Progetto editoriale

La Rivista Italiana di Costruttivismo è una rivista scientifica; proprio per questo ci siamo interrogati sul tipo di scienza di cui vogliamo parlare e sul tipo di linguaggio più adatto a veicolarlo. In quanto costruttivisti, riteniamo che il focus non dovrebbe riguardare la scelta tra codici comunicativi – quello tradizionalmente scientifico e astratto e quello fenomenologico e in prima persona – ma l’uso pragmatico consapevole e responsabile di tali codici. Queste tematiche diventano in particolare rilevanti quando proviamo a riflettere sugli aspetti nucleari di ogni rivista scientifica, sui codici semantici della ricerca scientifica e del conoscere professionale. Tale problematica è particolarmente significativa se la rivista si colloca sugli assunti epistemologici del Costruttivismo, utilizzando linguaggi diversi che esprimono differenti punti di vista. Nei termini della Psicologia dei Costrutti Personali, ogni ricerca scientifica può essere considerata un lavoro aggressivo di validazione o invalidazione di un’anticipazione su un dato tema. Per essere condiviso con la Comunità Scientifico-Professionale di settore, deve essere poi ri-costruito come narrazione, che spesso sembra impersonale. Tuttavia, anche se asettica, in quanto narrazione è sempre la sintesi di una storia raccontata da qualcuno e tra le righe porta con sé, consapevolmente o inconsapevolmente, le anticipazioni che l’hanno via via costituita e canalizzata.


La posizione epistemologica e personale del ricercatore è considerata un elemento importante nella descrizione del metodo in molte pubblicazioni di area qualitativistica e grounded-theory. Crediamo che in una rivista come la nostra questo sia un elemento non solo tollerabile, ma anzi scientificamente utile e desiderabile. In un’ottica costruttivista, dichiarare i propri conflitti di interesse semantico e personale rispetto al tema del lavoro è una doverosa “buona pratica”. Dunque, quali sono le basi delle narrazioni nella ricerca costruttivista? Riconoscere di essere tutti inevitabilmente stakeholder semantici, ossia di essere tutti portatori d’interesse e anticipazioni come ricercatori. Essere consapevoli di questo ci permetterebbe di riconoscere onestamente il nostro personale coinvolgimento e verificarlo. Potremo così scivolare da una posizione a-priori prelativa e ostile sui significati possibili a spazi ermeneutici più liberi, aggressivi e proposizionali.


La Rivista Italiana di Costruttivismo vorrebbe pian piano costruire una proposta di valore, forte e innovativa in termini di qualità scientifica, di originalità dei contenuti, di applicabilità professionale, di coinvolgimento attivo della comunità dei praticanti e di scelta di un uso pragmatico del codice semantico. Per produrre movimento nella Comunità Scientifica, vorremo promuovere una raccolta di ricerche e narrazioni umanistiche e scientifiche, invitando gli autori a condividere non solo i loro risultati professionali, ma anche le loro dichiarazioni di intenti. Vorremmo suggerire che gli autori scegliessero, di volta in volta, il codice semantico di prima o terza persona che permetta loro più movimento, piuttosto che quello “teoreticamente giusto”.


A partire da queste premesse, la Rivista Italiana di Costruttivismo si può occupare di tutte le varie articolazioni del Costruttivismo, dalle produzioni maggiormente orientate al Costruttivismo kelliano classico alla ricerca più fenomenica, dai contesti “tradizionali” a nuove e creative applicazioni di questa teoria. In tale “libertà pragmatica”, basata su rigore di fondo e apertura aggressiva, risiede il nostro progetto editoriale.