino il contenuto di questi post?

Come pensi che i profughi siriani ritengano che la propria comunità costruisca/interpreti il contenuto di questi post?

Tabella 1: La versione adattata della PEG

Partecipante Membri della giovane comunità ospitante online Profughi siriani
Partecipante Come ti comporteresti se ti capitasse di incontrare un profugo siriano per la prima volta nella tua classe dopo aver letto questo post e relativi commenti? Come pensi che i membri della giovane comunità ospitante online che non hanno mai incontrato prima un profugo siriano ma che hanno letto tutti questi post e commenti si comporterebbero se lo incontrassero nella propria classe per la prima volta? Come pensi che un profugo siriano che non ha mai incontrato un membro della giovane comunità ospitante online ma che ha letto tutti i post e i commenti si comporterebbe se ne incontrasse uno per la prima volta nella propria classe?

Tabella 2: La PEG

 

2.3 La griglia di repertorio di Kelly

La Griglia di repertorio (RGT) è uno strumento diagnostico e di ricerca che cattura una “istantanea della rappresentazione del sistema di costrutti di una persona” (Caputi, 2016, p. 89) e trasforma il “tacito in esplicito” (Jankowicz, 2004, p. 62). I dati qualitativi e quantitativi così generati (Björklund, 2008) emergono direttamente dalla mappa mentale del partecipante, non contaminati dal sistema di costrutti del ricercatore (Jankowicz, 2004), e fa di questa tecnica uno dei primi approcci misti in psicologia (Winter, 2015). Bell (2003) ha spiegato:

il Postulato Fondamentale di Kelly afferma che i processi di una persona sono psicologicamente canalizzati dal modo in cui anticipa gli eventi. Questo è alla base della griglia di repertorio. Il modo sono i costrutti della griglia di repertorio, e gli eventi sono gli elementi. (p. 95)

La RGT richiede complessivamente tre passaggi. Il primo consiste nello specificare gli elementi che potrebbero essere, per esempio, situazioni concrete, problemi, eventi o persone. Il secondo consiste nell’elicitare i costrutti, di solito attraverso la tecnica della elicitazione triadica. Il terzo step è rappresentato dalla valutazione degli elementi attraverso i costrutti per identificare l’interazione elemento/costrutto. Nella matrice di numeri completata, il ricercatore identifica come il singolo partecipante pensa attraverso i propri costrutti e cosa pensa attraverso la valutazione degli elementi dei costrutti (Jankowicz, 2004).

 

2.3.1 La selezione degli elementi

Con lo scopo di rilevare il sistema di costrutti che la comunità ospitante adotta per costruire i messaggi disseminati online in relazione all’emergenza dei profughi siriani, abbiamo recuperato 280 commenti da petizioni online a favore o contro il collocamento di profughi siriani in Canada. La scelta di questi commenti è stata guidata dai fattori di inclusione ed esclusione sociale discussi in letteratura. Esempi di questi fattori erano: “aspettative insoddisfatte”, “percezione di minaccia reale o simbolica” e “costrutti noi/loro e nostro/loro”. Abbiamo quindi testato questi commenti con tre giovani fra i 16 e i 20 anni. Abbiamo chiesto loro di suddividere questi commenti in categorie e di spiegare cosa, dal punto di vista logico, li aveva guidati in questa operazione. Inoltre, abbiamo chiesto loro di scegliere alcuni commenti come rappresentativi di ogni categoria. A partire dalla selezione fatta da questi ragazzi, abbiamo poi mantenuto 34 commenti che abbiamo usato come elementi della RGT con i partecipanti dello studio.

Abbiamo condiviso i 34 commenti con i 42 partecipanti allo studio e abbiamo chiesto loro di sceglierne 8 che secondo loro sarebbero spiccati se fossero stati online, a prescindere che fossero in accordo o meno con quanto contenuto negli stessi. L’obiettivo era lavorare con commenti rilevanti per i partecipanti e non imposti dal ricercatore. Alcuni di questi commenti sono presentati nella Tabella 3.

 

2.3.2 Elicitazione delle triadi

Ogni partecipante ha selezionato il proprio gruppo di 8 commenti. Gli abbiamo quindi chiesto: “In quale modo caratteristico due di questi sono simili fra loro ma differenti da un terzo?” (Kelly, 1991, p. 152). La prima risposta costituiva il polo emergente del costrutto mentre il suo opposto il polo nascosto (Fransella, 2003a). Abbiamo sollecitato i partecipanti a riflettere sulle proprie scelte. Dopo alcuni raggruppamenti casuali, abbiamo chiesto ai partecipanti di scegliere a partire dagli otto elementi delle triadi che avessero uno scopo più chiaro e di individuare nuove similarità fra due elementi opposti a un terzo. Abbiamo ricordato ai partecipanti che ci attendevamo che elicitassero nuovi costrutti e che la similarità poteva assumere qualsiasi immagine o forma desiderassero, anche se pensavano che tale similarità avesse senso solo per loro. Il nostro obiettivo era avere accesso al loro personale sistema di costrutti. Questo processo è stato ripetuto finché i partecipanti hanno iniziato a riproporre gli stessi costrutti, momento che per noi rappresentava un indicatore che i partecipanti avevano raggiunto la saturazione dei loro costrutti.

