Osservando il mondo da differenti punti di vista (politico, economico, culturale, sociale, etico, etc.) esso sembra spesso impegnato a poggiare le sue fondamenta su pilastri solidi e ben piantati, convinzioni e convenzioni che resistono al trascorrere del tempo. Se da un lato ciò può trasmettere sicurezza, continuità, senso di appartenenza, non si possono contemporaneamente ignorare altrettanti stimoli e richiami a rapidi cambiamenti, adattamenti ed evoluzioni sia tecniche che intellettuali e sociali, che richiedono un aggiornamento ed un’analisi puntuale della società e dei suoi bisogni in divenire.
Da questo oscillante movimento non è escluso il campo della psicologia in generale e della psicoterapia in particolare, chiamate in causa proprio nel rispecchiare e rispondere adeguatamente alle difficoltà e alle problematiche individuali e comunitarie emergenti, contestualizzate al periodo storico.
La richiesta di professionisti della pratica terapeutica in grado di rispondere alla molteplicità di bisogni della popolazione aumenta e si specializza ulteriormente.
A tal proposito, una delle tematiche più dibattute degli ultimi anni è l’affermarsi e il diffondersi di professioni di confine quale quella del counselor, non ancora organizzate e regolamentate da un proprio ordine professionale.
La figura del counselor nasce attorno agli anni trenta negli Stati Uniti, quando alcuni operatori sociali adottarono il termine per definire l’attività di orientamento professionale rivolta ai soldati che rientravano dalla guerra e che necessitavano di una ricollocazione. Gli sviluppi sono stati molteplici, ma citando in linea generale colui che viene considerato uno dei padri fondatori del counseling, Rollo May (1991), tale area professionale risponde a tutte quelle persone che, pur non desiderando diventare psicologi o psicoterapeuti, svolgono un lavoro che richiede una buona conoscenza della personalità umana. Senza addentrarci nelle specifiche legislative anche recenti in materia (Legge 14 Gennaio 2013, n°4, Disposizioni in materia di professioni non organizzate), risulta piuttosto evidente il limite sfumato e sottile che una simile descrizione comporta rispetto alla legittimità d’azione di altre professionalità, come appunto lo psicologo, lo psicoterapeuta, il medico, il coach.
Inserendosi in tale dibattito, il lavoro presentato nel libro “Handbook of Counseling and Psychotherapy in an international context” (Moodley et al., 2013) esprime l’intento di fornire una panoramica quanto più ampia ed esaustiva sull’evoluzione di tali figure e pratiche professionali a livello internazionale. Il testo affronta l’argomento raccogliendo testimonianze di esperti da un punto di vista non solo psicologico, ma anche storico, sociologico e culturale, prendendo in esame gli aspetti caratterizzanti e distintivi delle figure professionali in questione nelle varie aree geografiche mondiali (Africa, Asia, Europa, America, Medio Oriente). All’interno di ciascuna si delineano a volte sfumature, a volte elementi di forte contrapposizione riguardo a come viene inteso l’operato delle professioni sanitarie di aiuto, sia quelle dalla tradizione storica consolidata (medicina, psichiatria, psicologia, psicoterapia) sia quelle che potremmo definire emergenti (counseling). Queste distinzioni e diversificazioni puntuali e allo stesso tempo non semplici da cogliere, sottolineano altrettante problematiche e bisogni individuali e comunitari che richiedono conseguenti linee di azione differenziate, capaci di dimostrarsi versatili, utili, attuali per interagire con persone e intere popolazioni appartenenti a retroterra culturali estremamente diversi.
Il manuale si propone quindi come uno strumento alla portata di tutti, pratico e agevole da interpellare per saperne di più, per avere una visione ampia sull’argomento, con uno sguardo interessato alle culture a confronto che si intrecciano, si scambiano, si interfacciano mettendo a disposizione l’una dell’altra i retroterra che le contraddistinguono.
A titolo esemplificativo della strutturazione dell’intero volume, mi soffermo su un contributo interno allo stesso, che rappresenta un resoconto sullo stato dell’arte in Italia: il capitolo “Counseling and Psychotherapy in Italy. Historical, cultural, and indigenous perspectives” (Gemignani & Giliberto, 2013). Più nello specifico, prima ancora di addentrarsi su un confronto serrato fra i due ambiti di interesse (psicoterapia e counseling) che suscitano maggiori riflessioni poiché sembrano sfumare facilmente l’uno nell’altro, l’articolo getta lo sguardo sul processo storico e sui cambiamenti socio-culturali che hanno condotto alla condizione attuale.
Il capitolo si apre con un utile excursus sulla nascita e sullo sviluppo delle teorie e delle applicazioni della psicologia in Italia: a partire dagli ultimi anni del 1800-primi decenni del 1900 (con l’affermarsi della psicoanalisi), passando attraverso la Seconda Guerra Mondiale e l’influenza della psicologia sperimentale statunitense, che si aggiunse agli ascendenti intellettuali di altre Nazioni Europee e al potere culturale da sempre esercitato dalla Chiesa. Prosegue poi col riconoscere come nell’ultimo trentennio abbiano preso sempre più piede un grande numero di scuole di specializzazione in psicoterapia, sia pubbliche sia private (con le dovute distinzioni a livello di programmi curricolari e organizzazione dei training), i cui indirizzi ed orientamenti teorici spaziano e attingono a tradizioni psicologiche e culturali molteplici.
Gli autori dedicano poi una riflessione al ruolo attribuito alla ricerca in campo psicologico, attualmente secondario specie se paragonato allo sviluppo e all’investimento economico e professionale che caratterizza gli altri Paesi occidentali.
