ISSN 2282-7994

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
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La linea e la striscia. Il testamento pedagogico del Maestro Inverosimile

di Silvio Ceccato e Pier Luigi Amietta

di

Sara Pavanello

Institute of ConstructivistPsychology

Abstract

Se partiamo dal presupposto che il sapere non esiste indipendentemente dal soggetto che conosce, non possiamo affrontare il testo di Ceccato e Amietta che con la consapevolezza di trovarci di fronte a un’opera che sfida la didattica tradizionale, a partire dalla considerazione degli elementi innovativi che il pensiero del “Maestro Inverosimile” introduce nella scuola: la partecipazione attiva dello studente, l’idea che la scuola sia dello studente e non del professore, l’importanza del “fare”, (si porti nella vita ciò che si insegna a scuola e nella scuola ciò che si impara nella vita) e l’interdisciplinarietà vista come una ricchezza, se non applicata con rigidità (Ceccato, 1995).

 

Silvio Ceccato è stato “filosofo”, musicista, cibernetico, formatore e padre della Scuola Operativa Italiana, la quale si è riproposta di creare un modello di attività mentale partendo dal linguaggio. Tale impostazione ha considerato ogni contenuto della mente come il risultato di operazioni; ne deriva che la spiegazione di tale contenuto sia la descrizione delle operazioni che lo costituiscono.

 

Una particolarità di questo pensatore eclettico è che non ha mai voluto definirsi un “filosofo” per non sentirsi schiavo di assiomi dai quali partire ma che erano postulati non dimostrabili e verificabili; alla stessa maniera, non ha mai accettato di essere definito “costruttivista” perché odiava gli ismi che rischiavano di ricondurre alla filosofia tradizionale e ai suoi inganni.

 

Ernst von Glasersfeld ha definito la ricerca ceccatiana “un passo talmente in anticipo rispetto al mondo intellettuale e scientifico che nessuno, al di fuori di Dingler e dello stretto circolo intorno a Ceccato, si rendeva conto della sua importanza” (von Glasersfeld, 1999, pp.15-21). Nell’ambito dei suoi studi sulla cibernetica, avvicinandosi all’intelligenza artificiale, Ceccato desiderava riprodurre nella macchina alcuni aspetti della mente umana. È proprio partendo da questo che il “Maestro Inverosimile” si presenta ai bambini della scuola elementare di via Muzio: “vorrei fabbricare dei robot che siano intelligenti almeno quanto lo siete voi… per farlo, debbo copiare uno di voi. Chi vuol essere copiato?” (Ceccato & Amietta, 2008, p. 45)

 

Nelle 30 lezioni de “La linea e la striscia”, al ritmo del continuo scambio con i bambini, emerge la concezione ceccatiana della linguistica operativa: la chiara distinzione tra la percezione e la rappresentazione (da cui deriva il ruolo del soggetto che attribuisce significati), la definizione degli universali linguistici e della triade correlazionale come parti del discorso presenti in ogni lingua e

l’enunciazione dell’importanza delle categorie mentali, cruciali nell’attività costitutiva del pensiero. Tutto il percorso con i bambini ha avuto come sfondo il leitmotiv della consapevolezza operativa, ovvero la consapevolezza del proprio operare mentale: seguendo il principio della maieutica, Ceccato guidava i bambini verso la consapevolezza di essere essi stessi i costruttori dei propri contenuti mentali e non passivi recettori di informazioni.

 

Il titolo “La linea e la striscia” rimanda a una delle lezioni in cui il dialogo maieutico si concentra sulla differenza appunto tra una “linea” e una “striscia”, concetti utilizzati per sottolineare come sia facile cadere nel fisicalismo, quindi nel considerare le categorie mentali come fatti che esistono a prescindere dagli occhi di chi guarda.

 

“Scienziati, tecnici e maghi”, “Parliamo di guerra”, “Falsa scienza, finta scienza o fantascienza”, “Musica… che sensazioni, che emozioni!”, “Cervello, attenzione, pensiero: dov’è l’organo? Dov’è la funzione?” sono solo alcuni dei titoli delle lezioni “con” i bambini, dalle quali emergono le idee di Ceccato sulla didattica a partire da un principio fondamentale che rovescia il pensiero sull’insegnamento tradizionale: ciò che viene insegnato non deve mai trascendere la capacità di comprensione di chi impara e di chi insegna. Fulcro degli incontri è il guidare i bambini verso la consapevolezza della distinzione tra le cose fisiche, psichiche e mentali da cui deriva la considerazione che quello che percepiamo non deriva da realtà ontologiche ma è il frutto dell’elaborazione della nostra mente.