 

2.3.3 Assegnazione dei punteggi agli elementi dei costrutti

Dopo aver completato l’elicitazione delle triadi, abbiamo chiesto ai partecipanti di assegnare un punteggio a ogni elemento su una scala a 5 valori e quindi di spiegarne le ragioni.

 

Il Canada in cui sono cresciuto e che amo è una nazione accogliente. Come trattiamo chi si trova in una situazione svantaggiata è una misura di chi siamo Non sono contrario ad aiutare chi è più sfortunato. Questi Musulmani sono come una piaga. Trattiamoli come tale. L’Islam non è compatibile con lo stile di vita occidentale
Io sono canadese e aiutare è quello che facciamo!! No ai siriani stupratori e terroristi in Canada! Stop a questa follia! Il Canada è così ingenuo
Siamo pieni… chiudiamo i confini agli immigrati In seguito ai recenti avvenimenti a Colonia ho completamente cambiato la mia idea di sostenere la causa dei rifugiati siriani CANADESI PRIMA, MUSULMANI MAI
La diversità non è una forza; è una debolezza. La diversità ha appena finito di causare la morte di un centinaio di persone a Parigi e voi vorreste inondare la nostra nazione con lo stesso gruppo di persone. Se mi trovassi in piedi davanti alla mia porta con 25000 serpenti a sonagli che stanno avanzando verso di me, io dovrei farli entrare perché voi dite che non tutti sono pericolosi. Almeno 1000 di questi serpenti a sonagli sono pacifici e non mi morderanno? Se lascerai entrare 25000 serpenti a sonagli, di sicuro verrai morso. È meglio chiudere la porta per proteggere se stessi e la propria famiglia. Se UN canadese viene aggredito da un profugo o se UN canadese perde il proprio lavoro a favore di uno di loro allora ce n’è UNO di troppo. È arrivato il momento di mettere la nostra nazione al primo posto. Voglio che i soldi delle mie tasse servano a sfamare i senzatetto e a supportare i veterani e non per dare sostegno a questa gente straniera che non condivide niente con noi -linguisticamente o culturalmente. Chi ha costruito questa nazione si vergognerebbe del nostro incauto tentativo di creare un qualche tipo di utopia multiculturale, che esiste solo nelle menti di qualche élite di sinistra. Sono una donna canadese che lavora sodo e che ha sempre contribuito e pagato più della mia parte di tasse. Ogni tanto nel periodo del versamento delle tasse lo stato mi avverte che non ho pagato abbastanza e chiede di più. Quando osservo il modo in cui vengono spesi questi soldi mi sento profondamente frustrata. Mi dispiace per queste persone, ma credo anche che non possiamo fare altro per aiutarle. I nostri senzatetto, i nostri anziani, i nostri nativi vivono in condizioni terribili e gridano aiuto ma il loro stesso governo si è dimenticato di loro.

Tabella 3: Esempi di commenti usati come elementi nel test della griglia di repertorio.

 

Polo emergente Commento A Commento B Commento C Mio Commento Polo nascosto
Minaccia 5 4 5 2 Fiducia
La famiglia prima 4 3 4 1 Umanità
Noi/Nostro 4 4 3 2 Loro/Di loro
1 5

Tabella 4: Esempio di una matrice della Rep Grid

 

2.3.4 La tecnica del laddering di Hinkle

La tecnica del laddering, adattata dalla “tecnica gerarchica per elicitare i costrutti sovraordinati del proprio polo preferito” proposta da Hinkle (1965), ha permesso ai partecipanti di articolare i loro valori e pensieri astratti. Ha anche aiutato sia loro che i ricercatori a comprendere le ragioni sottese al sistema di costrutti che i partecipanti hanno usato quando si sono imbattuti nelle interazioni online relative alla crisi dei profughi siriani. Il nostro utilizzo di questa tecnica si è svolto come segue:

  1. Dopo aver completato l’elicitazione delle triadi, aver raggiunto la saturazione dei costrutti e aver assegnato un punteggio agli elementi sui costrutti, abbiamo chiesto ai partecipanti di scegliere uno dei costrutti da loro elicitati; nello specifico quello che considerano il più importante quando prendono in esame le interazioni online sulla crisi dei profughi siriani.
  2. Abbiamo quindi chiesto ai partecipanti di indicare quale polo della dimensione del costrutto fosse chiaramente descrittivo del genere di commento che preferivano condividere rispetto all’emergenza dei profughi siriani (Adattato da Hinkle, 1965, 2010, p. 14).
  3. Successivamente, abbiamo chiesto loro perché avessero preferito un polo del costrutto rispetto all’altro. Attraverso la loro spiegazione, i partecipanti hanno generato un nuovo costrutto sovraordinato. Abbiamo scritto questo costrutto con entrambi i suoi poli.
  4. Abbiamo quindi posto la stessa domanda rispetto a questo nuovo costrutto. Questo processo è proseguito fino a raggiungere il punto più alto della gerarchia, al livello più astratto di costruzione.

