Nel settembre 2013 vedeva la luce il primo numero della Rivista Italiana di Costruttivismo. L’uscita era stata preceduta da quasi un anno di incubazione e di lavoro dedicato a un progetto indubbiamente creativo e audace, di quell’audacia che diventa quasi follia. Così ne parlava Massimo Giliberto nel primo editoriale:
“Era chiaro che un progetto del genere non avrebbe mai visto la luce se ad appassionarvisi non fosse stato un gruppo di folli, un manipolo di sognatori per i quali il costruttivismo non rappresentasse qualcosa da infilare alla prima occasione nei discorsi o, peggio, un dogma, ma un modo di vivere e di pensare, un modo di agire nelle relazioni e nella professione. Solo chi avesse avuto questa concezione del costruttivismo avrebbe potuto impegnarsi a fondo nel progetto di una rivista in cui questo approccio apparisse in tutta la sua ortodossa impurezza, esprimendo tutta la sua sorprendente euristica. Un crocevia di idee e temi diversi articolato nei vari campi del sapere, aperto al contributo di tutti coloro che trovano nell’idea di una realtà costruita una radice comune. Una rivista in italiano, infine, per permettere a chi pensa e sente in questa lingua madre di fruire con maggiore facilità e più pienezza dei temi e dei pensieri proposti dagli autori, contribuendo ad una maggiore diffusione del costruttivismo in Italia” (Giliberto, 2013).
Questi gli inizi, la visione e gli intenti alla base del progetto. Aggiungeva poi il direttore: “Cosa la Rivista sia e potrà essere, a questo punto, dipende anche da chi la legge, dall’uso che ne fa. Come tutti gli eventi della vita, essa non prescinde dalle persone che ne fanno esperienza e le danno un senso” (ibidem).
Oggi, a dieci anni di distanza, possiamo senz’altro affermare che – fin qui – ciò che allora era possibile solo intravvedere ed augurarci ha trovato ampie conferme, sviluppandosi in più direzioni. Grazie a una redazione giovane e in continua espansione, la Rivista è molto viva e seguita attraverso i canali entro cui scorre la divulgazione culturale e scientifica oggi. La pratica dell’alternativismo costruttivo e dell’autoriflessività – ben lungi dal tenere confinati tali presupposti entro sicure zone di comfort soltanto teoriche – ha dato vita alla pubblicazione di contributi audaci e coraggiosi, al passo con l’esperienza, dandoci strumenti per leggerla e provare a comprenderla, attraverso la lente del costruttivismo. Non solo: partecipare alla costruzione della Rivista significa contribuire in modo attivo, personalmente e professionalmente, al fare cultura. Significa esercitare l’attitudine a “porre e porsi le più scomode domande”, per dirla con le parole di Francesca Distaso nella recensione presente in questo numero. Significa mantenere lo sguardo aperto, contrastare l’illusione di certezza e coraggiosamente prendere il largo, andare incontro al futuro contribuendo a costruirlo.
Auguri dunque – e grazie! – alla Rivista Italiana di Costruttivismo e a tutte le persone che in ogni modo ne mantengono viva l’esperienza. Ci auguriamo sia così per molti anni ancora.
Buona lettura!
Bibliografia
Giliberto, M. (2013). Editoriale. Rivista Italiana di Costruttivismo, 1(1), 4-5
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