Tempo di lettura stimato: 83 minuti
Tempo di lettura stimato: 83 minuti

Il cambiamento dei costrutti personali dal punto di vista di una teoria delle implicazioni di costrutto

Dissertazione presentata a parziale completamento dei requisiti per il dottorato in filosofia nella Graduate School della Ohio State University[1]

The change of constructs from the viewpoint of a theory of construct implications

Dissertation presented in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of Doctor of Philosophy in the Graduate School of The Ohio State University

di

Dennis Neil Hinkle, B.A., M.A.

Ohio State University

 

Traduzione a cura di

Francesca Del Rizzo e Simone Cheli

Abstract

Print Friendly, PDF & Email

Ringraziamenti

L’autore vorrebbe esprimere il suo più profondo senso di gratitudine per l’ispirazione fornita dal suo consigliere, il Dott. George A. Kelly. Facendolo egli si unisce a quelle schiere di persone che per decenni riconosceranno i loro debiti nei confronti di questo paziente profeta. Sono state molto apprezzate le numerose ore di piacevole conversazione con il Dott. Don Bannister e con il Sig. Ralph Cebulla così come è stato per l’interesse manifestato da Ed Moore e da Jack Adams-Webber.

 

Infine, è stata Joyce, mia moglie, che ha reso possibile questa esperienza.

 

Indice

1. Introduzione

2. Rassegna della letteratura

3. Una teoria formale dell’implicazione e del cambiamento di costrutto

3.1 Background e prima formulazione

3.2 Corollari

3.3 Glossario

3.4 L’iniziale formulazione di una teoria del cambiamento di costrutto

4. Procedura, strumenti, scoring e specifiche ipotesi sperimentali

4.1 Introduzione ed ipotesi generali

4.2 Soggetti

4.3 Procedura

4.4 Scoring

4.5 Le ipotesi definite operazionalmente

5. Risultati

6. Discussione ed implicazioni per ulteriori ricerche

7. Una breve autobiografia della presente ricerca

8. Riepilogo

Appendici[2]

Istruzioni

Dati

Bibliografia

 

1. Introduzione

Il rasoio di Ockham è uno strumento tagliente e sanguinario. Nell’incisione chirurgica della complessità, la mano poco ferma di chi lo utilizza conserva troppo spesso i tessuti dell’iper-semplificazione oltre a quelli della semplicità. Nel frattempo le vite umane rimangono sospese in equilibrio mentre i “guaritori” discutono sui meriti delle rispettive – e rispettabili – microscopiche prospettive. Il dott. Don Bannister (Visiting Professor all’Ohio State University, primavera del 1965, comunicazione personale) ha recentemente osservato che in tutte le altre scienze, eccettuata la psicologia, la spiegazione data da uno scienziato ad un fenomeno è considerevolmente più complessa della spiegazione che dello stesso fenomeno fornisce un profano. Il persistere di un ingordo riduzionismo nella teorizzazione psicologica con la sua derivante “psicologia dell’uomo minimale” sarà comunque rigettato per essere una spiegazione peggiore dal profano, che ha sicuramente il buon senso e la saggezza necessari per farlo. La Psicologia dei Costrutti Personali del Prof. George A. Kelly, però, ha come punto di partenza le complesse costruzioni che ogni uomo, a partire dal suo personale punto di vista, ha sul mondo. Ha anche l’audacia di essere autoriflessiva, cioè si occupa degli psicologi e del loro “psicologizzare” tanto quanto di coloro che vengono “psicologizzati”. Il suo focus di pertinenza riguarda le anticipazioni di ogni singolo essere umano sulle costruzioni alternative della sua vita che egli può elaborare. Il suo obiettivo psicoterapeutico è favorire il movimento psicologico costruttivo. Essa assume che le persone non siano condannate dal loro passato. Pertanto essa ambisce ad essere “una psicologia dell’uomo ottimale” – non “dell’uomo minimale”, ma dell’uomo ottimale – l’uomo impegnato nel processo di essere umano (Kelly, 1980).

Dal punto di vista della teoria dei costrutti personali l’Uomo è esplicitamente visto come uno scienziato: un Uomo che prevede, scommette, anticipa, costruisce aspettative ed implicazioni allo scopo di continuare a predire, scommettere, anticipare, costruire aspettative ed implicazioni. La filosofia dell’alternativismo costruttivo, sulla quale la teoria dei costrutti personali è fondata, asserisce che il modello dell’Uomo come scienziato è solo una delle possibili costruzioni alternative che si possono elaborare sull’Uomo. Quindi la teoria dei costrutti personali non si occupa di formulare giudizi su cosa sia l’uomo ma si focalizza su cosa l’uomo stia cercando di essere e sul processo del suo divenire, cioè sul processo che riguarda il suo movimento psicologico costruttivo.

L’argomento principale di questa dissertazione è il processo di cambiamento dei costrutti personali: ricostruzione e movimento psicologico. Il principale quesito che essa si pone è: “Cosa fa sì che ci sia una certa resistenza al cambiamento dei costrutti personali?”.

In aggiunta ad alcuni risultati empirici rilevanti riguardo a tale quesito, si propongono inoltre i seguenti contributi:

1. Una formulazione iniziale di una teoria delle implicazioni di costrutto. In breve questa teoria sviluppa l’idea che la definizione di un costrutto debba comprendere l’esplicitazione della collocazione di una dimensione di costrutto nel contesto della sua rete gerarchica di implicazioni di costrutto. Qui consideriamo i termini implicazione, previsione, anticipazione ed aspettativa sostanzialmente come sinonimi. La teoria offrirà alcune definizioni provvisorie dei termini tecnici della teoria dei costrutti personali riletti grazie ad una prospettiva che considera le relazioni fra costrutti come una rete di relazioni di implicazione.

Da questo punto di vista si considereranno i costrutti come aventi una sola caratteristica, qualità o proprietà e cioè: un costrutto ha implicazioni differenziali in un dato contesto gerarchico.

2. Una metodologia per l’esplorazione delle implicazioni di costrutto. Questa ricerca ha a che fare con la relativa resistenza al cambiamento dei costrutti personali in un contesto gerarchico dal punto di vista della teoria delle implicazioni di costrutto. Saranno presentate le seguenti tre metodologie:

a. Il metodo gerarchico per l’elicitazione dei costrutti sovraordinati, che è stato sviluppato per verificare parecchie ipotesi riguardanti il livello gerarchico di sovraordinazione dei costrutti.

b. La griglia di resistenza relativa al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto. Dal momento che la resistenza al cambiamento dei costrutti personali è la principale variabile dipendente dello studio, questa tecnica rappresenta la procedura che la definisce operazionalmente.

c. La griglia delle implicazioni. Questa procedura presenta, in forma sistematica, la rete delle implicazioni che collegano un insieme di costrutti in un dato contesto gerarchico. Questo punto verrà sviluppato estesamente in seguito.

d. Domande e suggerimenti per ulteriori ricerche. L’approccio generale di questa ricerca ha generato un gran numero di quesiti teorici, metodologici ed empirici. Si auspica che il lettore li consideri come i “risultati” più significativi di questa dissertazione.

 

2. Rassegna della letteratura

In considerazione degli obiettivi di questa ricerca, per come sono stati presentati nel capitolo precedente, la presente rassegna sarà limitata agli studi condotti nell’ambito della teoria dei costrutti personali che sono collegati all’area generale del cambiamento dei costrutti. Le dissertazioni di Landfield (1951) e Levy (1954) forniscono importanti rassegne che includono anche altri orientamenti. Levy, per esempio, esamina ricerche condotte nell’ambito della teoria dell’informazione, dell’estinzione sperimentale, dell’apprendimento discriminativo, dell’intolleranza dell’ambiguità e della rigidità.

Qui si è presa in rassegna l’intera letteratura costruttivista e gli studi rilevanti sono stati scelti secondo i seguenti due criteri: (1) i costrutti indagati o utilizzati nella ricerca dovevano essere teoricamente collegati al cambiamento dei costrutti; (2) la ricerca doveva poter essere interpretata alla luce di una teoria della rete delle implicazioni fra i costrutti e doveva ispirare ulteriori ricerche lungo questa linea.

Molti degli indici derivati dalla Griglia di Repertorio e correlati al processo di ricostruzione psicologica sono misure di costellatorietà, permeabilità e proposizionalità. Bennion (1959) e Levy (1954) si sono occupati di esplorare gli effetti dell’invalidazione su costrutti proposizionali e costellatori. Essi hanno definito operazionalmente i costrutti costellatori come quelli che erano significativamente saturati sul fattore generale in una analisi convenzionale di una Griglia di Repertorio. Flynn (1959) ha indagato la correlazione fra la variabilità del ruolo e la costellatorietà dei costrutti e la complessità cognitiva. Egli ha utilizzato la potenza esplicativa del primo fattore di costrutto come misura di complessità cognitiva ed ha definito come grado di costellatorietà della struttura la potenza esplicativa del primo fattore-figura[3] su una variazione della Griglia di Repertorio. Ha evidenziato che la variabilità del ruolo era significativamente correlata alla costellatorietà dei costrutti ma non alla complessità cognitiva.

Dal punto di vista della teoria delle implicazioni di costrutto, la costellatorietà si riferisce alla relazione fra un dato costrutto ed alcuni altri, relazione tale per cui un posizionamento sui poli del primo costrutto implica precisi posizionamenti sui poli degli altri costrutti. Con prelatività, all’interno di questa cornice di riferimento, si intende il fatto per cui il posizionamento su un polo di un dato costrutto implica l’impossibilità di collocarlo sotto determinati poli di alcuni altri costrutti, o perché l’elemento si trova al di fuori del loro campo di pertinenza, o perché esso deve essere collocato sul polo opposto di quegli stessi costrutti, ad esempio una precedente relazione costellatoria: “Gli psicologi sono utili, non iperbolici e non illetterati”.

Una questione interessante è cosa intendiamo con l’espressione grado di costellatorietà o prelatività. Il polo di contrasto di costellatorietà e prelatività potrebbe sembrare proposizionalità, tuttavia questi termini possono forse più utilmente essere visti come gli estremi di un continuum che descrive il livello di certezza – espresso come una funzione di probabilità – in riferimento all’utilità dell’implicare, o prelativamente non implicare, certe relazioni fra i costrutti secondo il principio della massimizzazione del numero totale delle implicazioni di costrutto all’interno del sistema dei costrutti personali. Il pensiero proposizionale quindi implica la sospensione del giudizio (i.e. una costruzione sovraordinata) relativo al guadagno in termini di implicazioni di ciascuna delle costruzioni alternative in considerazione. Costellatorietà e prelatività indicano l’aspettativa di un’alta probabilità che certi pattern di costruzione più di altri aumentino il numero totale delle implicazioni del sistema. Proposizionalità, costellatorietà e prelatività non sono quindi viste come proprietà di un singolo costrutto ma piuttosto come un’anticipazione sovraordinata di tipo probabilistico relativa al guadagno totale in termini di implicazioni che risulterebbe se due o più dimensioni di costrutto fossero poste in una relazione di implicazione l’una con l’altra. È un’affermazione sovraordinata sulla probabile utilità di una determinata rete di implicazioni. Quando viene definita in questo modo, una rete di costrutti può essere sia proposizionale che costellatoria. Le definizioni di costellatorietà utilizzate da Bennion, Levy e Flynn sono basate sul principio della frequenza della co-occorrenza; così se un’ampia varietà di oggetti viene inclusa nella griglia di repertorio come elementi e vengono elicitati costrutti di colore, forma, altezza, peso e durezza e se molti degli oggetti sono costruiti come pesanti, duri, corti, verde pallido, parallelepipedi, allora, per il principio della frequenza della co-occorrenza, questi costrutti verrebbero detti costellatori. In questo esempio la costellatorietà è chiaramente una funzione del campione utilizzato. Dire, quindi, che questi particolari costrutti si implicano l’un l’altro è un’assunzione molto debole – per quanto non del tutto irragionevole. Alla luce di tutto ciò la tecnica della griglia delle implicazioni sviluppata in questa dissertazione fornisce uno strumento promettente per esplorare il problema generale della costellatorietà e proposizionalità dei costrutti personali.

I costrutti di permeabilità e campo di pertinenza sono teoricamente correlati al cambiamento dei costrutti. Binner (1958) e Gottesman (1962) hanno permesso alle persone di indicare con il valore zero su una Griglia di Repertorio la situazione in cui né un costrutto né il suo polo di contrasto potevano essere applicati ad un elemento, ed hanno usato questo come misura di permeabilità/impermeabilità. Hess (1959) ha usato la stessa strategia come misura del campo di pertinenza dei costrutti. Questo suggerisce che forse sarebbe più utile definire come permeabile un costrutto il cui campo di pertinenza è relativamente inesplorato. Una volta che il suo campo di pertinenza è stato pienamente elaborato e chiarito, il costrutto diventa impermeabile. Secondo la teoria alla base di questa ricerca, la pertinenza – o la non pertinenza – di costrutti correlati è una funzione degli effetti che questa relazione ha sulle rispettive reti di implicazioni. Per esempio, se io combino un costrutto geometrico ed un costrutto zoologico e ne esco con un rospo parabolico – la prole di una madre esponenziale e di un padre iperbolico – allora il mio problema nello stabilire l’utilità predittiva (implicative utility) di questa unione consiste nel trovare punti di compatibilità fra le rispettive implicazioni. Cosa dice il significato di “rospo” riguardo al significato di “parabola” e viceversa? Per contrasto, quali sono i punti di compatibile somiglianza fra le implicazioni dei costrutti di rotondità e palle da biliardo? O palle da biliardo cubiche? O ricerca psicologica compassionevole?