La Figura 1 presenta una descrizione passo per passo del laddering di un costrutto per spiegare la tecnica, e un esempio della sua applicazione usando inclusione/esclusione come costrutto iniziale.

Questa tecnica permette al ricercatore di esplorare le relazioni ordinali fra i costrutti. Con la domanda “perché”, il costrutto viene portato verso l’alto (Jankowicz, 2004). I partecipanti riflettono su un costrutto esistente per raggiungere varianti più generali o costrutti sovraordinati (Björklund, 2008; Jankowicz, 2004). Fransella (2003a) conferma che “è attraverso il processo del laddering che si arriva il più vicino possibile all’esperienza di essere quasi una parte dell’altra persona” (p. 112).

Il costrutto selezionato è stato spinto verso l’alto altre due volte, ma attraverso due diverse domande. La prima: “Quale polo del costrutto descrive chiaramente il tipo di commenti che tu ritieni che la giovane comunità ospitante che si oppone ai campi preferirebbe condividere rispetto all’emergenza dei profughi Siriani?”; la seconda: “Quale polo del costrutto descrive chiaramente il tipo di commenti che tu ritieni che la giovane comunità ospitante favorevole ai campi preferirebbe condividere rispetto all’emergenza dei profughi siriani?”.

Obiettivo di questa ripetizione è stato incoraggiare i partecipanti a fare un tentativo verso la comprensione dei sistemi di costrutti degli altri e un tentativo di sussumerli.

 

3. Analisi dei dati

Per analizzare i dati raccolti attraverso queste modalità di intervista, noi suggeriamo di usare un approccio basato su cinque passaggi: 1) codifica aperta (Strauss & Corbin, 2001); 2) analisi dell’autocaratterizzazione (Kelly, 1955); 3) analisi dei costrutti interpersonali (Procter, 2014); 4) analisi dell’intervista (Jankowicz, 2004); 5) il sistema di classificazione dei costrutti personali (Feixas, Geldschläger & Neimeyer, 2002). Il paragrafo che segue spiega come noi suggeriamo di usare ciascun approccio e a quale scopo.

Dopo che i dati delle interviste sono stati trascritti e validati dai partecipanti, ci si è immersi nei dati per ottenerne un quadro più generale. Questo può essere fatto attraverso un esercizio di codifica aperta seguendo l’approccio suggerito da Strauss e Corbin (2001). È necessario leggere ogni intervista e codificarla in modo non strutturato, per poi raggruppare queste codifiche in categorie e quindi in temi che rivelano una immagine più ampia.

Lo step successivo consiste nell’analizzare i testi delle autocaratterizzazioni seguendo gli otto step suggeriti da Kelly (1955). Questi includono: 1) “Osservazione dell’ordine e dei passaggi”; 2) “Osservazione dell’organizzazione” (p. 247); 3) “Riflessione rispetto al contesto” (p. 248); 4) “Raccolta dei termini” (p. 248); 5) “Analisi dell’ambiti di contesto invocato dal protocollo” (p. 150); 6) “Analisi tematica” (p. 251); 7) “Analisi dimensionale” (p. 252) e 8) “Applicazione della capacità professionale di sussumere i costrutti personali” (p. 254). Lo scopo di questo step è cercare di raggiungere un’accurata comprensione di come ogni partecipante costruisce se stesso in relazione alla complessa questione delle interazioni online sui rifugiati siriani.

 

Immagine che contiene schermata, testo, tabellone, design Descrizione generata automaticamente

Figura 1: Il laddering step by step di un costrutto.

 

Il terzo step è guidato dalla discussione proposta da Procter (2014, 2016) sul Corollario della relazione e sui livelli delle costruzioni interpersonali. Il ricercatore analizza come i partecipanti costruiscono le relazioni all’interno del contesto delle interazioni online relative ai profughi siriani a un livello prima monadico, poi diadico e infine triadico. A livello monadico esaminiamo come i partecipanti costruiscono le interazioni sui social media, come costruiscono i profughi siriani e come costruiscono la propria comunità di giovani locale. A livello diadico osserviamo come i partecipanti costruiscono la relazione fra ciò che accade online e un altro gruppo di giovani. A livello triadico esaminiamo come i partecipanti costruiscono la relazione fra ciò che accade online e due altri gruppi di giovani.

