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Laddering

di Fay Fransella

Traduzione a cura di

Cecilia Pagliardini e Davide Scapin

Abstract

DOI:

10.69995/GHGS7077

Nel 1965, Dennis Hinkle ha conseguito il titolo di dottore di ricerca presso la Ohio State University con una tesi dal titolo: Il cambiamento dei costrutti personali dal punto di vista di una teoria delle implicazioni. Egli ha teorizzato che il significato dei costrutti personali risieda in ciò che tale significato implica e, allo stesso tempo, in ciò che da esso è suggerito. Ha descritto, inoltre, la griglia delle implicazioni e un modo per misurare la relativa resistenza al cambiamento dei costrutti personali: sosteneva che più questi sono astratti (sovraordinati), più è probabile che resistano al cambiamento. Con l’obiettivo di individuare i costrutti personali superordinati di una persona, Hinkle ha descritto un metodo che Bannister e Mair (1968) hanno definito laddering.

Non ci sono indicazioni formali su come utilizzare il metodo del laddering, che fondamentalmente consiste nel chiedere a una persona perché preferirebbe essere descritta da un polo di un costrutto personale piuttosto che dall’altro. (N.d.T il termine ladder significa, letteralmente, “scala a pioli”. In questo contesto, è rappresentativo della “scalata” dei significati della persona). Scalare un costrutto porta di solito a elicitare un’affermazione che rappresenta i valori alla base della costruzione del suo mondo personale. Sono questi valori che probabilmente avranno una vasta gamma di implicazioni e che, di conseguenza, saranno più resistenti al cambiamento rispetto ai costrutti più in basso nella scala.

R. Neimeyer (1993) ha modificato questa procedura in quello che definì “laddering dialettico”, ritenendolo particolarmente utile nei casi in cui una persona non sia in grado di verbalizzare il polo preferito di un proprio costrutto. Questo può accadere nel caso in cui entrambi i poli abbiano implicazioni negative.

Bannister e Mair (1968) parlano, invece, di “laddering down” per elicitare costrutti subordinati o più concreti. Questo metodo fu poi descritto più dettagliatamente da Landfield, che, nel 1971, coniò il termine “procedura piramidale”.

 

Il laddering è considerato da molti professionisti la procedura forse più potente, nata in seno alla psicologia dei costrutti personali, per elicitare i valori che le persone detengono e con cui organizzano il proprio mondo. Sebbene sia stato usato prevalentemente in ambito clinico, questo strumento si è rivelato utile anche in molti altri settori. Ad esempio, è stato utilizzato durante alcuni workshop con funzionari della Metropolitan Police di Londra, per aiutarli a comprendere meglio se stessi e i ruoli che giocavano all’interno del contesto lavorativo (Porter, 2003); oppure per far luce sul modo in cui gli infermieri psichiatrici interpretavano il cambiamento del proprio ruolo professionale (Costigan, Closs & Eustace, 2000). Marsden e Littler (1998) sostengono l’utilità del laddering nell’identificare i valori personali che vengono associati ai prodotti nell’ambito delle ricerche di mercato e del marketing, mentre Stojnov e colleghi (1997), sfruttando il processo di laddering, trovarono che per i serbi l’unica alternativa all’andare in guerra fosse l’essere massacrati. In questo caso, utilizzare il laddering con il costrutto “guerra vs pace” ha elicitato costrutti come “scegliere di essere se stessi vs perdere se stessi”, e “sopravvivere vs venire massacrati”. Il laddering è stato ampiamente utilizzato anche nell’ambito del management così come in quello dello studio delle culture e dei cambiamenti organizzativi (una panoramica relativa a questo settore è disponibile in Brophy, Fransella & Reed (2003).

 

Ulteriori dettagli in merito al Laddering e al Pyramiding si possono trovare nei testi di Fransella (2003) e di Fransella, Bell & Bannister (2003).

 

Bibliografia

Bannister, D. & Mair, J. M. M. (1968). The Evaluation of Personal Constructs. London: Academic Press.

Brophy, S., Fransella, F. & Reed, N. B. (2003). The power of a good theory. In F. Fransella (Ed.), International Handbook of Personal Construct Psychology. Chichester, UK: John Wiley & Sons.

Costigan, J., Closs, B. & Eustace, P. (2000). Laddering: theoretical and methodological contingencies – some order and a little chaos. In J. W. Scheer (Ed.), The Person in Society: Challenges to a Constructivist Theory. Giessen: Psychosozial-Verlag.

Fransella, F. (2003). Some skills and tools for personal construct practitioners. In F. Fransella (Ed.), International Handbook of Personal Construct Psychology. Chichester, UK: John Wiley & Sons.

Fransella, F., Bell, R. & Bannister, D. (2003). A Manual for Repertory Grid Technique (2nd edition). Chichester, UK: John Wiley & Sons.

Landfield, A. W. (1971). Personal Construct Systems in Psychotherapy. Chicago: Rand-McNally.

Marsden, D. & Littler, D. (1998). Repertory grid technique: an interpretive research framework. European Journal of Marketing, 34, 816-834.

Neimeyer, R. A. (1993). Constructivist approaches to the measurement of meaning. In G. J. Neimeyer (Ed.), Constructivist Assessment: A Casebook. London: Sage Publications.

Porter, J. (2003). Introducing personal construct psychology into the Metropolitan Police, London. In F. Fransella (Ed.), International Handbook of Personal Construct Psychology. Chichester, UK: John Wiley & Sons.

Stojnov, D., Knezevic, M. & Gojic, A. (1997). To be or not to be a Serb: construction of national identity amongst Yugoslav students. In P. Denicolo & M. Pope (Eds.), Sharing Understanding and Practice. Farnborough, UK: EPCA Publications.

 

Fonte originale: http://www.pcp-net.org/encyclopaedia/laddering.html

Riprodotto con l’autorizzazione di Nick Reed e l’Enciclopedia Online della Psicologia dei Costrutti Personali. Ringraziamo gli Editori Jörn Scheer e Beverly Walker per aver gentilmente concesso la pubblicazione della traduzione delle voci contenute in “The Internet Encyclopaedia of Personal Construct Psychology” sulla Rivista Italiana di Costruttivismo.