 

Per Ceccato la “formazione” non si esauriva con una erogazione di contenuti ma implicava l’educazione alla propria libertà mentale, che permette di evitare stereotipi e rigidità, ma soprattutto lo scetticismo e il dogmatismo, per aiutare il fanciullo ad avere piena consapevolezza delle sue capacità e possibilità di pensiero.

 

Egli ha altresì dimostrato, nella sua lunga esperienza con i bambini, come dei contenuti formativi classicamente destinati a ragazzi di gradi di istruzione più elevata possano essere applicati ad alunni della scuola primaria e come essi dimostrino di capire (Ceccato, 1995).

 

Questa impostazione ribalta anche il modo classico di intendere l’insegnante, che può essere ridefinito in questi termini come una persona che insegna ma anche come un ricercatore, disposto a mettersi in gioco e a costruire significati con i suoi allievi, i quali potranno avventurarsi con lui nella conoscenza tanto più egli sarà in grado di trasmettere maturità, fantasia e la gioia della scoperta.

 

Credo che la frase “i soli progetti impossibili sono quelli che contengono una contraddizione insanabile” (Ceccato, 1972) possa essere applicata alla riflessione sull’educazione in senso ampio e dare ragione della potenza che può avere la consapevolezza degli orizzonti del proprio pensiero.

 

Nella lettura del testo colpiscono la delicatezza e la pazienza con cui Ceccato guida i bambini, dosando il suo intervento per non presentarsi come un sovversivo della grammatica tradizionale alla quale i bambini erano sempre stati esposti. Allo stesso modo, traspaiono dalle pagine la curiosità, la freschezza e lo stupore dei bambini, grazie alla descrizione delle loro menti corrugate e dei loro sguardi pensosi.

 

Il libro è arricchito da una prefazione di Walter Fornasa e da una appassionata introduzione di Pier Luigi Amietta, collaboratore di Ceccato e presente in aula durante le lezioni alla scuola di via Muzio. Amietta firma anche dei commenti a chiusura di ogni capitolo, che rendono più agevole la lettura del testo e permettono di chiarire alcuni passaggi delle lezioni che a un lettore poco esperto potrebbero apparire ostici. Il testo segue, a più di trent’anni di distanza, la pubblicazione del primo e secondo volume “Il Maestro Inverosimile” (Ceccato, 1971; Ceccato, 1972) nel quale sono raccolte le prime conversazioni di Ceccato con gli studenti di un’altra scuola milanese. Questa lettura è consigliata a genitori, educatori, insegnanti che siano interessati, più che a fornire risposte preconfezionate ai loro ragazzi, a guidarli nel farsi le domande più utili per costruirsi le proprie nozioni e, perché no, per indagare essi stessi nuovi modi di stare di fronte al sapere che spesse volte viene presentato come “un dato di fatto”.

 

Bibliografia

Ceccato, S. (1971). Il maestro inverosimile volume I. Milano: Bompiani.

Ceccato, S. (1972a). Il maestro inverosimile. Seconde esperienze. Milano: Bompiani.

Ceccato, S. (1972b). La mente vista da un cibernetico. Torino: ERI.

Ceccato, S. (1995). Mille tipi di bello. Intervista sulla scuola. Viterbo: Stampa Alternativa.

Ceccato, S., & Amietta, P. L. (2008). La linea e la striscia. Il testamento pedagogico del Maestro Inverosimile. Milano: Franco Angeli Editore.

 

Sitografia

Von Glasersfeld, E. (1999). Quaderni di Methodologia. In www.methodologia.it.

 

Note sull’autore

 

Sara Pavanello

Institute of Constructivist Psychology

pavanellosara@libero.it

Psicologa specializzanda in psicoterapia presso l’Institute of Constructivist Psychology di Padova. Dopo una esperienza triennale nel campo della ricerca sul dolore acuto post-operatorio ed essere stata borsista per l’Osservatorio Nazionale per la Salute della Donna, si è occupata di educazione e formazione con preadolescenti, adolescenti e gruppi di genitori. Svolge colloqui di consulenza e sostegno psicologico.