Come quarto punto, suggeriamo di procedere all’analisi dei dati qualitativi che emergono dalla RGT. Jankowicz (2004) afferma: “il processo attraverso cui si ottiene una informazione è esso stesso informativo” (p. 77), sottolineando l’importanza dell’esplorazione di ciò che viene condiviso durante l’elicitazione dei costrutti e poi durante la fase di assegnazione dei punteggi nella matrice. L’autore elenca un’ampia serie di domande su cui abbiamo riflettuto durante la rielaborazione dell’analisi dei costrutti delle interviste. Un adattamento di alcuni di questi quesiti è il seguente:

  • Come hanno risposto i partecipanti ai commenti? Quali hanno scelto? Perché?
  • Che costrutti hanno utilizzato per descrivere gli autori dei commenti?
  • Quali costrutti hanno richiesto più riflessioni di altri?
  • Quali ulteriori costrutti i partecipanti hanno aggiunto a quelli elicitati durante la fase di elicitazione delle triadi?
  • Quanto è durata la fase di assegnazione dei punteggi? Quali punteggi hanno richiesto uno sforzo di elaborazione maggiore degli altri?
  • Quale spiegazione hanno fornito i partecipanti per motivare il fatto che certi elementi ricadevano al di fuori dell’intervallo di convenienza di alcuni costrutti?
  • Sono comparse emozioni di qualsiasi tipo (come rabbia, tristezza, disappunto, ecc.) durante l’elicitazione dei costrutti o l’assegnazione del punteggio agli elementi?
  • Quali commenti hanno fatto i partecipanti durante l’intero processo?

Infine, suggeriamo di seguire il sistema di classificazione dei costrutti personali (CSPC) proposto da Feixas, Geldschläger e Neimeyer (2002) ed esplorare le otto aree proposte da tale sistema. Queste aree sono: 1) morale; 2) emotiva; 3) relazionale; 4) personale; 5) cognitiva/operativa; 6) valori/interessi; 7) esistenziale, e 8) descrittiva. Consigliamo di utilizzare la CSPC una volta che sono stati aggregati tutti i costrutti emersi dalle diverse interviste in cui i partecipanti hanno discusso le proprie posizioni, i propri comportamenti o i propri pensieri e le proprie anticipazioni sui sistemi di costrutti degli altri.

 

4. Abilità di intervista richieste per utilizzare i metodi derivati dalla psicologia dei costrutti personali

Per realizzare con successo un’indagine volta a comprendere le percezioni dei giovani sul concetto di inclusione e sui sistemi di costrutti che adottano per costruire i contenuti online relativi all’emergenza dei profughi siriani usando alcuni metodi derivati dalla PCP, abbiamo cercato di sussumere i processi di costruzione dei partecipanti, sospendere il nostro personale sistema di valori, ascoltare con un approccio “credulo”, essere autoriflessivi, e avere buone abilità verbali come indicato da Kelly (1955), Bannister (2003), Fransella (2003b), Scheer (2003) e Jankowicz (2004). Abbiamo inoltre dovuto considerare i “costrutti culturali” come suggerito da Kelly (1991, p. 307).

I ricercatori che si ispirano alla PCP aspirano a vedere il mondo con gli occhi dei partecipanti ai loro studi senza tuttavia ignorare il proprio sistema di costrutti. I ricercatori devono essere consapevoli che i loro costrutti possono essere differenti da quelli dei partecipanti. Il compito del ricercatore è arrivare a comprendere il sistema di costrutti dei partecipanti senza avere la sensazione di doverlo adottare. Allo stesso tempo, i ricercatori devono sospendere il proprio sistema di valori che potrebbero fungere da filtri e influenzare la loro comprensione dei costrutti dei partecipanti, adottando come sistema apparente ciò che ascoltano durante le interviste. Le nostre personali esperienze in relazione alla popolazione siriana e alla guerra in Medio Oriente sono molto differenti. Anche i partecipanti hanno esperienze varie e differenti dalle nostre, che noi abbiamo riconosciuto durante le interviste.

Adottare un approccio “credulo” è centrale nella metodologia proposta dalla PCP. Significa accettare i partecipanti e le loro parole, a prescindere dall’opinione dei ricercatori (Jankowicz, 2004). I ricercatori devono ascoltare con attenzione ed empatia ciò che i partecipanti hanno da dire, le loro contraddizioni e i loro silenzi, e porre quesiti di approfondimento quando sono necessari maggiori dettagli per raggiungere una migliore comprensione della prospettiva dei partecipanti (Yorke, 1989). Come ricercatori, noi dobbiamo mettere da parte la nostra posizione rispetto al collocamento dei profughi siriani, accettare le considerazioni dei partecipanti e ascoltare attentamente ciò che vogliono condividere.

