Il primo termine che si affaccia alla mente una volta conclusa la lettura di questo testo è “prezioso”. È un libro prezioso.
Gli autori hanno avuto la capacità di prendere per mano il lettore fin dalle prime pagine e accompagnarlo non solo attraverso la conoscenza dei principi alla base della teoria costruttivista ma anche e soprattutto alla loro comprensione. Grazie a una chiarezza espositiva di alto livello che permea ogni capitolo e al supporto dei box esemplificativi che traducono in pratica ciò che in precedenza è stato dettagliatamente spiegato, la sensazione da cui si è pervasi durante la lettura è che non ci siano concetti ostici da affrontare o tecniche troppo complesse da poter essere implementate, ma solo elementi da apprendere ed esercizi da sperimentare.
La stessa strutturazione dell’opera contribuisce a questo: ogni passo viene esplicitato, quelli chiave più volte ripetuti, ogni termine definito in un modo intellegibile anche a un neofita tanto da avere la percezione di partecipare ad un viaggio ben organizzato, con tappe definite e senza sorprese impreviste o sgradevoli. Denicolo, Long e Bradley-Cole (2016) sembrano attendere che chi legge assimili i singoli concetti, li faccia propri, vi si adatti, prima di procedere a introdurne di nuovi o proporre di passare all’azione.
È interessante sottolineare in proposito che, pur trattandosi di fatto di un manuale incentrato su come fare ricerca adottando l’approccio costruttivista e i suoi metodi, in nessun momento viene imposta una chiave di lettura univoca e inequivocabile, ma quella presentata viene delineata così chiaramente da renderne evidente non solo la fruibilità ma anche la possibilità di costituire la base per dare vita a progetti di ricerca validi e significativi.
Gli autori scelgono di non soffermarsi sull’inadeguatezza di altri approcci teorici per rispondere ai propri quesiti, ma piuttosto effettuano uno sforzo per chiarire il valore aggiunto di adottare l’impianto dottrinale a cui George Kelly ha dato vita.
Questo è forse l’aspetto maggiormente lodevole dell’intero testo: la Psicologia dei Costrutti Personali (PCP) viene presentata in dettaglio, soffermandosi sui singoli pilastri che la definiscono e le danno vita, ma al contempo rendendo ciascuno di essi assolutamente accessibile a chiunque, attraverso riformulazioni ed esempi che avvicinano chi legge a un mondo in cui altrimenti talvolta si ha la sensazione di procedere a fatica. E l’obiettivo viene raggiunto senza mai tuttavia tradire la strutturazione di base ma anzi rimanendovi strettamente fedeli. Gli stessi nuclei epistemologici e ontologici entro cui si incarna la teoria vengono proposti con una terminologia semplice e chiara tanto da non lasciare dubbi interpretativi né affaticare chi apprende, il postulato fondamentale e gli undici corollari che lo accompagnano divengono concetti accessibili che rappresentano quindi punti di partenza per comprendere le finalità delle diverse tecniche successivamente presentate.
Fin dall’inizio e lungo tutto il testo viene poi posta particolare attenzione al ruolo del ricercatore: in accordo con l’impostazione costruttivista, egli non viene descritto come al di fuori dal processo di studio ma anzi come direttamente coinvolto in esso, non alla ricerca di risposte a domande già preconfezionate ma piuttosto curiosamente interessato a conoscere il sistema di costruzione dei partecipanti soggetti del proprio lavoro, non anelante la scoperta della “verità” ma desideroso di apprendere come ogni singolo costruisce il fenomeno oggetto della propria analisi.
Tutti questi aspetti vengono evidenziati come elementi da monitorare per non correre il rischio di sovrascrivere le proprie strutture di costruzione su quelle di chi prende parte alla ricerca riducendo la validità dello studio. Chi sceglie di adottare questo approccio teorico come cornice entro cui svolgere il proprio lavoro viene invitato ad una costante autoriflessività che sola può garantire di pervenire all’obiettivo prefissato, ovvero una approfondita conoscenza di quanto si sta tentando di comprendere, nel rispetto dei canoni di scientificità e correttezza metodologica richiesti dalla comunità scientifica.
I partecipanti sono posti al centro dell’intero percorso descritto e questo porta con sé la necessità di avere chiari finalità e ruoli reciproci, che devono essere dettagliatamente esplicitati: il ricercatore deve sempre tenere a mente i limiti del proprio intervento per non rischiare di varcare confini che potrebbero confondere i piani ledendo il soggetto che prende parte al progetto.
È interessante evidenziare un espediente adottato da Denicolo, Long e Bradley-Cole (2016) lungo tutto il testo e che pare contribuire a rendere più “tangibili” questi aspetti.