Il significato di tale bizzarro rospo per questa ricerca rimane comunque in certa misura oscuro, per cui torniamo alla citazione dei sacri testi. Gli studi di Isaacson (1962) e Cromwell e Caldwell (1962) riportavano che le valutazioni effettuate utilizzando costrutti personali erano significativamente più estreme di quelle effettuate utilizzando costrutti forniti dallo sperimentatore. Questi risultati potrebbero essere previsti dalla teoria delle implicazioni di costrutto se si dimostrasse che le implicazioni differenziali dei costrutti personali sono significativamente maggiori di quelle dei costrutti forniti. Il che significa che sarebbe più importante risolvere l’ambivalenza costruttiva su costrutti di ampia rilevanza predittiva – dovuta alla minaccia potenzialmente maggiore di un errore di costruzione – piuttosto che su costrutti di bassa significatività.

Resnick e Landfield (1961) nel loro studio sul Corollario della Dicotomia hanno distinto fra costrutti dicotomici logici (ad esempio maturo-immaturo) e costrutti dicotomici “inusuali” (ad esempio intelligente-cattivo). Gli autori sostengono che i costrutti dicotomici “inusuali” rappresentano una relazione altamente costellatoria fra due costrutti (ad esempio, intelligente-stupido e buono-cattivo). Un modo per verificare se i costrutti inusuali rappresentano una relazione fra due dimensioni di costrutto potrebbe essere chiedere ai soggetti se tutti gli eventi che vengono descritti dalla negazione di un polo del costrutto devono necessariamente essere descritti anche dal polo opposto di quel costrutto.

Validazione, invalidazione, campo di pertinenza, tipo e lunghezza dell’interazione sociale, focus dell’attenzione del costruente, movimento personale percepito, costellatorietà, proposizionalità ed ostilità sono dimensioni che sono state utilizzate nelle numerose ricerche sul Corollario dell’Esperienza. Questo corollario afferma che il sistema di costruzione di una persona varia con le costruzioni successive delle repliche degli eventi. Queste ricerche, pertanto, sono rilevanti per il problema generale del cambiamento dei costrutti. Bieri (1953) e Lundy (1952) hanno valutato gli effetti dell’interazione sociale sul processo costruttivo. In uno studio successivo Lundy (1956) ha specificato altre dimensioni che determinano la direzione del cambiamento nella percezione interpersonale. Egli ha dimostrato una relazione tra incorporazione e differenziazione (il focus dell’attenzione nel primo caso è su di sé, nel secondo sull’altra persona) e le nozioni di proiezione assimilativa e accuratezza differenziale. È possibile che questi studi definissero con precisione alcune delle possibili costruzioni sovraordinate relative al processo di costruire l’altro, ad es. “Lui è come me; diverso da me. Come lo vedo io; come mi vede lui; come lui vede se stesso; come io vedo la mia relazione con lui; come la vede lui; come lui vede il modo in cui io vedo la nostra relazione – o me stesso – o lui?”

Poch (1952) ha studiato lo shift change (cambiamento da una dimensione all’altra) ed ha visto che questo tipo di cambiamento è maggiore per i costrutti invalidati che per quelli validati. Newman (1957) ha misurato il cambiamento dei costrutti sulla base del numero di elementi che cambiavano posizione su varie dimensioni di costrutto. Fra le altre cose ha scoperto come fosse più probabile che il cambiamento – definito in questi termini – seguisse un’invalidazione su quei costrutti rispetto ai quali la persona sentiva di essere in movimento rispetto a quelli usati per costruirsi in maniera più stabile.

Usando la tecnica della griglia delle implicazioni, ci si aspetterebbe di trovare che, in caso di cambiamento per spostamento sul polo di contrasto, i costrutti che riguardano il sé-in-movimento implichino un numero significativamente minore di cambiamenti su altri costrutti rispetto ai costrutti che riguardano il sé-stabile. L’ipotesi generale è che il cambiamento delle implicazioni subordinate (spostamento degli elementi) sia facilitato dallo stabilizzare le implicazioni sovraordinate di un costrutto. Per esempio sarebbe più minaccioso dire ad un terapeuta principiante “non capisci cosa il tuo paziente sta tentando di dirti” piuttosto che dirgli “sembra che tu possa diventare un clinico competente e sensibile, ma in questo momento non comprendi cosa il tuo paziente sta cercando di dirti”. Questo sembra un principio importante che necessita di essere sperimentalmente dimostrato.

In aggiunta all’interpretazione in termini di minaccia dello studio di Newman, è anche probabile che i costrutti di sé-stabili siano quelli lungo i quali il movimento è limitato dall’assenza di una alternativa sufficientemente elaborata. Quindi il movimento sui costrutti legati al sé-stabile può essere limitato sia dalla possibilità di una invalidazione estensiva delle loro implicazioni – minaccia – o dall’assenza di un’alternativa sufficientemente elaborata – ansia. Il contrario dovrebbe essere vero per i costrutti che riguardano il sé-in-movimento.

Il principio generale della massimizzazione del numero totale delle implicazioni all’interno del sistema di costrutti può essere anche correlato agli studi di Bieri (1953) e Lemcke (1959). Il gradiente di generalizzazione di Bieri – supportato anche dalla dissertazione di Lemke – indica che la generalizzazione del cambiamento dei costrutti non segue il classico gradiente di generalizzazione che viene riscontrato negli studi sul condizionamento.

L’invalidazione di un costrutto tende a stabilizzare i costrutti che sono più simili ad esso. Questo effetto potrebbe essere spiegato da una teoria delle implicazioni di costrutto se viene dimostrato che la somiglianza fra i costrutti è direttamente correlata al grado di interrelazione delle loro reti di implicazioni. Così, quando l’invalidazione di un costrutto minaccia di invalidare la rete delle implicazioni con un’invalidazione, la stabilizzazione dei costrutti simili avrà la funzione di conservare l’utilità predittiva (implicative utility) della rete alla quale essi sono correlati. Per esempio, se sia essere un ricercatore produttivo che un efficiente terapeuta implicano per qualcuno essere utile come psicologo, allora l’invalidazione di uno di questi criteri probabilmente porterà la persona a tentare di stabilizzare l’altro per poter mantenere l’idea di sé di essere uno psicologo utile. Questa strategia non è riflessa nella professione oggigiorno?

La relazione fra queste ipotesi e la ricerca nel campo della dissonanza cognitiva è probabilmente abbastanza chiara da non necessitare una ulteriore elaborazione. La griglia delle implicazioni è uno strumento promettente per mettere alla prova queste ipotesi.

L’articolo di Howard e Kelly (1954) – basato sulla dissertazione di Howard (1951) – sosteneva che i cambiamenti nel comportamento di una persona devono seguire il cambiamento della sua costruzione. Questo consegue dal Postulato Fondamentale della teoria dei costrutti personali. In termini di implicazioni, questo significa che la persona non si può muovere lungo dimensioni prive di significato e che quindi di conseguenza non può comportarsi in modo per lei privo di senso.

Il lavoro già citato di Levy (1956) riportava che, dopo un’imponente invalidazione, il processo di ricostruzione era più ampio sui costrutti costellatori (definiti così sulla base della loro saturazione sul primo fattore del Rep test), e che con una invalidazione crescente l’incremento del cambiamento dei costrutti costellatori era maggiore dell’incremento del cambiamento dei costrutti proposizionali. Egli ha ipotizzato anche che in condizioni di minore invalidazione il cambiamento dei costrutti proposizionali potesse essere maggiore del cambiamento dei costrutti costellatori. I risultati andavano in questa direzione senza però essere significativi.

Anche Bennion (1959) si è interessato a questa stessa questione. Egli ha riscontrato differenze individuali costanti nel tempo: alcune persone resistevano al cambiamento dei costrutti costellatori mentre altre resistevano al cambiamento dei costrutti proposizionali. Sebbene Landfield fosse interessato ad una interpretazione della minaccia in termini di movimento piuttosto che al problema dei costrutti costellatori, il suo lavoro – assieme alle ricerche di Levy e Bennion – può essere interpretato alla luce delle implicazioni di costrutto. Secondo questo punto di vista la persona contrasterà il movimento psicologico – il cambiamento dei costrutti – quando anticipa che questo cambiamento conduca ad una imminente e comprensiva riduzione del numero totale delle implicazioni predittive del sistema di costrutti personali (minaccia), oppure crei una relativa assenza di implicazioni predittive relative agli eventi che sta affrontando (ansia).

Detto in una forma non difensiva, questo corrisponde al corollario che asserisce che una persona cambia sempre nella direzione in cui anticipa che potrà massimizzare il numero totale di implicazioni predittive nel suo sistema. Ciò può essere ottenuto sia grazie all’espansione che alla definizione del suo sistema, oppure grazie ad entrambe. Landfield, fra le altre cose, ha scoperto che una persona tende a percepire come minacciose quelle persone che sono come lei era in passato ma come non desidera più essere e quelle persone che si aspettano che lei sia come era in passato ma non desidera più essere, e che quella stessa persona si percepirà come meno anticipabile nelle relazioni sociali che coinvolgono persone minacciose piuttosto che in quelle che coinvolgono persone non minacciose. Questo suggerisce che vi è una incompatibilità inferenziale fra la costruzione, ora respinta, che la persona aveva di sé nel passato e la costruzione di sé nel presente o nel futuro, di modo che la persona stessa anticipa che l’accettazione della costruzione passata possa produrre una riduzione, anche drastica, delle implicazioni predittive del suo sistema.

Si assume anche che quando un sub-sistema di costrutti viene validato, invalidato o si scopre che il suo campo di pertinenza non comprende gli eventi in questione, allora questa stessa caratteristica possa essere attribuita ai costrutti sovraordinati che governano il processo di costruzione del sub-sistema in questione.

Costellatorietà e proposizionalità sono viste come una classe particolare di queste costruzioni sovraordinate e non come caratteristiche di specifiche dimensioni di costrutto. Le costruzioni che determinano le modalità che caratterizzano il processo di costruzione delle persone costituiscono un’area di ricerca vitale. Ci si auspica che alcuni adattamenti della griglia delle implicazioni possano essere utili in questi ambiti.

Infine, in riferimento all’articolo di Landfield sulla prossimità degli opposti – formazione reattiva, trasformazione comportamentale estrema, ecc…, così come essa viene vista dal punto di vista della teoria dei costrutti personali, l’ipotesi sopra elaborata permette di prevedere che la trasformazione comportamentale (cambiamento per contrasto) possa aver luogo solo in quei costrutti che hanno reti di implicazioni ben elaborate per entrambi i poli del costrutto. Elencare le implicazioni di ciascun polo dei costrutti può quindi facilitare previsioni differenziali in riferimento alla direzione ed alla facilità del processo di ricostruzione psicologica.

 

3. Una teoria formale dell’implicazione e del cambiamento di costrutto

Questo capitolo illustra i presupposti e la formulazione iniziale di una teoria delle implicazioni di costrutto, definisce vari corollari e termini ed infine applica questa stessa formulazione al problema del cambiamento dei costrutti.

 

3.1 Presupposti e formulazione iniziale

Questa teoria, la teoria delle implicazioni di costrutto, è nata in risposta a tre considerazioni.

La prima ha a che fare con la rappresentazione visiva dei sottosistemi di costrutto. Kelly rappresenta un costrutto come un segmento diritto con un punto o un piccolo cerchio a ciascuna delle estremità. Un sottosistema consiste in un gruppo non connesso di queste rappresentazioni disposte nello spazio secondo varie angolature. Forse a causa di un passato nell’elettronica, io tendevo a visualizzare i sottosistemi come circuiti binari tridimensionali interconnessi e li disegnavo nella forma di alberi genealogici tridimensionali.

La seconda osservazione ha a che fare con la concettualizzazione di costellatorietà e proposizionalità. Kelly (1955, p. 155) scrive: “un costrutto che permette ai suoi elementi di appartenere contemporaneamente ad altre dimensioni, ma prescrive a quali può appartenere, potrebbe essere chiamato costrutto costellatorio” e “un costrutto che lascia i suoi elementi liberi di poter essere costruiti da tutte le altre dimensioni di significato può essere chiamato costrutto proposizionale”. Il grado di costellatorietà di un costrutto mi sembrava – per analogia – essere in qualche modo simile alla forza di un campo magnetico che origina da ciascuno dei due poli di un costrutto. Maggiore è la forza del campo di un polo, maggiore è il numero di costrutti raggruppati attorno ad esso. E, sempre per analogia, la lassità e la strettezza dei costrutti mi sembravano avere qualcosa a che fare con l’elasticità della linea che univa i due poli.