All’interno dell’apparato legislativo che regolamenta tutta questa struttura enunciata, non rientra il profilo del counselor, difficilmente definibile e distinguibile per quanto concerne il percorso formativo, le mansioni, le specificità professionali che lo distinguono dallo psicologo e dallo psicoterapeuta.
Gli autori riportano le differenze più chiaramente rilevabili enunciate da Remley (2010) nel Consiglio Nazionale di Economia e Lavoro, che concernono principalmente:
- la minore durata del percorso formativo in counseling rispetto a quello in psicoterapia e
- le aree di intervento più ristrette e definite (il counseling si concentra essenzialmente sulle potenzialità dello sviluppo umano, motivazione, risoluzione dei conflitti etc.).
Resta il fatto che i confini fra le due discipline risultano alquanto sfumati e confusi. Il che, unito alla mancata e adeguata regolamentazione dell’attività di counseling, aumenta il rischio di cadere in una cattiva pratica professionale.
Il capitolo si conclude con un focus sui punti di forza e sulle criticità che si possono individuare all’interno del panorama formativo, educativo, professionale e culturale italiano descritto, nonché alcune proposte di future direzioni da intraprendere per leggere in modo utile l’evoluzione della società.
La chiarezza espositiva dei contenuti e il fluire discorsivo dei concetti rendono sia l’intero volume sia il singolo contributo piacevoli da consultare, interessanti per come viene affrontata l’argomentazione e per quanto riguarda la finezza e la numerosità degli aspetti da tenere in considerazione, se ci si propone di fare un’analisi coerente e logica dell’argomento.
L’approfondimento sul panorama italiano può essere utile per tutti coloro che hanno il desiderio di chiarirsi le idee non solo sull’attuale situazione della formazione in psicologia e psicoterapia, ma anche sul percorso che l’ha realizzata e portata avanti fino ad oggi.
La chiave di lettura finale risulta illuminante per interpretare in modo critico anche un confronto psicoterapia-counseling che spesso viene archiviato con una serie di argomentazioni quasi esclusivamente a sfavore di quest’ultimo.
Fra i punti di forza delle fondamenta culturali Italiane, Gemignani e Giliberto individuano infatti la capacità di porre attenzione a concetti quali gli indispensabili presupposti teorici di una disciplina; la complessità e pluralità degli approcci presenti (utili per comprendere l’altrettanta complessità dei cambiamenti nella società) e l’importanza della collaborazione fra professionisti diversi ma appartenenti ad aree di intervento limitrofe.
Partendo da queste considerazioni, gli autori approdano ad assumere un atteggiamento e un punto di vista di più ampio respiro rispetto a quello che avrebbe potuto essere un attacco esclusivamente critico e demolitore nei confronti del counseling.
Il dibattito risulta effettivamente stimolante e legittimo quando (come nel caso del presente manuale) più che approdare a risposte certe e preconfezionate suscita la voglia di scoprire nuovi punti di vista, giungere a nuove domande da cui ripartire per la ricerca.
Il punto di osservazione più utile da applicare ai vari aspetti presi in esame risulta quindi essere quello dell’apertura ad una multiculturalità, della comprensione, dell’inclusione. Non certo indiscriminate e prive delle dovute considerazioni critiche, ma con uno sguardo attento all’imprescindibilità di mettere al primo posto la volontà di conoscere, punto di partenza per poi scegliere.
Un volume fondamentale per terapeuti, counselor, professionisti del settore in generale, che desiderano dialogare fra loro e tenersi al passo con i tempi e i cambiamenti non solo della zona geografica di loro pertinenza, ma dell’intero sistema-mondo e del suo sviluppo. Una possibile, multiculturale chiave di lettura per il presente, ma soprattutto per ipotizzare scenari e cambiamenti di un prossimo futuro; per una crescita ed uno sviluppo tanto professionali quanto personali, essendo il professionista, prima di tutto, una persona calata nel suo contesto.
Bibliografia
Gemignani, M., & Giliberto, M. (2013). Counseling and Psychotherapy in Italy. Historical, cultural, and indigenous perspectives. In Moodley, R., Gielen, U. P., & Wu, R. (Eds.), Handbook of Counseling and Psychotherapy in an international context (pp. 303-314). New York, NY: Routledge.
Legge 14 Gennaio 2013, n°4, Disposizioni in materia di professioni non organizzate.
Moodley, R., Gielen, U. P., & Wu, R. (Eds.). (2013). Handbook of Counseling and Psychotherapy in an international context. New York, NY: Routledge.
Remley, T.P., Bacchini, E., & Krieg, P. (2010). Counseling in Italy. Journal of Counseling & Development, 88, 28-32.
Rollo, M. (1991). The Art of Counseling. How to Gain and Give Mental Health. Nashville, Tennessee: Abingdon Press.
Note sull’autore
Giulia Tortorelli
Institute of Constructivist Psychology
Psicologa specializzanda in psicoterapia presso la Scuola di Specializzazione dell’Institute of Constructivist Psychology di Padova. Le sue esperienze ed interessi professionali spaziano nell’ambito della comunicazione interpersonale e dell’utilizzo di strumenti narrativi nel lavoro col singolo e con gruppi, sia in ambito clinico che formativo-educativo. Collabora con Scuole e Associazioni con progetti di promozione della lettura, laboratori creativi sulla fiaba e sull’autobiografia; svolge colloqui di consulenza e sostegno psicologico.