L’autoriflessività è un altro concetto chiave della PCP. Bannister (2003) ha spiegato che l’autoriflessività secondo il pensiero di Kelly implica che “non ci sono due linguaggi, due psicologi, uno per [i partecipanti] e uno per [il ricercatore]; c’ è una unica psicologia per tutti noi” (p. 37). I principi della teoria dei costrutti si applicano in modo identico sia ai ricercatori che ai partecipanti, e questo spiega quanto difficile è stato per noi, come ricercatori, sospendere i nostri costrutti mentre ascoltavamo i nostri partecipanti. Per esempio, dopo aver realizzato un certo numero di interviste e dopo aver ascoltato i giovani rispondere alle nostre domande, ci siamo resi conto che abbiamo cominciato ad approcciarci agli incontri successivi con determinate anticipazioni rispetto a ciò che i partecipanti avrebbero condiviso con noi. Abbiamo dovuto assicurarci di porre identica attenzione alle reazioni e alle risposte di ogni partecipante, sia a quelle che ci aspettavamo che a quelle particolari.

Non essendo richiesta comunanza fra ricercatori e partecipanti, il significato che i partecipanti associano alle parole che usano potrebbe differire da quello abitualmente adottato dai ricercatori. Adams-Webber (1989) ha affermato che i ricercatori dovrebbero dare alle parole usate dai partecipanti il significato che questi vi attribuiscono e non quello che si trova nel dizionario. Avere adeguate abilità verbali per la PCP significa disporre della capacità di parlare il linguaggio dei partecipanti e comprendere il loro specifico uso delle parole, anche in relazione alla loro cultura di appartenenza (Scheer, 2003). Scheer (2003) afferma che azioni come prestare attenzione ai costrutti di matrice culturale e tenerli in considerazione non sono da considerarsi atti stereotipici. Sono essenziali per comprendere la genesi dello sguardo sul mondo dei partecipanti. Per comprendere che significato i partecipanti attribuiscono ad alcune parole chiave, costrutti o concetti, dobbiamo assicurarci di chiedere loro di spiegarcelo e di illustrarcelo attraverso degli esempi.

In aggiunta ai requisiti appena ricordati, i ricercatori devono essere consapevoli dell’effetto della desiderabilità sociale e del fatto che i propri obiettivi come ricercatori possano differire da quelli dei loro partecipanti o dei loro lettori; devono anche essere coscienti che la loro interpretazione dei dati è parte di come vedono il mondo. Quindi, riconosciamo che i nostri lettori “costruiranno [sempre] il [proprio] modo di costruire il [nostro] modo di costruire l’intervista” (Jankowicz, 2004, p. 76).

 

5. Feedback dei partecipanti rispetto agli strumenti usati

Molti partecipanti hanno affermato che le domande sono arrivate come una sorpresa, cosa che, secondo loro, ha reso le interviste una significativa esperienza di apprendimento. Essi hanno avuto la sensazione di esercitare un controllo limitato sulle proprie risposte e di essere spinti a condividere ciò che loro stessi consideravano pensieri inattesi. Un partecipante ha detto: “A me sembra davvero interessante perché è molto diretto, sai, fai questo e quello, ma in realtà ciò che fai ha un significato segreto alla fine. Io sono stato tecnicamente ingannato, ma alla fine credo che sia davvero una cosa interessante”. Un altro partecipante ha riportato: “Alcune domande mi hanno colto di sorpresa, ero tipo Oh! Ok! Mi serve un secondo per pensarci”. Analogamente, un partecipante ha condiviso: “Procedevo alla cieca. Non ero sicuro di cosa aspettarmi o cosa fare, o in quale direzione andare. Talvolta, quando partecipi a uno studio, vedi in che direzione sta andando e vai oltre. Questo [tecniche PCP] non te lo permette perché tu non hai idea di cosa dire dopo, e questo è forte. Ti sembra in un certo senso di scoprire qualcosa. Tu non hai il controllo su questo processo. Va da solo”.