Fra i vari box esemplificativi alcuni sono dedicati a far sperimentare al lettore in prima persona, potenziale futuro o attuale ricercatore, il punto su cui sta vertendo la discussione. Viene quindi proposto di provare a porsi “dall’altra parte” invitando all’ascolto di ciò che muove dentro di sé, alle difficoltà incontrate, alle sensazioni suscitate, di fatto permettendo di mettersi nei panni del soggetto che un domani potrebbe divenire partecipante di un suo lavoro. Questo semplice esercizio appare un espediente assolutamente utile e funzionale nel permettere di acquisire una più diretta consapevolezza delle implicazioni di alcune scelte operative che successivamente il lettore, nel suo lavoro quotidiano, potrebbe trovarsi a fare, accrescendo e potenziando così le sue abilità di condurre al contempo una ricerca valida ma tutelante di ogni singola parte coinvolta.
È con questa stessa finalità che gli autori dedicano un intero capitolo agli aspetti etici della ricerca, delineando in dettaglio i singoli passaggi da compiere sempre avvalendosi di esempi che contribuiscono in questo caso ad offrire una sorta di vademecum immediatamente fruibile anche da chi per la prima volta si affaccia al mondo della ricerca.
La scelta di riservare uno spazio specifico a questo tema è tutt’altro che usuale nei manuali dedicati a teoria e metodi della ricerca e sottolinea ancora una volta come per questi autori al centro della propria dissertazione ci sia non la volontà di affermare la supremazia di un determinato approccio ma il desiderio di indicare una strada, proporre delle alternative sempre rispettando chi di fatto rappresenta il protagonista di ogni studio, ovvero chi vi prende parte in qualità di soggetto.
La stessa descrizione delle tecniche che possono essere adottate per raccogliere dati durante l’iter di studio, dalle più articolate come le griglie di repertorio a quelle più semplici e discorsive come l’uso delle metafore, viene presentata come una finestra di opportunità all’interno della quale è il ricercatore che, a fronte della sua domanda di studio e delle persone che deciderà di coinvolgere nel proprio lavoro, è chiamato a fare la scelta più adeguata ed efficace.
Dopo aver delineato in dettaglio alcuni esempi di possibili disegni di ricerca, gli autori conducono il lettore attraverso i singoli passi da compiere per realizzare, concretamente, il proprio progetto, a partire dalla
decisione del tema da approfondire, attraversando la raccolta e l’analisi dei dati fino a pervenire al come condividere i risultati ottenuti.
Anche in questo caso, come già sottolineato in precedenza, chi si appronta alla lettura ha la sensazione che niente sia lasciato al caso, che ogni singolo aspetto venga affrontato con la dovuta cura e con sufficiente ma mai eccessiva attenzione, trasmettendo di fatto il messaggio che sia possibile replicare quanto viene descritto fra le pagine del testo al di fuori di esso, nel mondo reale.
Per rendere questo ancora più chiaro, gli autori hanno scelto di dedicare l’ultima sezione del testo alla descrizione di alcune ricerche svolte adottando l’approccio costruttivista in modo da tradurre in pratica ciò che, almeno in parte, era rimasto fino a quel momento ad un livello più astratto, confermando ancora una volta la possibilità di condurre ricerche significative seguendo questo modello teorico.
In conclusione, si ritiene di poter affermare che lo sforzo compiuto dagli autori per rendere accessibile il mondo della PCP abbia prodotto un ottimo risultato, dando vita ad un manuale che può rappresentare indubbiamente una valida guida per quanti si apprestano ad accedere al mondo della ricerca e si stanno interrogando sulla modalità più adeguata per farlo.
Sia la modalità espositiva che l’attenzione dedicata a chiarire ogni singolo concetto lo rendono sicuramente un testo maggiormente fruibile da neofiti di questo approccio e del mondo della ricerca più in generale in quanto chi vi è già familiare potrebbe trovare alcune parti meno interessanti ed eccessivamente dettagliate. Si ritiene tuttavia che possa essere un testo utilizzabile anche dai più esperti per poter accedere immediatamente a singoli aspetti da rivedere rapidamente, in un’ottica di maggiore utilizzo “all’occorrenza”.
Bibliografia
Denicolo, P., Long, T., Bradley-Cole, K. (2016). Constructivist Approaches and Research Methods. A practical guide to exploring personal meanings. Los Angeles: Sage Editor.
Kelly, G. A. (1991). The psychology of personal constructs (vol. 1-2).(2nd ed.). London: Routledge.
Note sull’autore
Laura Pomicino
Institute of Constructivist Psychology
laura.pomicino@yahoo.it
Psicologa, psicoterapeuta e dottore di ricerca, da anni si occupa di ricerca, formazione e clinica nell’ambito della violenza contro donne e minori collaborando con enti pubblici e privati in Italia e all’estero. È fra le curatrici del sito www.units.it/noallaviolenza e socia fondatrice dell’associazione Clic Trieste – Psicologia e Psicomotricità.
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