La terza questione è relativa alla definizione di costrutto. Un costrutto sovraordinato è “un costrutto che include un altro costrutto come uno degli elementi nel suo contesto”; un costrutto subordinato è “un costrutto che è incluso come elemento nel contesto di un altro” (ibidem, p. 532). Con l’eccezione dei costrutti al vertice ed alla base della gerarchia, tutti gli altri costrutti sono sia sovraordinati che subordinati. Inoltre, se un costrutto può essere, a seconda del momento, lasso o stretto, permeabile o impermeabile, proposizionale o costellatorio, allora da che cosa un costrutto vene in effetti definito?

Tali considerazioni costituiscono il punto di partenza fondamentale per questa dissertazione.

Secondo Kelly proposizionalità, prelatività, costellatorietà, lassità, strettezza, permeabilità, impermeabilità, etc. sono qualità o proprietà di un determinato costrutto. L’unica caratteristica immodificabile di un costrutto è la sua natura dicotomica. Ora, se noi accettiamo il Corollario della Dicotomia ma rifiutiamo che tutte queste altre nozioni possano essere definite qualità di un costrutto, allora esse come possono essere utilmente definite? Questa questione verrà discussa a breve.

Secondo la Teoria dei Costrutti, la funzione di un costrutto è permettere l’anticipazione. Il Corollario della Scelta afferma che noi anticipiamo gli eventi (cioè altri costrutti) al fine di espandere o specificare il nostro sistema di anticipazioni. Quindi, la teoria dei costrutti assume che una persona sceglie sempre le costruzioni che anticipa massimizzeranno il numero totale di anticipazioni all’interno del suo sistema personale di costrutti. Il Postulato Fondamentale afferma che il sistema di anticipazioni di una persona canalizza psicologicamente i suoi processi anticipatori – il suo costruire. La base epistemologica di questa teoria implica che i costrutti anticipino o sussumano sempre altri costrutti, non le “cose-in-sé”. Quindi la teoria si focalizza sulle anticipazioni dei costrutti. Nella teoria che qui viene proposta, il termine “implicazione” sostituisce il termine “anticipazione”.

Il posizionamento sul polo di un dato costrutto dicotomico implica il posizionamento sui poli di certi altri costrutti. Quel primo posizionamento può, a sua volta, essere implicato dai posizionamenti sui poli di altri costrutti. I posizionamenti di costrutto che un dato costrutto implica sono chiamati implicazioni sovraordinate di quel costrutto; quando i posizionamenti sui poli del dato costrutto sono implicati dai posizionamenti sui poli di altri costrutti – sia singolarmente o in combinazione (disgiunzione o congiunzione) – queste relazioni di costrutto sono chiamate implicazioni subordinate del dato costrutto. Ne segue che per la comprensione di una specifica dimensione di costrutto è necessaria l’esplicitazione sia delle implicazioni sovraordinate che di quelle subordinate di ciascuno dei suoi poli. In un dato contesto esse costituiscono il campo delle implicazioni di quel costrutto. Esso è la somma dei suoi campi sovraordinati e subordinati di implicazioni. Il numero totale delle implicazioni nel campo delle implicazioni di un costrutto può essere usato come misura della significatività di quel costrutto. Il campo subordinato delle implicazioni fornisce una misura del livello di sovraordinazione del costrutto. Il campo di pertinenza di un costrutto (ibidem, p. 137) comprende tutti i contesti in cui la persona può trovare utile l’applicazione di quel costrutto. Invece il campo delle implicazioni di un costrutto è un indice dell’estensione delle sue reti sovraordinate e subordinate di implicazioni in un determinato contesto. Dovrebbe quindi essere possibile indagare i campi (plurale) delle implicazioni di un dato costrutto in vari contesti.

Facciamo velocemente il punto sulle varie forme di implicazioni possibili fra due costrutti. Per esempio consideriamo il costrutto A-B ed il costrutto X-Y. Sono possibili varie combinazioni di implicazioni ma i quattro pattern più comunemente osservati sono il parallelo, l’ortogonale, il reciproco e l’ambiguo, che sono descritti come segue:

1. Parallelo: A implica X e B implica Y (ad es., amore-odio, piacevolezza-spiacevolezza).

2. Ortogonale: A implica X ma B non implica Y; oppure A implica X e B implica X ma nessuno dei due implica Y (ad es. impiegato-disoccupato, ha un reddito-non ha un reddito; buono-cattivo, valutato-oggettivo).

3. Reciproco: A implica X e B implica Y e X implica A e Y implica B (ad es. nervoso-calmo, teso-rilassato). Questo tipo di relazione suggerisce una equivalenza funzionale delle etichette di costrutto. Il significato delle implicazioni reciproche in termini di analisi fattoriale di una griglia delle implicazioni sarà discusso nel capitolo 6.

4. Ambiguo: A e B implicano X e B implica Y; oppure A implica X e B implica X e Y. Una persona, ad esempio, collegando desiderabile-indesiderabile e realismo-idealismo, disse che sia realismo che idealismo implicavano aspetti desiderabili e non desiderabili per lei. La teoria del conflitto e la teoria del doppio legame sono correlate a questi dilemmi implicativi. Queste situazioni sembrano risultare da 1) un’incompleta astrazione delle differenze fra i contesti in cui il costrutto è utilizzato o 2), come nel caso dell’esempio di cui sopra, la persona usava una unica etichetta di costrutto per due costrutti indipendenti, cioè realismo-idealismo nel senso di mettere alla prova delle idee-non mettere alla prova le idee e realismo-idealismo nel senso di non avere obiettivi-avere obiettivi. Dopo aver chiarito questa confusione, la persona poteva collegare ciascuno di questi utilizzi di realismo-idealismo a desiderabile-non desiderabile grazie ad implicazioni di tipo parallelo e non ambigue. In questo senso il movimento psicologico, la soluzione del conflitto e l’insight dipendono dall’individuazione di queste forme ambigue di implicazione e dalla loro risoluzione in forme parallele o ortogonali. Le combinazioni logiche fra i poli, il numero delle implicazioni e la direzione delle implicazioni suggeriscono la possibilità che vi siano altre forme di implicazione ma quanto già discusso può essere sufficiente ad indicare quale ambito di ricerca si possa aprire esplorando questa questione all’interno della teoria dei costrutti.

 

3.2 Corollari

Fino a questo punto abbiamo affermato che:

– i costrutti sono dicotomici, ovvero hanno implicazioni differenziali e, in ogni determinato contesto di utilizzo, ciascun polo ha un campo sovraordinato ed un campo subordinato delle implicazioni che possono assumere le varie forme sopra descritte;

– il campo di pertinenza di un costrutto si riferisce al numero di contesti in cui il costrutto si è rivelato utile. È importante mantenere salda la distinzione tra il simbolo di un costrutto (etichette verbali, etc.) ed il costrutto stesso in quanto dimensione di significato utilizzata in un preciso contesto;

– l’esplicitazione del campo delle implicazioni di un costrutto è considerata una condizione necessaria per la comprensione della dimensione di significato rappresentata dal costrutto stesso.

Sulla base di questi concetti, rivediamo ora alcuni degli undici corollari della teoria dei costrutti personali (ibidem, p. 103).

1. Corollario dell’Organizzazione: “ogni persona sviluppa in modo caratteristico, per sua convenienza nell’anticipare gli eventi, un sistema di costruzione che comprende relazioni ordinali fra costrutti”. Questo corollario asserisce che l’implicazione di un costrutto è generalmente unidirezionale, cioè A implica X ma X non implica A. I costrutti quindi variano in funzione del numero di costrutti che li implicano e del numero di costrutti che essi implicano. Si noti che i costrutti possono essere usati sia in congiunzione che in disgiunzione per implicare la posizione sul polo di un dato costrutto, ad es. A e B implicano assieme X e né A né B da soli implicano X; e o A o B o entrambi implicano X.

2. Corollario del Campo: “un costrutto è idoneo ad anticipare soltanto un numero finito di eventi”. Cioè, i posizionamenti sui poli di un dato costrutto sono implicati da un numero finito di posizionamenti sui poli di altri costrutti. Questi sono definiti campi subordinati delle implicazioni di un costrutto. I campi sovraordinati delle implicazioni sono limitati allo stesso modo.

3. Corollario della Scelta: “in un costrutto dicotomizzato le persone scelgono per sé quell’alternativa per mezzo della quale anticipano la maggiore possibilità di elaborazione (sia in termini di estensione che di definizione) del loro sistema”. Dal momento che sia l’estensione che la definizione del sistema danno luogo ad un aumento del numero delle implicazioni, il corollario potrebbe essere riformulato dicendo che, in un costrutto dicotomizzato, la persona sceglie per se stessa l’alternativa per mezzo della quale anticipa la maggior possibilità di aumentare il numero totale delle implicazioni del suo sistema. Il che equivale a dire che la persona sceglie sempre nella direzione che anticipa possa aumentare la significatività globale della sua vita. Vista in un’ottica difensiva: la persona sceglie in modo da evitare l’ansia generata dal caos e la disperazione per una certezza assoluta.

Questo corollario, che asserisce che le persone tendono a massimizzare il numero totale di implicazioni predittive nella rete delle implicazioni del loro sistema, fornisce il fondamento teoretico per questa tesi.

4. Corollario della Frammentazione: “una persona può impiegare di volta in volta una varietà di sottosistemi di costruzione che sono deduttivamente incompatibili gli uni con gli altri”. Letto alla luce del Corollario della Scelta discusso più sopra, il Corollario della Frammentazione suggerisce che le incompatibilità inferenziali saranno risolte solo quando la persona anticiperà che questa risoluzione possa massimizzare l’implicativeness[4] globale del sistema di costruzione personale. Ciò evidenzia quanto per la questione generale del cambiamento dei costrutti sia importante considerare le costruzioni personali relative al processo di costruzione.

5. Corollario della Modulazione: “la variazione nel sistema di costruzione di una persona è limitata dalla permeabilità dei costrutti entro il cui campo di pertinenza giacciono le varianti”. Un costrutto è permeabile “se ammette nel suo campo di pertinenza nuovi elementi che non sono ancora stati costruiti all’interno della sua cornice” (ibidem, p.79). Quindi la permeabilità – “la capacità di accogliere nuovi elementi” (ibidem, p.80) rappresenta il campo di pertinenza non ancora esplorato di un costrutto. Dal punto di vista della teoria delle implicazioni di costrutto permeabilità e compatibilità inferenziale sono termini equivalenti. Pertanto si può dire che la variazione del sistema di costruzione di una persona sia limitata dalla compatibilità inferenziale fra le varianti e quei costrutti all’interno dei cui campi di pertinenza giacciono le varianti. (La variazione è limitata anche dal principio della massimizzazione dell’implicativeness totale del sistema.)

 

3.3 Terminologia

La formulazione iniziale di questa teoria delle implicazioni di costrutto suggerisce anche un numero di definizioni provvisorie di altri termini della teoria dei costrutti personali:

1. Un costrutto. Abbiamo in precedenza indicato come la definizione di un costrutto dovrebbe includere l’esplicitazione delle sue implicazioni sovraordinate e subordinate. Il problema è: quanto possono cambiare da contesto a contesto queste implicazioni prima che l’identità del costrutto sia perduta? Essenzialmente un costrutto è la base per poter formulare anticipazioni o risposte differenziali. Dal momento che il simbolo di un dato costrutto può rappresentare una varietà di diverse basi (costrutti), è importante che un costrutto ed il suo simbolo non vengano confusi. Per esempio, quel che una persona considera sia “onesto” in un contesto criminale può essere enormemente diverso da ciò che considera onesto all’interno del contesto dei suoi amici intimi. Dal momento che ci si può aspettare che le implicazioni subordinate e sovraordinate di “onesto-disonesto” differiscano grandemente in questi due contesti, in che senso possiamo dire che si tratta dello stesso costrutto usato in due situazioni diverse? L’identità trans-contestuale di un costrutto può essere forse definita sulla base dei punti di identità delle implicazioni sovraordinate e subordinate. Per esempio, se in un contesto X, A, B e C implicano onestà, ed onestà implica 1, 2 e 3, mentre nel contesto Y, A, D ed E implicano onestà ed onestà implica 1, 4 e 5, allora l’identità trans-contestuale di onestà consiste di A e 1. Questa definizione è decisamente una definizione provvisoria.