I partecipanti hanno anche osservato che sono stati stimolati a impegnarsi in riflessioni che non avevano mai fatto prima. Questo ha permesso loro di scoprire aspetti di sé che non conoscevano. Un partecipante ha descritto la sua posizione come segue: “Le domande mi hanno permesso di comprendermi meglio in quelle situazioni. Ho sentito che talvolta mi contraddicevo perché mi dicevo si certo noi dobbiamo dare il benvenuto ai profughi, ma allo stesso tempo la nostra nazione sta soffrendo e quindi devo contraddire questa idea. Devi cercare la cosa migliore per la tua nazione”. Un secondo partecipante ha aggiunto: “Mi è piaciuta la seconda [griglia di repertorio] perché è stato un modo davvero interessante di scoprire aspetti di me di cui davvero non ero consapevole, ma semplicemente guardando prima ai dettagli e poi alla immagine complessiva, puoi apprendere molte cose a cui davvero non avevi mai pensato prima, che mi sono sembrate precise alla fine”. Un terzo partecipante ha condiviso: “Erano impegnative, ma in senso positivo. Ci avete fatto riflettere maggiormente su alcune situazioni. Ho pensato sì, è così che la penso ma non so perché. È stato difficile talvolta andare oltre. Qualche volta mi sono reso conto che quanto avevo detto non corrispondeva a quello che pensavo realmente”. Un altro esempio è stato: “Mi sono davvero piaciute le interviste. Hanno messo in discussione le mie convinzioni. Io sono arrivato con una serie di idee. Poi quando devi percepire gli altri, ti separi da te stesso e cerchi di comprenderli, gli altri. Questo mi ha davvero aiutato perché ho smesso di concentrarmi su di me e ho iniziato a vedere l’altro. Non avrei mai fatto questo da solo, non mi sarei sforzato di chiedermi cosa gli altri pensano rispetto ai contenuti online”.

Infine, gli strumenti che abbiamo usato non solo hanno incuriosito i partecipanti ma li hanno anche motivati a perseverare e a scavare più a fondo per trovare le risposte. Alcuni esempi di ciò che i partecipanti hanno condiviso sono i seguenti: “È ovviamente impegnativo, ma in una chiave positiva perché avrei ovviamente lasciato perdere molto prima se non avessi avuto idee. Quindi mi sono sentito spronato a trovare idee. Ma quando l’ho fatto è stato bello perché dopo, nel rivederle, assumevano un senso. Rappresentava chiaramente il mio modo di vedere le cose” e “È stato davvero interessante usare i commenti come elementi. Talvolta è stato difficile quando dovevo scegliere gli elementi. Mi portava a mettere in discussione il mio pensiero affinché andasse bene. Stimolare a pensare in modo nuovo e a fare cose che abitualmente non facciamo e quando ho pensato che non ne avrei potuto trovare altri mi sono detta si puoi farlo”.

 

6. Conclusioni

In questo articolo abbiamo presentato il nostro adattamento di quattro tecniche di intervista derivate dalla PCP per studiare come i giovani delle società ospitanti costruiscono i commenti online relativi ai profughi siriani. Questi costrutti sono importanti perché possono influenzare il comportamento dei giovani nei confronti dei profughi. Malgrado non abbiamo indicato con esattezza quale delle quattro tecniche si sia rivelata più efficace, abbiamo progettato quattro strumenti per permettere ai partecipanti di definire una successione logica di spiegazioni, di esprimere i propri pensieri, e di rivalutarli. Tutti i partecipanti hanno affermato di aver appreso molto da questo processo di esternalizzazione. Se usate congiuntamente, queste quattro tecniche offrono uno schema per effettuare interviste che vanno in profondità per far emergere pensieri impliciti su una questione delicata e politica. Come tale, questo è un contributo metodologico allo studio dei costrutti dei giovani rispetto ai commenti sui social media relativi ai profughi siriani.

Abbiamo anche condiviso una sintesi delle reazioni che abbiamo raccolto dai giovani che abbiamo intervistato chiedendo loro una opinione rispetto agli strumenti che abbiamo usato per dimostrare il potere del processo che abbiamo definito per la raccolta dei dati. La maggior parte dei partecipanti ha rivelato che fare le interviste li ha aiutati a comprendere il proprio pensiero e li ha fatti rendere conto che è necessario che stiano più attenti alle ragioni sottese alle reazioni prima condivise online, costruendo una immagine dei profughi siriani. Passare attraverso il processo di intervista e prendere parte a riflessioni così approfondire ha implicato una esperienza di apprendimento rispetto alle proprie implicite percezioni e alle proprie dinamiche cognitive.

Il percorso delle interviste ha permesso inoltre ai partecipanti di prendere una decisione rispetto al ruolo che intendono rivestire nel contesto del collocamento dei profughi. In una società che si muove con un ritmo così rapido, in cui i giovani tendono a scrivere commenti online basati su come pensano che gli altri li percepiranno (Jones, 2015), il processo dell’intervista che abbiamo evidenziato nel nostro studio gli ha offerto degli strumenti per pensare e riflettere a partire dalle proprie considerazioni piuttosto che dalle reazioni dei propri coetanei.

Retrospettivamente, il nostro test pilota ci suggerisce che questo tipo di protocollo di intervista, basato sui principi della PCP, rappresenta un potente strumento di apprendimento che può permettere ai giovani delle comunità ospitanti di impegnarsi in un pensiero critico e di apprendere a vivere con chi percepiscono essere “l’altro”. Sono necessari ulteriori studi per identificare il fondamento della conoscenza che noi possiamo ricavare da questa metodologia e per verificare la solidità pedagogica di un simile approccio per imparare “l’altro”.

