Tempo di lettura stimato: 6 minuti
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Ambienti di apprendimento e nuove tecnologie. Nuove applicazioni della didattica costruttivista nella scuola

a cura di Anna Carletti e Andrea Varani

di

Giovanni Stella

Institute of Constructivist Psychology

Abstract

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Qualche anno fa, quando ho incontrato il costruttivismo e ho implicitamente deciso che sarebbe stato l’approccio che avrei utilizzato nella mia professione di psicologo e poi di psicoterapeuta, l’aspetto che più di ogni altro mi ha appassionato è stato il suo risvolto pragmatico. Raramente nella mia vita avevo incontrato una teoria che mi permettesse di individuare in maniera così immediata e naturale idee su ciò che si può “fare” partendo dai suoi presupposti teorici. Anche oggi, che affronto la lettura di questo libro dedicato invece alla didattica, la teoria costruttivista mi appare più che mai una “teoria della prassi”.

 

Il testo curato da Anna Carletti e Andrea Varani, edito dalla casa editrice Erickson nel 2007, si presenta come una raccolta di contributi di diversi autori, tutti insegnanti in scuole di diverso ordine e grado, uniti dalla comune volontà di documentare le proprie attività in aula e di esercitare sulla propria esperienza uno sguardo autoriflessivo. Il testo descrive le caratteristiche e le implicazioni di una didattica progettata su premesse costruttiviste. Non solo riguardo alle caratteristiche degli ambienti di apprendimento – ossia situazioni costruite dal docente al fine di favorire nel modo più efficace possibile l’apprendimento – ma soprattutto all’uso delle tecnologie dell’informazione nella pratica dell’insegnamento e in generale della formazione. Una delle più radicali implicazioni consiste per esempio nel fatto che le prassi e le dinamiche della scuola tradizionalmente intesa vengano sovvertite: l’alunno assume un ruolo responsabile, partecipativo, di promozione dell’autonomia personale, di controllo del proprio apprendimento e di autodefinizione degli obiettivi. Per l’insegnante non è facile: egli può perdere il ruolo spesso rassicurante di detentore di una verità da trasmettere attraverso l’esercizio della propria autorità e diventa invece uno stratega che “prepara attentamente un ambiente vivente, come uno scienziato prepara nel laboratorio la soluzione in cui l’organismo potrà vivere e crescere” (Cousinet, 1949/1971, citato da Pontecorvo, C., Ajello, A. M., & Zucchermaglio, C., 2004, citato da Carletti & Varani, 2007, p. 32).

 

Nel primo dei due capitoli che formano l’ossatura del libro sono trattati in maniera molto articolata suggerimenti utili a progettare ambienti costruttivisti di apprendimento riprendendo in parte contenuti già presenti nel precedente testo “Didattica costruttivista” (a cura di Carletti e Varani, 2005). Non si tratta ovviamente di una ripetizione ma di una rielaborazione di alcuni concetti fondamentali imprescindibili per un’attività didattica costruttivista. Sono inoltre aggiunti suggestioni e spunti molto originali, come ad esempio una serie di attenzioni molto concrete che il docente può tenere in considerazione per realizzare nel modo più efficace possibile il suo ruolo di sostegno (dal concetto bruneriano di scaffolding, 1976), ossia di colui che guida in modo discreto e maieutico l’esperienza di apprendimento dell’allievo. I curatori del libro, che sono anche autori di alcune parti introduttive e teoriche dei capitoli, propongo riflessioni sui grandi temi della scuola (il rapporto tra le varie discipline, il programma, il ruolo del gruppo, la valutazione, ecc.), affrontandoli in modo molto coerente con le premesse epistemologiche costruttiviste. Ne risultano pagine molto ricche e stimolanti che delineano la possibilità di una didattica nuova e a tratti radicalmente diversa da quella tradizionale. Facilmente questa prima parte suscita nell’insegnante l’entusiasmo di ripensare al proprio ruolo, metodo e stile, per costruire interventi formativi sempre più efficaci. Dopo la parte teorica viene proposta una consistente raccolta di esperienze didattiche, ossia di lezioni condotte dai diversi autori del libro nei rispettivi contesti scolastici, esperienze in cui tutto ciò che è stato prima trattato a livello teorico si realizza in forme concrete che possono essere facilmente prese da esempio da parte degli insegnanti lettori del libro.