2. Lassitàstrettezza. Questa dimensione si riferisce alla variabilità delle previsioni fatte grazie ad un costrutto. Può essere definito come lasso un costrutto le cui implicazioni sovraordinate, o le cui implicazioni subordinate, o entrambe, variano da contesto a contesto, ad esempio, i suoi criteri di classificazione e/o il suo significato possono variare. Si noti che è possibile allentare o restringere indipendentemente le implicazioni sovraordinate o quelle subordinate, così come allentare o restringere entrambe. Quindi è possibile per una persona esser lassa in riferimento ai costrutti che implicano il suo posizionamento su di un dato costrutto e stretta rispetto a ciò che tale posizionamento implica – o viceversa – o entrambe. Definita in questo modo, la dimensione strettezza-lassità descrive l’ammontare della variabilità o le relazioni fra i costrutti e non la qualità di un particolare costrutto. Anche questa definizione è provvisoria e necessita di perfezionamento – specialmente in riferimento ai limiti che la compatibilità inferenziale pone ad allentamento e restringimento ed al mantenimento dell’identità trans-contestuale dei costrutti.

3. Costrutti sovraordinati e subordinati. In una relazione di implicazione fra due costrutti il costrutto che implica i posizionamenti sui poli dell’altro costrutto è chiamato costrutto subordinato; il costrutto i cui posizionamenti polari sono implicati dall’altro costrutto è chiamato costrutto sovraordinato.

4. Costrutti nucleari e periferici. Questa distinzione differenzia i costrutti sulla base della perdita netta del numero totale di implicazioni che risulterebbe dalla rimozione del costrutto dal sistema di costruzione. I costrutti periferici sono quelli la cui eliminazione – o aggiunta – non altererebbe apprezzabilmente l’utilità predittiva (implicative utility) del sistema.

5. Permeabilitàimpermeabilità. La permeabilità di un costrutto si riferisce al numero dei nuovi costrutti con cui esso è inferenzialmente compatibile. In questo senso essa è il campo di pertinenza non ancora esplorato di un costrutto.

6. Proposizionalità, costellatorietà e prelatività. Queste dimensioni sono state discusse estesamente nel capitolo 2. In riferimento al principio della massimizzazione della significatività totale del sistema di costruzione, questi termini si riferiscono al grado di certezza che una persona ha in merito all’utilità predittiva del correlare fra di loro (o non correlare nel caso della prelazione) alcune dimensioni di costrutto. Come tali, essi sono costrutti sovraordinati che si riferiscono a varie reti di costrutto e non a qualità di specifici costrutti. Adottare un pensiero proposizionale significa sospendere il giudizio relativamente al significato ultimo dei vari pattern di costrutti in considerazione. Costellatorietà e prelazione significano che quello stesso giudizio è stato emesso. Si possono collegare fra loro frequentemente certe dimensioni di costrutto perché si è certi dell’utilità di una particolare relazione o perché non si sono prese in considerazione relazioni alternative.

7. Ansia. L’ansia è la consapevolezza di una relativa assenza di implicazioni in riferimento ai costrutti con cui la persona ha a che fare.

8. Minaccia. La minaccia può essere vista come la consapevolezza (cioè una costruzione sovraordinata e l’anticipazione relativa al sistema di costrutti) di una riduzione imminente e comprensiva del numero totale di implicazioni predittive del sistema personale di costrutti. Landfield (1951), per esempio, utilizzando un approccio di contenuto alla minaccia, ha scoperto – fra le altre cose – che la possibilità di accettare una passata – ed ora abbandonata – costruzione di sé era minacciosa. Fare propria una costruzione di sé del passato ora abbandonata non lascerebbe la persona priva di implicazioni predittive, ma – presumibilmente – la persona anticiperebbe che accettare quella costruzione risulterebbe in una riduzione netta del numero totale di implicazioni predittive rispetto all’attuale rete delle implicazioni, a causa delle incompatibilità inferenziali tra le costruzioni di sé passate e attuali. La minaccia, allora, è l’anticipazione di una perdita netta in termini di implicazioni. (Inoltre, si potrebbe formulare una teoria della depressione a partire dalla costruzione del disturbo o come conseguente alla costruzione da parte della persona di una perdita di predittività sostanziale ed irrimediabile del suo sistema personale di costrutti, oppure come conseguenza dell’anticipazione da parte della persona che il sistema stesso non sia ulteriormente estendibile).

 

3.4 Formulazione iniziale di una teoria del cambiamento dei costrutti

All’interno del contesto generale del cambiamento dei costrutti personali, possono essere delineati 3 tipi di cambiamento.

Il cambiamento per spostamento (shift change) si riferisce al cambiamento da una dimensione di costrutto ad un’altra, per esempio vedere una persona lungo la dimensione matura–immatura e poi passare ad una dimensione onesto-disonesto. Il cambiamento da una alternativa di un costrutto dicotomico all’altra è chiamato cambiamento per spostamento sul polo di contrasto (slot change), ad esempio vedere una persona come matura e poi come immatura. Il cambiamento scalare (scalar change) è un cambiamento per contrasto nell’ordine di grandezza usato per descrivere una alternativa di costrutto, ad esempio costruire una persona come meno matura o più matura piuttosto che immatura. Il campo di pertinenza di questa dissertazione riguarda il cambiamento per spostamento sul polo di contrasto.

Dal punto di vista delle implicazioni di costrutto, il Corollario della Scelta afferma che una persona sceglie per sé quella alternativa, all’interno di un costrutto dicotomizzato, grazie alla quale anticipa la maggiore possibilità di aumentare il numero totale delle implicazioni del suo sistema. Quindi la persona si opporrebbe al movimento nella direzione di una minor anticipabilità (minaccia) o di una relativa assenza di implicazioni (ansia). Il Corollario della Modulazione indica che la variazione nel sistema di costruzione di una persona è limitata dalla compatibilità inferenziale fra le varianti e quei costrutti all’interno dei cui campi di pertinenza giacciono le varianti stesse. Ne consegue, quindi, che il movimento per contrasto dovrebbe accadere più probabilmente all’interno di quei costrutti che hanno un numero di implicazioni simile per ciascun polo, implicazioni che sono ugualmente compatibili con il resto del sistema, piuttosto che all’interno di quei costrutti che hanno un numero molto diverso di implicazioni sui due poli, o di quei costrutti per cui la costruzione dell’elemento sul polo opposto condurrebbe a un’ampia incompatibilità inferenziale con il resto del sistema. Inoltre, il movimento per contrasto è più probabile nei costrutti con un numero minore di implicazioni, perché in questo caso la minaccia e l’ansia anticipate sarebbero proporzionalmente inferiori.

Il Corollario dell’Organizzazione asserisce che l’implicazione fra i costrutti è tipicamente unidirezionale, cioè che i costrutti ad un certo livello implicano una posizione sui poli dei costrutti al livello successivo e questi costrutti, a loro volta, implicano posizioni sui poli dei costrutti ad un livello ancora superiore, e così via, in modo da costituire gerarchie di costrutti. Più alto è il livello della gerarchia su cui un costrutto è collocato, maggiore sarà il numero delle implicazioni nel suo campo subordinato delle implicazioni, cioè maggiore sarà il numero dei costrutti necessari a definire i suoi poli. Quindi se una persona conosce il suo posizionamento sui poli di un costrutto operante ad un alto livello di sovraordinazione, potrà probabilmente anticipare i suoi posizionamenti sui poli dell’ampia varietà di costrutti subordinati che implicano quel posizionamento. Cioè, il posizionamento sui poli di un costrutto sovraordinato può essere usato per monitorare probabilisticamente i posizionamenti sui poli dei costrutti che si trovano all’interno del suo campo subordinato delle implicazioni.

Dal momento che i posizionamenti sui poli dei costrutti che operano ad un alto livello di sovraordinazione dovrebbero avere un più ampio campo di implicazioni, ci si aspetta che essi mostrino una maggiore resistenza al cambiamento per contrasto rispetto ai costrutti operanti ad un più basso livello della gerarchia. Questo perché si assume che i livelli di ansia e minaccia varino in funzione del numero delle implicazioni disponibili.

La relativa resistenza al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto dei costrutti personali è la variabile dipendente principale della ricerca discussa nei capitoli seguenti. Essa sarà correlata alle implicazioni dei poli dei costrutti ed al loro livello gerarchico. Oltre ad un certo numero di questioni che saranno discusse in seguito, questa ricerca fornisce un test sull’utilità di alcune delle definizioni che sono state proposte in questo capitolo, in particolare quella del Corollario della Scelta.

 

4. Procedura, strumenti, scoring e specifiche predizioni sperimentali

 

4.1 Introduzione ed ipotesi sperimentali

Questa ricerca ha 3 obiettivi: innanzitutto tenta di sviluppare una metodologia per mezzo della quale una persona possa comunicare alcune caratteristiche delle sue reti di implicazioni di costrutto in un modo standardizzato e sistematico. Si auspica che queste rappresentazioni sistematiche forniscano poi spunti fertili per generare nuove ipotesi da esplorare in ulteriori ricerche. In secondo luogo lo studio vorrebbe fornire l’informazione necessaria per una analisi interna delle caratteristiche della metodologia della griglia delle implicazioni stessa. In effetti, molte delle caratteristiche importanti della griglia delle implicazioni non sono state comprese fino a che non sono stati raccolti i dati. Infine vengono messe alla prova specifiche predizioni relative al cambiamento dei costrutti personali, predizioni ricavate dalla teoria delle implicazioni di costrutto. Questo potrebbe fornire una dimostrazione dell’utilità della teoria e della metodologia ad essa associata.

Le quattro ipotesi generali ricavate dalla teoria delle implicazioni di costrutto e poste a verifica in questa ricerca sono:

1. che la relativa resistenza al cambiamento per contrasto dei costrutti personali sia direttamente correlata al campo sovraordinato delle implicazioni di questi costrutti. Questo deriva dal principio della massimizzazione dell’implicativeness totale del sistema e dall’idea che il livello di minaccia anticipato sia funzione diretta del numero delle implicazioni coinvolte nel cambiamento;

2. che i costrutti operanti ad un alto livello di sovraordinazione all’interno di un contesto gerarchico abbiano un campo sovraordinato di implicazioni più ampio rispetto ai costrutti che si trovano ad un basso livello. Questo non viene previsto per i costrutti che si trovano al più alto livello di sovraordinazione nella gerarchia;

3. che i costrutti operanti ad un alto livello di sovraordinazione in un contesto gerarchico abbiano un campo subordinato di implicazioni più ampio rispetto ai costrutti che si trovano ad un basso livello;

4. che i costrutti operanti ad un alto livello di sovraordinazione all’interno di un contesto gerarchico mostrino una maggiore resistenza al cambiamento per contrasto rispetto ai costrutti operanti ad un livello inferiore. (Questa ipotesi assume la validità dell’ipotesi 2).

Sebbene i dati permettano la verifica di un certo numero di ulteriori ipotesi (che saranno elaborate nel capitolo 6), queste erano quelle di maggiore interesse in questa esplorazione iniziale dell’implicazione di costrutto. Le esatte definizioni operazionali di queste ipotesi saranno presentate dopo l’esposizione della procedura generale, degli strumenti e dei metodi di scoring.

 

4.2 Soggetti

I soggetti di questo esperimento erano studenti universitari frequentanti un corso introduttivo di psicologia. Come parte delle richieste del corso, ad ogni studente era richiesto di partecipare come soggetto a quattro ore di sperimentazione in psicologia. Il consenso scritto per questo studio affermava semplicemente che si trattava di quattro ore di intervista intensiva sulla loro personalità, che i risultati sarebbero stati strettamente confidenziali e che ciascun soggetto, se lo avesse voluto, avrebbe avuto l’opportunità di avere la spiegazione dell’analisi matematica relativa ai dati della sua intervista. All’esperimento hanno partecipato un totale di 28 persone – 11 maschi e 17 femmine. L’età media era di 20 anni con un minimo di 18 ed un massimo di 31. Molti dei soggetti erano al primo o al secondo anno di college.

 

4.3 Procedura

1. L’introduzione. Quando una persona arrivava per la sua “intervista sulla personalità”, le veniva comunicato che eravamo interessati a che lei raccontasse se stessa in un modo particolare che in seguito potesse essere analizzato matematicamente. I risultati dell’intervista le sarebbero stati spiegati in seguito se lo avesse voluto e sarebbero rimasti completamente confidenziali. Inoltre le veniva esplicitato che sarebbe stata libera di andarsene e che avrebbe ottenuto comunque i crediti formativi come se avesse completato le quattro ore di l’intervista. (In realtà la durata media dell’intervista per soggetto è stata leggermente inferiore alle 3 ore). La persona veniva infine informata che ci sarebbero stati 5 minuti di pausa dopo ciascuna delle fasi dell’intervista e che altre pause sarebbero state possibili ogni volta che ne avesse avuto bisogno.