 

Bibliografia

Bannister, D. (2003). Kelly Versus Clockwork Psychology. In F. Fransella (Ed.), International handbook of personal construct psychology (pp. 33-41). New York, NY, US: John Wiley & Sons Ltd.

Bannister, D., & Fransella, F. (1971). Inquiring man: The theory of personal constructs. Harmondsworth: Penguin.

Bell, R. C. (2003). The Repertory Grid technique. In F. Fransella (Ed.), International handbook of personal construct psychology (pp. 95-104). New York, NY, US: John Wiley & Sons Ltd.

Björklund, L. (2008). The Repertory Grid Technique: Making Tacit Knowledge Explicit: Assessing Creative Work and Problem Solving Skills (1Ed.). In Howard Middleton (Ed.), Researching Technology Education: Methods and Techniques (pp. 46-69). Rotterdam: Sense Publishers.

Burr, V., King, N., & Butt, T. (2014). Personal construct psychology methods for qualitative research. International Journal of Social Research Methodology: Theory & Practice, 17(4), 341-355.

Caputi, P. (2016). Assessment of hierarchies of construing. In Winter, D. A. & Reed, N. (Ed.), The Wiley Handbook of Personal Construct Psychology, (pp. 88-98). UK: John Wiley & Sons Ltd.

Denicolo, P. (2003). Elicitation methods to fit different purposes. In F. Fransella(Ed.), International handbook of personal construct psychology. (pp. 123-132). New York, NY, US: John Wiley & Sons Ltd.

Fransella, F. (2003a). From theory to research to change. In F. Fransella (Ed.), International handbook of personal construct psychology (pp. 211-222). New York, NY, US: John Wiley & Sons Ltd.

Fransella, F. (2003b). Some skills and tools for personal construct practitioners. In F. Fransella (Ed.), International handbook of personal construct psychology (pp.105-122). New York, NY, US: John Wiley & Sons Ltd.

Hinkle, D. N. (1965). The change of personal constructs from the viewpoint of a theory of construct implications (Doctoral dissertation, Ohio State University). Consultato da: http://www.pcp-net.org/journal/pctp10/hinkle1965.pdf

Hinkle, D. N. (2010). The change of personal constructs from the viewpoint of a theory of construct implications. (PhD dissertation, Ohio state university, 1965). Personal Construct Theory & Practice, 7(1). Consultato da: http://www.pcpnet.org/journal/pctp10/hinkle1965.pdf

Jankowicz, D. (2004). The easy guide to repertory grids. England: John Wiley Books.

Jones, J. (2015). The Looking Glass Lens: Self-concept Changes Due to Social Media Practices. The Journal of Social Media in Society, 4(1). Consultato da: http://thejsms.org/index.php/TSMRI/article/view/97

Kelly, G. (1955). The psychology of personal constructs. London; New York: Routledge in association with the Centre for Personal Construct Psychology.

Kelly, G. (1991, original published in 1955). The psychology of personal constructs. London; New York, NY: Routledge in association with the Centre for Personal Construct Psychology.

Perry, B., & Scrivens, R. (2016). Uneasy alliances: A look at the right-wing extremist movement in Canada. Studies in Conflict & Terrorism, 39(9), 819-841.

Procter, H. G. (2014) Qualitative Grids, the Relationality Corollary and the Levels of Interpersonal Construing. Journal of Constructivist Psychology, 27 (4), 243–262.

Scheer, J. W. (2003). Cross-cultural construing. In F. Fransella (Ed.), International handbook of personal construct psychology. (pp. 153-162). New York, NY, US: John Wiley & Sons Ltd.

Spears, R., & Postmes, T. (2015). Group identity, social influence, and collective action online: Extensions and applications of the SIDE model. In S. S. Sundar (Ed.), The Handbook of the Psychology of Communication Technology (pp. 23-46). Wiley-Blackwell.

Winter, D. A. (2015). What does the future hold for personal construct psychology? Studies in Meaning, 5, 28-63.

Wohn, D. Y., Ellison, N. B., Khan, M. L., Fewins-Bliss, R., & Gray, R. (2013). The role of social media in shaping first-generation high school students’ college aspirations: A social capital lens. Computers & Education, 63, 424-436.

 

Note sugli autori

 

Nadia Naffi

Universitè Laval, Quèbec (Canada)

nadianaffi@gmail.com

Nadia Naffi è assistant professor all’Universitè Laval e ha una cattedra in Educational Leadership dove si occupa della trasformazione sostenibile delle pratiche pedagogiche nei contesti digitali. È esperta di disruptive pedagogy e di epistemologie costruttiviste nell’ambito della tecnologia dell’educazione. Nel suo dottorato di ricerca, si è occupata della conoscenza di se stessi come processo fondamentale per affrontare la propaganda dei social media contro il reinsediamento dei rifugiati siriani. Naffi ha ricevuto il Governor General Gold Medal Person and Society 2018 per la sua tesi d’eccellenza e il SALTISE Best Practices & Pedagogical Innovators Award 2019.