 

Il secondo capitolo, quello che tratta appunto il tema dell’utilizzo delle tecnologie nella didattica, rappresenta forse la parte più innovativa. L’intento degli autori è di descrivere come le tecnologie possano essere utilizzate come vere e proprie occasioni di apprendimento, superando l’errore di molte scuole di considerarle invece come dispositivi che l’alunno deve semplicemente sapere usare se vuol far parte di un mondo sempre più “informatizzato”. Innanzitutto sono analizzate le connessioni tra l’avvento delle nuove tecnologie e la modificazione dei processi cognitivi. Ritrovando tra le righe l’”approccio enattivo alla cognizione” di Francisco Varela (1994), che individua il principio secondo cui “le strutture cognitive emergono dai modelli sensomotori ricorrenti che consentono all’azione di essere percettivamente guidata” (p. 157), gli autori ci guidano in una feconda riflessione su come le esperienze digitali, consentendo nuove strategie di “operare sul mondo”, canalizzano il modo di “conoscere il mondo” e di “intendere il mondo”. Conoscendo quindi alcune caratteristiche peculiari delle tecnologie dell’informazione e l’esperienza che lo studente può fare attraverso il loro utilizzo – come la possibilità di operare delle simulazioni (di costruzione di un testo, di realtà virtuale) oppure di sperimentare la logica di collegamenti e condivisione di informazioni che sta alla base della ricerca in internet – il docente può strategicamente facilitare l’acquisizione di particolari abilità, concetti o strutture cognitive.

 

La raccolta di esperienze che segue la parte teorica rappresenta nuovamente un’esemplificazione di come tutto ciò è stato concretizzato in attività didattiche. Un’altra parte molto utile del testo riguarda la sezione degli “strumenti per il docente” – presente alla fine sia del primo che del secondo capitolo – che propone del materiale (role playing, modelli di scrittura digitale, giochi collaborativi on line, siti internet per generare cacce al tesoro on line e questionari di riflessioni sul lavoro svolto da far compilare agli alunni) che anche l’insegnante meno esperto può leggere e utilizzare per propri lavori in classe.

 

La consistente parte dedicata alle esperienze e agli strumenti per il docente – oltre metà del libro, se contiamo il numero delle pagine – conferma l’intento pragmatico di questo volume. Il testo può facilmente rappresentare un manuale pratico che l’insegnante può leggere e poi consultare per la propria attività in aula, un punto di riferimento per utilizzare al massimo le potenzialità delle nuove tecnologie dell’informazione nella didattica.

 

È già stato detto che il volume è una raccolta di saggi di sedici diversi autori. Capita a volte che l’articolazione dei contributi, organizzati in parti teorico-discorsive e parti invece più esperienziali e metodologiche, faccia perdere al lettore l’omogeneità del discorso. Le varie parti sembrano a volte a sé stanti e, per quanto coerenti tra loro, risultano non sempre integrabili. Le parti introduttive dei capitoli rappresentano sicuramente un efficace sforzo per ovviare a questo limite, fungendo da ombrello che figurativamente accoglie sotto di sé i diversi sottocapitoli successivi.

 

Data la ricchezza e la varietà dei contenuti raccolti nel volume risulterebbe utile al lettore la presenza di un buon indice analitico.

 

L’impressione complessiva è che il testo possa essere utile non solo agli insegnanti di scuola ma anche a tutti coloro che svolgono attività formative, poiché offre un quadro completo e generale degli ingredienti fondamentali da utilizzare per promuovere strategicamente l’apprendimento in generale. Soprattutto le parti teoriche e introduttive offrono riflessioni e spunti che possono risultare preziosi per progettare qualsiasi ambiente di formazione.

 

Bibliografia

Carletti, A., & Varani, A. (Eds.) (2005). Didattica costruttivista. Dalle teorie alla pratica in classe. Trento: Erickson.

Carletti, A., & Varani, A. (Eds.) (2007). Ambienti di apprendimento e nuove tecnologie. Nuove applicazioni della didattica costruttivista nella scuola. Trento: Erickson.

Cousinet, R. (1971). Un metodo di lavoro libero per gruppi. Firenze: La Nuova Italia. (Pubblicazione originale: Une méthode de travail libre par groupes, Paris: Les éditions du cerf, 1949).

Pontecorvo, C., Ajello, A. M., & Zucchermaglio, C. (2004). Discutendo si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola. Roma: Carocci.

Varela, F. J. (1994). Il reincanto del concreto. In P. L. Capucci (Ed.), Il corpo tecnologico. L’influenza delle tecnologie sul corpo e sulle sue facoltà (pp. 143-159). Bologna: Baskerville.

Wood, D., Bruner, J. S., & Ross, G. (1976). The role of tutoring in problem solving. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 17, 89 – 100.

 

Note sull’autore

 

Giovanni Stella

Institute of Constructivist Psychology

gio_stella@yahoo.it

Psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo costruttivista. Durante gli studi universitari ha svolto attività di insegnamento nelle scuole elementari statali per oltre quattro anni. Oggi lavora privatamente come psicoterapeuta nella provincia di Treviso e coordina una comunità terapeutica residenziale del Dipartimento di Salute Mentale. Svolge inoltre attività di docenza nei corsi di formazione per gli operatori socio-sanitari e nei corsi di aggiornamento per il personale sanitario che opera nell’ambito della salute mentale. È co-didatta della scuola di psicoterapia dell’Institute of ConstructivistPsychology di Padova e consigliere della Società Costruttivista Italiana.