2. Elicitazione delle figure. Al soggetto veniva quindi richiesto di fornire i nomi propri di 9 persone che conosceva bene e che in quel momento giocavano un ruolo importante nella sua vita. Come possibili elementi venivano suggeriti genitori, fratelli in età vicina alla sua, fidanzati, fidanzate, datori di lavoro e compagni di stanza. Le uniche limitazioni poste sulla scelta degli elementi erano che il soggetto doveva conoscere la persona da almeno 6 mesi e che quella persona svolgesse al momento presente un ruolo importante nella sua vita.

3. Elicitazione di dieci costrutti subordinati. Dal momento che il contesto gerarchico utilizzato in questa ricerca doveva essere la costruzione da parte del soggetto di se stesso per come avrebbe desiderato essere (il sé ideale [NdT]), le triadi sono state create usando tutte le nove figure ed il soggetto stesso come uno degli elementi in ogni triade. Usare il soggetto come elemento in tutte le triadi garantisce che i costrutti elicitati siano rilevanti per il sé. Per generare il primo costrutto subordinato al soggetto veniva detto: “Siamo interessati a comprendere te e le persone che giocano un ruolo importante nella tua vita. Ora pensa per un momento a queste tre persone: te stesso, X (il nome della persona), ed Y (il nome della persona). C’è un modo importante in cui due qualsiasi di queste persone sono simili fra di loro e diverse dalla terza?”. Il processo veniva ripetuto altre nove volte utilizzando in ciascun caso nuove triadi. Dopo che il soggetto aveva generato il suo primo costrutto gli veniva chiesto di non ripetere più lo stesso costrutto, cioè gli veniva richiesto in effetti di generare 10 costrutti che fossero chiaramente diversi l’uno dall’altro. Quando aveva elicitato 10 costrutti usando se stesso e tutte le altre nove figure, gli veniva chiesto di rileggere la lista per essere sicuro che nessuno dei costrutti fosse semplicemente un rinominare uno degli altri. Se, dopo di ciò, allo sperimentatore alcuni dei costrutti sembravano simili fra di loro, lo sperimentatore stesso chiedeva al soggetto di spiegare le differenze fra gli specifici costrutti in questione. Quando sia il soggetto che il ricercatore erano certi che i 10 costrutti elicitati fossero chiaramente diversi l’uno dall’altro allora procedevano verso il passo successivo.

4. Polo preferito dei costrutti subordinati. A questo punto al soggetto veniva chiesto di indicare quale polo di ciascuna dimensione di costrutto fosse chiaramente descrittivo del tipo di persona che lui avrebbe desiderato essere. Gli veniva detto che non gli era richiesto di indicare il polo che lo descriveva in quel momento ma quello che descriveva come avrebbe preferito essere. Talvolta un costrutto sembrava non avere un chiaro polo preferito (cioè entrambi o nessuno lo erano), in questo caso dalle triadi venivano generati nuovi costrutti fino a quando sia i criteri della fase 3 che quelli di questa erano soddisfatti. La richiesta che vi fosse una chiara preferenza per uno dei due poli dei costrutti veniva fatta per assicurarsi che i poli avessero implicazioni nettamente diverse. Questi 10 costrutti venivano inseriti nella griglia delle implicazioni come costrutti da 1 a 10 e costituivano i costrutti subordinati della gerarchia della costruzione del sé ideale.

5. La tecnica gerarchica per l’elicitazione delle costruzioni sovraordinate della gerarchia del sé ideale. Al soggetto veniva ora chiesto di costruire le implicazioni sovraordinate dei suoi costrutti subordinati. Veniva scelto il suo primo costrutto subordinato e gli veniva detto così: “in questo costrutto tu hai preferito questo lato all’altro. Ciò che ora voglio comprendere è perché tu preferisci essere qui piuttosto che lì (indicando). Quali sono, per come li vedi tu, i vantaggi di questo lato in contrasto con gli svantaggi di quest’altro?”. Il soggetto generava allora una dimensione di costrutto che aveva un lato preferito. (Il soggetto 8, ad esempio, disse che preferiva essere riservato piuttosto che emotivo perché essere riservato implicava essere rilassato mentre essere emotivo implicava essere nervoso; quindi rilassato-nervoso era il primo costrutto sovraordinato nella gerarchia del sé ideale.) Il soggetto veniva fermato e la stessa domanda veniva posta in riferimento al costrutto appena generato. (Il soggetto 8 aggiunse che essere rilassato implicava una prestazione migliore mentre essere nervoso implicava una prestazione peggiore; quindi miglior prestazione-peggior prestazione è il secondo costrutto sovraordinato). Il soggetto generava di nuovo un costrutto con un lato nettamente preferito. La stessa domanda veniva posta ora per questo costrutto. Il processo continuava fino a quando (1) il soggetto non riusciva più a generare una nuova dimensione di costrutto o (2) fino a quando non aveva generato 10 di questi costrutti sovraordinati che egli considerava essere nettamente diversi l’uno dall’altro, sebbene fra loro correlati, e all’interno dei quali aveva indicato una chiara preferenza per uno dei poli. Se egli raggiungeva l’apice della sua gerarchia prima di generare dieci diversi costrutti, allora veniva scelto il secondo costrutto subordinato ed il processo veniva ripetuto fino a quando non venivano elicitati dieci costrutti sovraordinati.

Un precedente studio pilota aveva mostrato che le persone possono tipicamente generare da 8 a 12 costrutti sovraordinati di questo tipo (utilizzando come punti di partenza costrutti subordinati elicitati così come illustrato) prima di raggiungere il vertice della gerarchia. Nello studio pilota erano state elicitate le gerarchie complete per tutti e dieci i costrutti subordinati. Sebbene questo rendesse possibile ottenere informazioni estremamente interessanti, si doveva perdere molto tempo. Fortunatamente si è visto – come si poteva teoricamente prevedere in base alla teoria dei costrutti personali – che la catena dei costrutti sovraordinati nella gerarchia generata a partire dal primo costrutto subordinato veniva ripetuta praticamente sempre nelle gerarchie relative agli altri costrutti subordinati. Cioè stavamo intercettando la gerarchia generale di costrutti riguardanti il sé ideale in vari punti subordinati. Il Corollario dell’Organizzazione prevede che le linee di implicazione di questi costrutti debbano convergere ai più alti livelli di sovraordinazione, e questo è esattamente quello che si è trovato. Dovrebbe essere sottolineato che la specifica informazione fornita dall’utilizzo di questa tecnica fornisce enormi spunti per ulteriori ricerche. I soggetti erano estremamente interessati e coinvolti da questa fase della procedura sperimentale perché – in effetti – veniva loro chiesto di esplicitare alcune delle questioni principali della loro vita presente. Essi allo stesso tempo ordinavano queste questioni sulla base di una scala di valori o globali criteri di scelta. Sfortunatamente, il contenuto di queste gerarchie è solo tangenzialmente collegato agli interessi della presente dissertazione, ma permettetemi di invitare caldamente il lettore a spendere un po’ di tempo nell’esplorare il suo stesso sistema di costrutti – o quello di un amico – con questa tecnica. I costrutti che si trovano a questo livello di sovraordinazione sono di importanza fondamentale; esserne consapevoli è essenziale per comprendere il mondo di un altro essere umano – o noi stessi. (Per mantenermi all’interno della filosofia dell’alternativismo costruttivo, permettetemi di aggiungere velocemente un “forse” proposizionale alla precedente affermazione! L’invito, comunque, vale in ogni caso.)

I temi della realizzazione personale e dell’appartenenza si trovavano spesso all’interno delle gerarchie di costrutti elicitati dai soggetti. Ciò riflette le preoccupazioni lavorative e interpersonali che sembrano caratterizzare la tarda adolescenza in questa subcultura. Il seguente è un esempio dei costrutti all’apice (cioè i costrutti più sovraordinati) delle gerarchie dei soggetti: ottenere di più-ottenere di meno dalla vita; avere uno scopo nella vita-non avere uno scopo nella vita; realizzare di più-realizzare di meno; felice-infelice; vita-morte; divertirsi-passarsela male; soddisfazione-frustrazione; sentirsi voluti-sentirsi non voluti; stimolante-insulso e noioso; idee nuove-le stesse idee; avere obiettivi-non avere obiettivi; freddezza-calore emotivo; chiarezza-confusione; più divertimento-meno divertimento; lunatico-stabile; le persone ti aiuteranno-le persone non ti aiuteranno; perdere occasioni-godersi la vita; avere il rispetto degli altri-essere un reietto sociale; più conoscenza-meno conoscenza; cambiamento-identicità; essere di valore-essere senza valore; essere appagato nella vita-non essere appagato nella vita.

Per Kelly, il principio che sussume tutti i momenti di scelta è il principio della Scelta Elaborativa, il Corollario della Scelta. Detto in forma di costrutto esso potrebbe essere espresso così: espande o chiarifica la mia visione del mondo versus riduce o oscura la mia visione del mondo. La teoria dei costrutti personali assume che questo sia il criterio definitivo per la scelta. L’alternativismo costruttivo implica che potrebbero essercene degli altri.

Ai soggetti veniva a questo punto chiesto di rivedere la loro lista di costrutti sovraordinati per assicurarsi che fossero diversi l’uno dall’altro. I 10 costrutti sovraordinati venivano quindi inseriti nella griglia delle implicazioni come costrutti da 11 a 20.

6. La determinazione della relativa resistenza al cambiamento per spostamento sul poli di contrasto dei costrutti elicitati. I 20 costrutti elicitati venivano presentati ai soggetti a due a due in modo tale che ogni costrutto fosse accoppiato con tutti gli altri. Erano scritti su cartoncini di 3″ x 5″, ed il lato preferito di ciascun costrutto era evidenziato con un apposito segno grafico. I costrutti 1 e 2 venivano presentati al soggetto. Gli veniva detto: “Osserva questi due costrutti. I segni indicano i lati sui quali hai detto che preferiresti collocarti. Ora, assumiamo per il momento che tu debba spostarti dal lato preferito al lato non preferito di uno di questi costrutti, ma potessi rimanere dove preferisci sull’altro. Su quale di questi due costrutti preferiresti rimanere là dove ti trovi? Ricordati, dovrai cambiare sull’altro. Ciò che stiamo cercando di scoprire qui è: se tu dovessi cambiare, quale dei due cambiamenti sarebbe meno indesiderabile per te? Preferiremmo che tu facessi una scelta ogni volta che è possibile ma ci sono un paio di circostanze in cui troverai impossibile farlo. La prima è quando due cambiamenti sembrano essere entrambi non desiderabili allo stesso modo. In molti casi, tuttavia, dovresti essere in grado di individuare qualche differenza fra i due che ti possa permettere di prendere una decisione. Il secondo caso è quando non è logicamente possibile cambiare su un costrutto rimanendo lo stesso sull’altro. Questo è il caso in cui il cambiamento su di un costrutto implica logicamente che dovresti essere cambiato anche sull’altro costrutto. Fammi sapere quando accade una di queste due cose. Qualche domanda?”

A quel punto il costrutto 1 veniva accoppiato con tutti gli altri e poi rimosso dal mazzo ed il costrutto 2 veniva accoppiato con tutti i costrutti rimanenti, quindi veniva rimosso. Il processo continuava fino a quando tutti i costrutti erano stati appaiati l’uno con l’altro. La relativa resistenza al cambiamento per contrasto dei 20 costrutti poteva quindi essere determinata ordinandoli per ranghi grazie ad un calcolo che tenesse in considerazione il numero di volte che ciascuno costrutto aveva resistito al cambiamento nel corso della sequenza di accoppiamenti e scelte. La procedura esatta verrà discussa in seguito. La griglia di resistenza al cambiamento di ciascun soggetto è inclusa nell’appendice.

7. La tecnica della griglia delle implicazioni. Essenzialmente, la griglia delle implicazioni è una matrice delle implicazioni sovraordinate e subordinate che correlano un insieme di costrutti. In questa ricerca sono state incluse solo le relazioni di implicazione di forma parallela o reciproca. Al soggetto venivano date le seguenti istruzioni: “Considera per un momento questo costrutto (costrutto 1). Ora se tu dovessi spostarti avanti ed indietro da un polo all’altro – cioè, se tu ti svegliassi una mattina e realizzassi che saresti meglio descritto da un polo di questo costrutto mentre il giorno prima ti descriveva meglio il polo opposto – se tu realizzassi di essere cambiato in quest’unico aspetto – su quali altri costrutti dei rimanenti 19 sarebbe probabilmente cambiata la tua collocazione grazie al cambiamento in quest’unico costrutto? Cambiare avanti ed indietro in questo unico costrutto su quali altri costrutti potrebbe probabilmente farti cambiare? Ricorda, il cambiamento su questo unico costrutto è la causa, mentre i cambiamenti su questi altri sarebbero gli effetti conseguenti al cambiamento da un polo all’altro del primo. Ciò che mi piacerebbe scoprire, allora, è su quale di questi costrutti tu ti aspetteresti che avvenisse un cambiamento come risultato del sapere che ti sei spostato da un polo all’altro di quest’unico costrutto. La conoscenza della tua collocazione su questo primo costrutto potrebbe probabilmente essere usata per determinare la tua collocazione su quale di questi costrutti rimanenti?”