 

Ann-Louise Davidson

Concordia University, Montreal (Canada)

ann-louise.davidson@concordia.ca

Ann-Louise Davidson ha una cattedra di ricerca in Maker Culture presso la Concordia University. È direttrice associata del Milieux Institute for Arts Culture and Technology e professoressa associata all’interno del programma di tecnologia dell’educazione del dipartimento di educazione della Concordia University. Prima di lavorare alla Concordia University, la dott.ssa Davidson ha svolto il post-dottorato alla Carleton University e ha insegnato in scuole primarie e secondarie, sia pubbliche che private. Nel suo lavoro si occupa di creazione di cultura, innovazione sociale, inclusione e innovazione attraverso approcci pedagogici avanzati e tecnologie digitali. Ha esperienza in metodologie di ricerca-azione che coinvolgono i partecipanti nella raccolta collaborativa di dati e in studi di partecipazione attiva e creazione di significato nell’ambito della tecnologia e dell’innovazione.

 

Note

  1. Ringraziamo gli editori della rivista Personal Construct Theory & Practice per aver gentilmente concesso la traduzione dell’articolo. L’originale è disponibile al link: www.pcp-net.org/journal/pctp17/naffi17.pdf. Naffi, N., Davidson, A.-L., Engaging host society youth in exploring how they construe the influence of social media on the resettlement of Syrian refugees. Personal Construct Theory & Practice, 14, 116-128, 2017.
  2. In un intervallo di 33 minuti, a Parigi si sono verificate otto esplosioni, sono state uccise 130 persone e ferite 352. Gli attacchi di Parigi sono iniziati alle 21:20 del 13 novembre 2015 con una esplosione fuori dallo Stade de France, uno stadio sportivo situato a Saint-Denis, mentre era in corso una partita di calcio fra Francia e Germania. Il presidente francese François Hollande era presente alla partita ed è stato evacuato illeso assieme a centinaia di altri spettatori. L’esplosione è stata seguita da altre due alle 09.30 PM e alle 09.53 PM vicino allo stadio. Alle 09.25 PM uomini armati con fucili d’assalto hanno attaccato le persone riunite al ristorante Le Petit Cambodge e al bar Le Carillon nel decimo distretto di Parigi. Alle 09.32 PM si è verificata una sparatoria nell’undicesimo distretto di Parigi al Café Bonne Bière. Alle 09.36PM un altro attacco si è verificato al ristorante La Belle Équipe, seguito da altri due alle 09.40 PM: uno da un attentatore suicida che si che si è fatto esplodere nel ristorante Comptoir Voltaire nell’undicesimo distretto e l’altro ad opera di tre uomini armati che hanno fatto fuoco sulle persone presenti al concerto degli Eagles of Death Metal in corso presso la sala concerti del Bataclan.
  3. Durante le celebrazioni in occasione del Capodanno 2016, la Germania è stata testimone di violenze di natura sessuale senza precedenti in sette delle sue città: Amburgo, Bielefeld, Dortmund, Düsseldorf, Francoforte, Stuttgart e Colonia. Colonia ha registrato il numero più alto di aggressioni con 1529 vittime.Donne, circondate da gruppi di 30 o 40 uomini di fronte alla stazione centrale di Colonia, sono state bloccate, derubate, aggredite sessualmente o stuprate. Malgrado i 153 uomini sospettati di aver commesso i crimini di Colonia provenissero principalmente dal Marocco e dall’Algeria, la rabbia condivisa sui social media si è focalizzata sull’importante flusso migratorio dei profughi siriani in corso in Germania ed è stato lanciato l’hashtag #Rapefugees.
  4. Il 22 marzo 2016 due bombe sono state fatte esplodere alle 07.58 AM nella parte opposta alla zona del check-in nell’aeroporto Zaventem di Bruxelles, in Belgio. Un’ora dopo, uno scoppio ha avuto luogo nella stazione della metro Maelbeek nel centro di Bruxelles. Trentacinque persone sono rimaste uccise inclusi i tre attentatori e 340 sono state ferite. Mentre l’ISIS rivendicava la responsabilità degli attacchi di Parigi e Bruxelles, un passaporto siriano veniva scoperto vicino a uno degli attentatori suicidi di Parigi facilitando il chiedersi se la crisi dei profughi Siriani non fosse una sorta di “cavallo di Troia”, come sostenuto da Donald Trump, per far entrare terroristi in Europa e in America.