Il costrutto 1 veniva quindi accoppiato con ciascuno dei rimanenti. Il soggetto allora indicava effettivamente le implicazioni sovraordinate di forma parallela o reciproca del costrutto 1 in riferimento a tutti gli altri. Lo stesso processo veniva ripetuto per ciascuno dei 20 costrutti in modo da elencare le implicazioni sovraordinate di ciascun costrutto in riferimento all’insieme dei rimanenti 19. Dopo aver completato la griglia delle implicazioni, il soggetto aveva – in effetti – costruito 21 diverse personalità per se stesso. Ciascuna delle 20 colonne della griglia delle implicazioni rappresenta una possibile costruzione di sé alternativa che il soggetto ha preso in considerazione. La 21^ personalità è la sua costruzione del sé ideale ed è rappresentata dalle sue preferenze sui poli dei 20 costrutti. La facilità con cui le persone completavano questo compito è notevole; essa dà un indizio della complessità e della moltitudine di costruzioni di sé alternative che ciascuno di noi può anticipare per se stesso – così come per gli altri. La variabilità di ruolo all’interno delle persone è potenzialmente enorme. Perfino tra persone che potrebbero stare utilizzando gli stessi costrutti (definiti sulla base di implicazioni subordinate identiche) ci può essere comunque una grande differenza individuale nelle implicazioni sovraordinate di questi costrutti.

Le griglie delle implicazioni di ogni soggetto sono incluse nell’appendice (dal momento che ciascuno dei 28 soggetti ha costruito 21 personalità, la collezione ritrae 588 costruzioni di sé anticipate dai partecipanti). I pattern sulle colonne rappresentano le implicazioni sovraordinate dei vari costrutti. I pattern sulle righe, comunque, non corrispondono ai relativi pattern sulle colonne. I pattern sulle righe rappresentano le implicazioni subordinate dei vari costrutti in riferimento all’insieme dei costrutti. Cioè, un pattern di riga indica quei costrutti dell’insieme che potrebbero essere usati per implicare la posizione di una persona sui poli di un dato costrutto. Il dato costrutto, pertanto, è l’implicazione sovraordinata comune (di forma parallela o reciproca) di questi costrutti. Questi pattern di riga e di colonna dell’Impgrid (e perché no!) sono analoghi ai pattern dei costrutti e degli elementi nella Repgrid. La Repgrid è una matrice di costrutti riguardo a diversi costrutti (gli elementi), mentre l’Impgrid è una matrice delle reti delle implicazioni sovraordinate e subordinate che collegano uno specifico insieme di costrutti all’interno di un dato contesto. Il contesto in questa ricerca era le costruzioni di sé anticipate dalla persona, ma sono possibili molte modifiche del contesto. Sono possibili anche molti metodi di scoring ed analisi fattoriale della griglia delle implicazioni ed alcuni di questi verranno discussi più oltre.

8. Intervista post sperimentale e debriefing. Dopo il completamento della griglia delle implicazioni a tutti i soggetti veniva chiesto di commentare l’esperimento, in particolare in riferimento allo scopo che loro pensavano esso avesse. La grande maggioranza disse che era stato molto coinvolgente ed interessante e che aveva avuto la sensazione di essere intimamente compresa. Spesso i soggetti riportarono anche di aver ottenuto, come risultato della loro partecipazione, una maggior comprensione della loro visione del mondo. (In effetti la procedura sperimentale piacque così tanto che più di una dozzina di amici dei soggetti chiesero allo sperimentatore se anche loro potevano partecipare. Molti non erano studenti del corso introduttivo di psicologia). Quasi tutti i soggetti dissero di non avere alcuna idea di quale fosse lo scopo dell’esperimento. Tre soggetti azzardarono l’ipotesi che l’esperimento fosse pensato per testare la “coerenza logica” del loro pensiero. Ai soggetti venne poi chiesto nel dettaglio quali criteri avevano utilizzato per prendere le decisioni riguardo a quali costruzione di sé preferivano conservare nel corso della fase sperimentale in cui veniva determinata la relativa resistenza al cambiamento (Fase 6). Nessuno fu in grado di fornire una spiegazione su quali fossero i criteri delle proprie decisioni. Cioè, come sapevano quale scegliere? La risposta solitamente era “Non lo so; mi sembrava semplicemente di saperlo; sembrava la cosa giusta”. Questo tipo di domanda lasciò la maggioranza dei soggetti abbastanza perplessa. Lo sperimentatore poi rispose in dettaglio a ciascuna delle domande che i soggetti fecero relativamente all’esperimento. Il tempo necessario per completare l’esperimento in media fu di 2 ore e 53 minuti, con un minimo di 1 ora e 5 minuti ed un massimo di 4 ore e 40 minuti.

 

4.4 Scoring

Per i dati delle griglie di resistenza al cambiamento e delle griglie delle implicazioni è possibile utilizzare un’ampia gamma sistemi di scoring. Ne furono provati alcuni ed i loro risultati si avvicinano molto a quelli ottenuti con il metodo di scoring descritto più sotto. Il sistema utilizzato in definitiva in questo studio fu sviluppato principalmente nel tentativo di eliminare i punteggi pari.

 

1. Metodo di scoring della griglia di resistenza al cambiamento.

Lo scopo di questo metodo è di ordinare i 20 costrutti sulla base della loro relativa resistenza al cambiamento per contrasto. Poiché ai soggetti il cambiamento su alcune coppie di costrutti sembrava (1) ugualmente indesiderabile o (2) logicamente incompatibile, il numero effettivo di scelte per ciascuno dei costrutti variava. Si osservò anche che, non infrequentemente, gli appaiamenti di 3 o più costrutti avrebbero violato il principio di transitività, cioè, se A è maggiore di B e B è maggiore di C, allora A è maggiore di C. Per esempio, nelle coppie di costrutti A-B, B-C, A-C i soggetti potevano talvolta dire che sarebbero potuti cambiare su B piuttosto che A, cambiare su C piuttosto che B, ma avrebbero anche preferito cambiare su A piuttosto che C. Questi esempi potrebbero indicare che i costrutti A, B e C sono praticamente uguali per il soggetto quanto ad importanza relativa. (Vale la pena di notare che il tempo di latenza fra la presentazione di una coppia di costrutti e la decisione finale era molto più lungo per le coppie di costrutti molto simili; quindi i tempi di latenza potrebbero essere utilizzati come indicatori di resistenza in ricerche successive). La questione importante qui è che forzare un ordinamento per ranghi di costrutti molto simili (e questo accade soprattutto in strutture cognitive piuttosto semplici) aumenta la varianza dell’errore. Dal momento che il metodo di scoring usato forza l’ordinamento per ranghi dei costrutti lungo una scala a 20 livelli, dobbiamo valutare cautamente i risultati di questo studio. Per ordinare i 20 costrutti sono state applicate le seguenti regole in ordine di importanza:

 

I. Per ciascun costrutto ottenere il numero totale di volte in cui aveva resistito al cambiamento (il punteggio di resistenza). Ottenere il numero di scelte effettive per ciascun costrutto (il suo effettivo punteggio di scelta). Il punteggio di scelta effettivo è 19 meno la somma dei numeri di coppie logicamente incoerenti e delle coppie di costrutti ugualmente indesiderabili.

 

II. Collocare tutti i costrutti per i quali i soggetti non hanno mai scelto di cambiare polo. Di questi, a quello con la maggior resistenza viene assegnato il rango 1, i rimanenti sono quindi ordinati nei termini di punteggi di resistenza decrescenti. (Quando accadeva che due costrutti avessero lo stesso punteggio, a ciascuno di loro veniva assegnato come rango il valore della media dei ranghi che avrebbero ottenuto se non fossero stati pari).

 

III. I rimanenti costrutti venivano ordinati in ordine di punteggio decrescente di resistenza a meno che:

a. due o più costrutti non avessero uguale punteggio di resistenza. Questi costrutti erano quindi ordinati considerando quanto ciascuno di essi avesse resistito più spesso al cambiamento nei confronti diretti con gli altri che avevano lo stesso punteggio. Se questo non poteva essere determinato sulla base della griglia (ad esempio nessuna scelta effettiva aveva avuto luogo all’interno di quell’insieme), allora erano ordinati secondo il punteggio crescente delle scelte effettive (al costrutto che aveva resistito al cambiamento in 9 delle 13 scelte effettive veniva dato un rango numericamente più basso – indicante una maggior resistenza al cambiamento – rispetto ad un costrutto che aveva resistito al cambiamento 9 volte su 19. La logica qui è che il punteggio di resistenza del primo costrutto sarebbe potuto essere più grande se il numero delle scelte effettive fosse stato uguale);

b. due costrutti avessero punteggi di resistenza che differivano solo di un punto. Se il punteggio delle scelte effettive è uguale o maggiore del punteggio delle scelte effettive dell’altro costrutto, l’ordine dei ranghi fra questi due costrutti viene determinato sulla base dei loro accoppiamenti sulla griglia, cioè, quello che resisteva al cambiamento nel confronto diretto riceveva un rango minore indicante quindi una maggiore resistenza al cambiamento. Se l’accoppiamento era indeterminato, allora venivano ordinati in funzione del punteggio di resistenza.

Un metodo più semplice ma in qualche modo meno accurato di assegnazione dei punteggi per la grigia di resistenza al cambiamento sarebbe stato ordinare i costrutti in funzione della percentuale di volte in cui ciascuno aveva resistito al cambiamento. Questo però avrebbe fatto aumentare il numero dei punteggi pari. È da notare che gli ordinamenti prodotti da ciascuno di questi metodi riflettono una gerarchia approssimativa dei valori o degli investimenti del soggetto. Le coppie di costrutti logicamente incompatibili probabilmente indicano costrutti ad elevata somiglianza nella struttura fattoriale.

 

2. Metodo di scoring per la griglia delle implicazioni.

Devono ancora essere esplorati tutti i modi in cui è possibile analizzare la griglia delle implicazioni. Alcuni di questi saranno discussi nel capitolo 6. In questo studio il metodo usato è stato il seguente:

a. per ciascun costrutto sono state sommate le colonne ad indicare il campo sovraordinato di implicazioni di primo ordine. Poi sono stati sommati i campi sovraordinati di implicazioni per gli specifici costrutti nel campo sovraordinato di implicazioni di un dato costrutto. Questa somma rappresenta il campo sovraordinato di implicazioni di secondo ordine per il costrutto dato. I 20 costrutti sono stati quindi ordinati in ranghi sulla base delle loro implicazioni sovraordinate di secondo ordine. Il rango 1 significava che quel costrutto aveva il maggior numero di implicazioni di secondo ordine. Si è scelto di utilizzare il secondo ordine di implicazioni per minimizzare i casi in cui due costrutti potevano avere punteggio uguale. In effetti la correlazione fra i punteggi delle implicazioni di primo ordine e quelli delle implicazioni di secondo ordine era estremamente alta, quindi la scelta di usare le implicazioni di secondo ordine piuttosto quelle di primo è stata probabilmente ininfluente sui risultati finali. (Si noti che i campi sovraordinati delle implicazioni comprendono relazioni fra costrutti di forma sia reciproca che parallela);

b. i campi sovraordinati delle implicazioni dei costrutti subordinati [e dei costrutti sovraordinati] erano, rispettivamente, la somma delle somme delle colonne da 1 a 10, e la somma delle somme delle colonne dal 11 a 20;

c. i campi subordinati delle implicazioni per i costrutti subordinati e sovraordinati erano, rispettivamente, la somma delle somme delle righe da 1 a 10 e la somma delle somme delle righe da 11 a 20.

 

4.5 Ipotesi formulate operazionalmente

1. L’ordine di rango dei costrutti così come derivato dalla griglia di resistenza al cambiamento dovrebbe essere positivamente correlato in maniera elevata con l’ordine di rango derivato dalla griglia delle implicazioni.

2. La somma, nella griglia delle implicazioni, delle somme delle colonne da 1 a 10 dovrebbe essere significativamente minore della somma delle somme delle colonne da 11 a 20.

3. Nella griglia delle implicazioni la somma delle somme delle righe da 1 a 10 dovrebbe essere significativamente inferiore della somma delle somme delle righe da 11 a 20.

4. I costrutti da 11 a 20 dovrebbero avere ordine di rango medio di resistenza al cambiamento inferiore (indicante una maggior resistenza al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto) rispetto ai costrutti da 1 a 10.

 

5. Risultati

I migliori risultati di questa ricerca hanno poco a che fare con le ipotesi avanzate nell’ultimo capitolo. Questa ricerca ha fornito una serie di osservazioni su (1) il processo del “fare” ricerca in sé, (2) le persone che hanno partecipato allo studio, (3) le costruzioni delle persone su cosa questo studio concernesse e (4) le caratteristiche delle tecniche impiegate. Queste osservazioni hanno sollevato una miriade di domande e sono proprio queste domande che costituiscono i migliori risultati della ricerca. Come esempio permettetemi di citare le prime due persone che hanno partecipato (Appendice, soggetti 1 e 2). Il soggetto 1 era una ragazza di 19 anni, intelligente, calma, molto attraente, ben vestita, appartenente ad una delle “migliori” associazioni universitarie femminili. Notando la vistosa ostentazione di un anello di diamanti piuttosto grande, lo sperimentatore chiese se si fosse recentemente fidanzata – domanda a cui lei risposte con un raggiante e caldo “Oh sì, domani sono due settimane!” In risposta ad una domanda rispetto a quando il lieto evento avrebbe avuto luogo lei disse – con pari splendore – “Appena fra due anni e mezzo!” Questo fu abbastanza sconcertante, ma l’esperimento proseguì fluidamente; infatti eravamo in anticipo e per tre volte con comodo ci eravamo presi dieci minuti di pausa. Poi, al costrutto 16 della griglia delle implicazioni, oltre a dare le risposte riportate nella griglia, questo soggetto ebbe un episodio di enuresi. Avete letto correttamente, questo fu sconcertante: che ciò potesse accadere non era stato preso in considerazione nella programmazione della dissertazione. Per risparmiare alla ragazza l’imbarazzo dell’essere vista da tutti, completammo rapidamente l’esperimento ed escogitammo uno stratagemma di modo che lei potesse andarsene con aplomb – e con il di dietro bagnato. Si discusse a lungo riguardo al fatto se quanto accaduto fosse o meno l’espressione di una costruzione preverbale. È interessante notare che il costrutto 3, volersi sposare-non volersi sposare, implica realisti-ingenuo (numero 9), prospettiva centrata sul sé-prospettiva più ampia (numero 16), e di mentalità retta-di mentalità aperta (numero 17). Esso è implicato dal costrutto di cui si ha bisogno-di cui non si ha bisogno (numero 15), utile-inutile (numero 20) e prospettiva centrata sul sé-prospettiva più ampia (numero 16). Quindi i costrutti 16 e 3 sono reciprocamente collegati e questa è l’unica implicazione reciproca del costrutto 3. Il costrutto 16, comunque, ha un’alta correlazione reciproca con gli altri costrutti della griglia, mentre il 3 no. Sembra che il soggetto non abbia elaborato le implicazioni del volersi sposare, dal momento che un’implicazione reciproca è indice di un altro grado di somiglianza funzionale fra costrutti. Quindi, estendere le implicazioni del costrutto 16 può averle permesso di elaborare il significato del volersi sposare. In ogni caso, lei produsse “risultati” interessanti.

Dopo di questo episodio, e con molta trepidazione,lo sperimentatore un po’ titubante cominciò l’intervista con il soggetto 2. Si trattava di un maschio di 23 anni, magro, non rasato, spettinato, sospettoso, meditabondo. Sembrava molto interessato al compito e spesso fu profondamente assorto nei suoi pensieri, soprattutto in riferimento al concetto buddista di unità (vedi il costrutto 14, unito-isolato). Grazie ad un processo fatto di lunghe ed intellettualistiche argomentazioni relative a ciascuna implicazione, egli produsse una griglia delle implicazioni con un pattern notevolmente simmetrico. Alla fine dell’esperimento chiese di vedere la sua griglia delle implicazioni. La osservò attentamente per un po’ di tempo e quindi ne commentò la simmetria e l’interconnessione. Chiese se l’esperimento era teso a verificare la “coerenza logica” del suo pensiero e gli si rispose di no. Allora disse: “È un po’ paranoico, no?” ed a questo lo sperimentatore rispose “Non sono sicuro di comprendere cosa intendi per paranoico”. Disse: “Se c’è veramente rispetto della privacy qui, te lo dico. Sono in una specie di terapia – con uno psichiatra – una terapia di gruppo. La conosci? Lui dice che sono schizo-paranoide. Sono isolato, paranoico e tossicodipendente – soprattutto dalla marijuana, ma è da un po’ che non mi faccio più”. Raccontò che negli ultimi 5 anni aveva fatto una vita piuttosto ritirata e sulla base di questo si spiegava la coerenza del suo pensiero. “Se non hai niente altro da fare – se sei così isolato come io lo sono stato – allora ti rimangono solo i tuoi pensieri. È quello che faccio io, li metto in ordine, è tutto quello che faccio… oh, spesso sono depresso. Non si può mai cambiare il mondo, quindi credo di aver semplicemente rinunciato, è tutto”. La sua unica ambizione nella vita era diventare uno scrittore (costrutto 12). Il suo commento suggerisce che il mantenimento di una struttura così stretta e semplice ha bisogno delle seguenti tattiche: l’uso di costrutti molto strani, lassi o permeabili; la frequente estorsione di validazioni – ostilità; un generale ritiro da situazioni potenzialmente invalidanti (cioè costrizione del campo percettivo). Si noti che l’invalidazione di solo uno di questi costrutti produrrebbe un cambiamento massivo delle implicazioni nella direzione della minaccia; è forse per questa ragione che egli non può concepire un mondo che cambia, che evolve. La sua griglia delle implicazioni è insolita nella misura in cui non ci sono differenze significative tra i suoi costrutti sovraordinati e subordinati rispetto ai loro campi delle implicazioni sovraordinate (Chi quadrato = -0.15), o subordinate (Chi quadrato = +0.04). (Un segno negativo significa che i costrutti subordinati hanno più implicazioni dei sovraordinati.) I risultati relativi all’ipotesi della minaccia (la relativa resistenza al cambiamento per contrasto correlata con l’ampiezza del campo delle implicazioni sovraordinate), comunque, erano nel suo caso molto significativi (Rho = +0.82, p<.0005, test ad una coda).

Forse anche il soggetto 15 dovrebbe essere citato. Era una matricola di 18 anni, un giocatore di baseball, alto, allampanato, con i capelli a spazzola. Si descrisse come “il figlio unico – e viziato! Non sono davvero bravo in nulla ma ho bisogno che le persone mi dicano che sono importante; mi piace vedere il mio nome sul giornale. Penso che sia per questo che mi attacco con le unghie e con i denti al baseball… Io e mamma – noi siamo assieme! Credo che lo usiamo, papà. A lui non piace il baseball, ma mamma – a lei piace qualsiasi cosa io faccia. È veramente grande, è la mia più grande fan. Viene a tutte le partite. Lo sai quale è il mio obiettivo? (timidamente) Io voglio fare l’università e quando mi laureo dare a mamma la mia felpa ufficiale, così lei la può mettere al suo club. Ne sarebbe orgogliosa, me l’ha già detto”. E più tardi: “Avere successo e potermi sentire importante, questa è la cosa principale che io voglio dalla vita”. Oltre a ricordare una scena morbosa della commedia di Edward Albee The american dream, egli produsse una griglia delle implicazioni interessante. Il costrutto 20 – sentirsi importante-sentirsi non importante – mostra la maggiore resistenza al cambiamento per contrasto ed il più alto numero di implicazioni sovraordinate. Esso ha anche un numero piuttosto grande di implicazioni subordinate. Questa dimensione sembra rappresentare un punto instabile di equilibro – o di feedback positivo – in questo sottosistema, perché può essere sia la causa che la conseguenza di molti cambiamenti. Pertanto un movimento per contrasto su questo costrutto produrrebbe probabilmente una spirale di euforia o di depressione. Il costrutto 8 – ebreo-presbiteriano – è interessante perché ha mostrato il secondo grado di resistenza al cambiamento per contrasto, ma non ha implicazioni sovraordinate – il che è esattamente il contrario di quanto ci si potrebbe aspettare sulla base dell’ipotesi della minaccia. Quando gli venne chiesto cosa sarebbe accaduto se avesse fatto un movimento nella direzione di diventare ebreo, egli rispose che gli piacevano gli alberi di Natale ed il maiale e quindi non vedeva alcun vantaggio nel diventare ebreo. Raccontò di aver una volta conosciuto una persona ebrea che non gli era molto piaciuta. L’ovvia scarsità di costrutti correlata al polo “ebreo” del costrutto suggerisce che l’elevata resistenza al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto rappresenti qui l’evitamento dell’ansia piuttosto che della minaccia. Essere ebreo è un contesto che si trova al di fuori del campo di pertinenza del suo sistema, fatta eccezione per alcune connotazioni vagamente sfavorevoli.

Un altro costrutto che funzionava in modo simile su parecchie altre griglie era il costrutto maschile-femminile. Qui parecchi maschi mostravano punteggi di alta resistenza al cambiamento per questa dimensione, ma le loro griglie delle implicazioni rivelavano che femminile-maschile aveva poche implicazioni differenziali (fatta eccezione alla resistenza opposta al movimento verso il polo femminile). Forse, in parte, la stabilità di personalità, ruoli, atteggiamenti morali ed opinioni consegue alla relativa assenza di implicazioni correlate al movimento verso il polo i contrasto; come dire che la strategia di censura ed altre forme di controllo repressivo sono basate, in parte, sul mantenimento di condizioni d’ansia in riferimento a numerosi cambiamenti per contrasto. Virtù, da questo punto di vista, è sinonimo di ignoranza. Si dovrebbe notare che la presenza in questo studio di costrutti in grado di generare una transizione d’ansia costituisce una fonte considerevole di varianza legata all’errore in riferimento all’ipotesi della minaccia che viene testata: essi non erano stati anticipati. La tecnica di collocare costrutti che sono molto resistenti al cambiamento, ma hanno poche implicazioni, dovrebbe essere di interesse nella futura ricerca relativa all’ansia. Si auspica che queste considerazioni possano dare al lettore alcune indicazioni sulle ipotesi che si possono formulare grazie ad un esame accurato dei dati riportati in Appendice.

 

L’analisi statistica dei dati riferita alle ipotesi sperimentali ha dato i seguenti risultati:

Ipotesi 1. La relativa resistenza al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto dei costrutti personali sarà direttamente correlata al campo sovraordinato di implicazioni di quei costrutti.

 

Utilizzando l’ordine di rango relativo alla resistenza al cambiamento e l’ordine di rango relativo alle implicazioni sovraordinate di secondo ordine si sono calcolate le correlazioni Rho di Spearman per i 20 costrutti. Esse sono riportate in Appendice. Le 20 correlazioni sono state poi convertite in punti Z di Fisher per poter calcolare la Rho di Spearman media per il gruppo. A dispetto della presenza dei 52 costrutti potenzialmente generatori d’ansia prima discussi, l’effetto della minaccia è sostanziale e molto significativo (Rho medio = +0.59, t = 3.708, p<.0005, ad una coda, df = 26).

 

Ipotesi 2. I costrutti ad un alto livello di sovraordinazione in un contesto gerarchico avranno un campo sovraordinato di implicazioni maggiore dei costrutti ad un basso livello. La significatività della differenza nella frequenza dei costrutti sovraordinati e subordinati è stata determinata utilizzando la distribuzione Chi quadrato per ciascuno di loro. I risultati individuali sono riportati in Appendice. Considerati complessivamente, i costrutti sovraordinati hanno almeno il 18% di implicazioni sovraordinate in più rispetto ai costrutti subordinati (17.89%, chi quadrato = 618.34, df = 27, p molto significativamente inferiore a .001, dal momento che il valore di Chi quadrato richiesto per questa probabilità è 55.48).

 

Ipotesi 3. I costrutti ad un alto livello di sovraordinazione in un contesto gerarchico avranno un campo subordinato di implicazioni maggiore dei costrutti ad un basso livello. I punteggi di Chi quadro individuali si trovano in Appendice. Si è trovata una differenza di circa il 19% – in più relativamente alle implicazioni subordinate per i costrutti sovraordinati (18.89 %, chi quadrato = 1012.65, df = 27, p molto significativamente inferiore a .001, dal momento che il valore di Chi quadrato richiesto per questa probabilità è 55.48.)

 

Ipotesi 4. I costrutti ad un alto livello di sovraordinazione in un contesto gerarchico mostreranno una maggiore resistenza al cambiamento per contrasto dei costrutti che si trovano ad un basso livello. Per ogni soggetto si è calcolato il rango medio di resistenza per ciascuno dei due gruppi di costrutti subordinati e sovraordinati. I ranghi vanno da 1 a 20 dove 1 indica una resistenza maggiore. Nel complesso, l’ordine di resistenza medio dei costrutti sovraordinati è 7.86; l’ordine di resistenza medio dei costrutti subordinati è 13.14, la differenza media di 5.28 è davvero altamente significativa (t = 10.369, p < .0005, ad una coda, df = 27). Ulteriori analisi dei dati verranno discusse nel capitolo che segue.

 

6. Discussione ed implicazioni per ulteriori ricerche

I risultati di questa ricerca hanno fornito prove iniziali sostanziali a favore dell’utilità della teoria delle implicazioni di costrutto e delle associate metodologie del metodo gerarchico, della griglia della resistenza al cambiamento e della griglia delle implicazioni. Il significato teoretico più ampio di questi risultati è che essi forniscono sostegno sperimentale ai Corollari della Scelta e dell’Organizzazione della teoria dei costrutti personali. Inoltre essi sottolineano di nuovo l’importanza del primo principio di Kelly: “se non sai, chiedi alla persona: potrebbe semplicemente risponderti!”. Le metodologie di questo studio sono semplicemente i mezzi grazie ai quali una persona può spiegare la sua visione del mondo, in modo sistematico, ad un ricercatore ottuso.

 

Ora, in un capitolo come questo, è forse un po’ ridondante dire che una dissertazione sulle implicazioni ha delle implicazioni per ulteriori ricerche, ma questo è proprio il caso. Queste idee al momento non sono fra loro integrate, quindi verranno presentate senza un ordine preciso:

 

1. Il razionale e la metodologia della teoria delle implicazioni di costrutto necessitano ovviamente di una validazione sperimentale che si avvalga di numerose condizioni di confronto fra i soggetti e forse anche di correlati non verbali. Questo studio è uno studio correlazionale.

 

2. Dal momento che un cambiamento scalare è un cambiamento nell’ordine di grandezza utilizzata per descrivere un’alternativa di costrutto, l’approccio generale di questa ricerca potrebbe essere utile per esplorare questa intrigante forma di cambiamento dei costrutti. È interessante notare che ad una ricostruzione scalare può, o meno, conseguire un cambiamento nelle implicazioni; pertanto, in combinazione con altri fattori, i cambiamenti scalari possono essere usati per stabilizzare o modificare una rete di implicazioni. L’uso di costruzioni scalari sembra correlare con il processo di allentare e restringere sottosistemi di costruzione. Il cambiamento scalare sembra essere determinato dall’aumento o dalla diminuzione del numero di costrutti subordinati che possono essere usati per implicare un certo posizionamento sui poli di un certo costrutto.

 

3. Il Corollario della Scelta e l’interpretazione del Corollario della Modulazione basata sull’incompatibilità inferenziale suggeriscono una modalità per determinare il grado di permeabilità dei costrutti. Se è così, questo potrebbe permettere al terapeuta di anticipare le conseguenze del collegare fra di loro vari costrutti. (Il termine inferenza si riferisce qui all’inferenza psicologica: essa non è necessariamente equivalente all’inferenza logica)

 

4. Costellazioni, prelatività e proposizionalità sono stati definiti in precedenza come una particolare classe di costrutti sovraordinati riguardanti vari sottosistemi di costrutti. L’interconnessione fra i costrutti non è stata in alcun modo considerata come una misura di costellatorietà o proposizionalità. Una definizione come quella qui proposta fornisce un nuovo punto di partenza per future ricerche.

 

5. L’importanza dei costrutti sovraordinati di una persona, costrutti che riguardano i sottosistemi e il processo di costruire in sé, è enorme e relativamente inesplorata. Il capitolo 7 è stato scritto per illustrare questo punto. L’interesse per la posizione gerarchica dei costrutti presente in questo scritto riflette un forte interesse nel comprendere la rete di costrutti molto sovraordinati che riguardano il processo del costruire, cioè il processo ricostruttivo. Impulsività, rigidità, proposizionalità, presa di decisione e cicli della creatività, sembrano tutti collegati a questi costrutti sovraordinati che riguardano la gestione del processo costruttivo e l’anticipazione della condizione del sistema di costrutti risultante. Quest’idea relativa al monitoraggio del processo di costruzione ha fornito la base per le ipotesi sul movimento per contrasto esplorate in questa ricerca. Il Corollario della Scelta e l’associata ipotesi della minaccia sono costruzioni che in una certa misura sembrano governare i processi costruttivi della maggioranza delle persone che hanno partecipato all’esperimento. In ogni caso, abbiamo bisogno di comprendere molto di più riguardo alle anticipazioni delle persone ed alle loro costruzioni sul processo di costruire – i loro principi di “gestione del sistema”, per così dire. La creatività può essere vista come un insieme di questi principi sovraordinati; se è così, questi principi possono essere comunicati e modulati.

 

6. Ad illustrazione della questione appena sollevata, l’ipotesi seguente ha ricevuto un certo sostegno in uno studio pilota: il cambiamento nelle implicazioni subordinate di un costrutto (cioè allentamento e restringimento) sarà favorito da una precedente stabilizzazione delle implicazioni sovraordinate del costrutto; allo stesso modo, il cambiamento nelle implicazioni sovraordinate di un costrutto sarà favorito da una precedente stabilizzazione delle implicazioni subordinate del costrutto. Questa idea deriva dall’ipotesi della minaccia e dal principio della massimizzazione della implicativeness totale del sistema già più volte citati in questa dissertazione. Un caso analogo in psicoterapia è la risoluzione del transfert grazie all’uso della rassicurazione. Ciò corrisponde all’idea che una riorganizzazione nei costrutti può aver luogo solo da una posizione di relativa stabilità. La tecnica della griglia delle implicazioni sarà presto usata per verificare formalmente queste ipotesi.

 

7. La griglia delle implicazioni sembra essere una tecnica promettente per individuare le dimensioni di costrutto lungo le quali con grande probabilità potrebbero avere luogo una formazione reattiva o un’estrema trasformazione comportamentale.

 

8. In questa ricerca con la griglia delle implicazioni sono state analizzate solo le forme parallele e reciproche delle implicazioni di costrutto ma anche le forme ambigue ed ortogonali possono essere studiate con questa tecnica. Le relazioni ortogonali possono indicare i punti di transizione da un sistema gerarchico all’altro. I dilemmi implicativi relativi alle implicazioni di tipo ambiguo sembrano collegati al conflitto ed alla teoria del doppio legame, e sono, quindi, di particolare interesse clinico.

 

9. Il mantenimento dell’identità trans-contestuale dei costrutti è stato precedentemente citato come un problema bisognoso di risoluzione. Forse in questo caso potrebbe essere utile l’esplicitazione analitica dei campi delle implicazioni del dato costrutto.

 

10. L’eccellente dissertazione di Jennings (1963) riguardava la modifica sperimentale delle fasi di allentamento e restringimento del ciclo della creatività. La teoria dell’implicazione di costrutto suggerisce che le implicazioni subordinate, o le implicazioni sovraordinate di un costrutto, o entrambe, possano essere allentate o ristrette. Gli effetti sistematici di queste variazioni devono ancora essere esplorati (vedi anche 6, più sopra).

 

11. Molti ricercatori si sono interessati alle differenze fra costrutti personali e forniti dallo sperimentatore. Isaacson (1962) e Cromwell e Caldwell (1962), per esempio, hanno scoperto che i costrutti personali davano origine a punteggi più estremi che i costrutti forniti. La distinzione è tuttavia arbitraria perché tutte le costruzioni sono costruzioni personali. Questa dissertazione sostiene l’ipotesi che la minaccia potenziale relativa al cambiamento di un costrutto è una funzione della sua importanza in termini di implicazioni. Ora, se può essere dimostrato che le implicazioni sistematiche differenziali dei costrutti “personali” sono significativamente maggiori delle implicazioni dei costrutti “forniti dagli sperimentatori”, allora ci si potrebbe aspettare che sarebbe chiaramente più importante risolvere l’ambivalenza costruttiva di questi costrutti di elevata importanza in termini di implicazioni piuttosto che di quelli con una bassa importanza.

 

12. Resnick e Landfield (1961) nella loro ricerca sul Corollario della Dicotomia hanno distinto fra costrutti logici (ad esempio maturo-immaturo) e costrutti “inusuali” (ad esempio intelligente-cattivo). Forse i costrutti “inusuali” rappresentano una relazione di implicazione altamente costellatoria fra due dimensioni di costrutto (ad esempio intelligente-stupido e buono-cattivo). Un modo di andare a verificare se i costrutti “inusuali” rappresentano una relazione di questo tipo sarebbe chiedere al soggetto se tutti gli eventi che sono descritti dalla negazione del polo di un costrutto devono necessariamente e in tutti i casi essere descritti dal suo polo di contrasto.

 

13. La distinzione di Newman (1957) fra costrutti del sé-stabile e costrutti che riguardano il sé-movimento suggerisce – in termini di implicazioni di costrutto – che il movimento sui costrutti del sé stabile potrebbe essere limitato o dall’ampia invalidazione delle implicazioni (minaccia) o dall’assenza di una alternativa sufficientemente elaborata (ansia). L’inverso si dovrebbe prevedere in riferimento ai costrutti che riguardano il sé in movimento. La metodologia dell’Impgrid potrebbe essere usata per verificare questa ipotesi.

 

14. Questa stessa metodologia potrebbe essere usata per chiarire il significato dell’affascinante gradiente di generalizzazione di Bieri (1953). Questo effetto potrebbe essere spiegato se fosse dimostrato che la somiglianza dei costrutti è direttamente correlata al grado di interconnessione delle loro implicazioni sovra-ordinate in un dato contesto gerarchico. Quindi, quando l’invalidazione di un costrutto minaccia di invalidare la rete gerarchica delle implicazioni, la stabilizzazione di costrutti simili avrebbe la funzione di preservare l’integrità implicativa di questa rete.

 

15. L’esplicitazione delle implicazioni di entrambi i poli dei costrutti dovrebbero permettere di differenziare più chiaramente tra costrutti che possono generare ansia e costrutti che possono generare minaccia. Dovrebbe inoltre fornire una base per anticipazioni differenziali riguardanti il grado relativo di minaccia o di ansia, dal momento che questi sono concepiti come funzione del campo delle implicazioni dei costrutti disponibili.

 

16. I costrutti nucleari e periferici possono essere distinti sulla base del numero delle implicazioni nei rispettivi campi delle implicazioni. Questa informazione potrebbe essere di particolare interesse per lo psicoterapeuta.

 

17. Nel corso dell’elicitazione delle gerarchie di costrutti mediante il metodo gerarchico si è osservato che occasionalmente una specifica etichetta di costrutto poteva essere attribuita a costrutti collocantisi a diversi livelli della gerarchia, ad esempio se i costrutti A, B e C implicano X, ed X implica D, E ed F, allora talvolta D, E, ed F potrebbero implicare X di nuovo, e questo, a sua volta, potrebbe implicare G, H ed I. Il costrutto che si comportava più spesso in questo modo era il costrutto felice-infelice. Il significato teorico di questo fenomeno non è stato ancora chiaramente compreso. Esso potrebbe significare semplicemente che le etichette di costrutto devono essere indicizzate al modo della Semantica Generale, con dei pedici che indicano la loro posizione nella gerarchia.

 

18. Con i dati della Impgrid è possibile utilizzare le varie tecniche per l’analisi fattoriale che sono state utilizzate per la Repgrid. Il gran numero di indici che si possono ricavare dall’analisi fattoriale sia per le righe che per le colonne della Impgrid è ancora in fase di elaborazione. Si è programmato di rianalizzare nel prossimo futuro i dati di questo studio alla luce di queste ulteriori analisi. Auspicabilmente, allo stesso modo, sarà possibile verificare alcune ulteriori ipotesi.

 

19. Sono possibili numerosi confronti fra i dati dell’Impgrid e della Repgrid. Ad oggi, abbiamo solo un numero limitato di protocolli da persone che hanno completato entrambe le griglie. Gli studi pilota di J. R. Adams-Webber e di E. L. Morse (The Ohio State University, 1965) gettano luce – fra le altre cose – su questo aspetto della ricerca sulla teoria dei costrutti. I vantaggi di usare i dati di queste due tecniche combinandoli assieme non sono stati ancora sfruttati.

 

20. Mentre sono possibili molte modifiche della Impgrid, essa in questo studio è stata usata per indicare le forme parallele e reciproche delle implicazioni fra costrutti all’interno della gerarchia del sé ideale. È possibile anche analizzare i pattern delle relazioni reciproche e parallele separatamente. Sulla Impgrid, le celle che indicano relazioni reciproche sono nei punti di simmetria fra righe e colonne di ciascun costrutto. Si suppone che una relazione reciproca fra due costrutti indichi un alto livello di somiglianza funzionale fra i due costrutti. È da notare che il rimanente dei pattern della griglia delle implicazioni per i due costrutti reciprocamente correlati può differire ampiamente, come era il caso dei costrutti 16 e 3 per il soggetto 1 citato nel Capitolo V, o potrebbero essere quasi identici. Come suggerito dall’esperienza del soggetto 1, pattern marcatamente diversi possono avere un significato clinico. Ora, se le relazioni reciproche implicano una somiglianza funzionale, allora sembra chiaramente probabile che (1) il numero di tali relazioni reciproche e (2) le specifiche relazioni reciproche per ciascun costrutto possano essere facilmente utilizzati per predire la similarità fattoriale – o l’appartenenza ad un cluster – di tutti i costrutti sulla Impgrid. Cioè il costrutto che mostra il più alto numero di relazioni reciproche con gli altri costrutti dell’Impgrid dovrebbe apparire come il centro del primo cluster in una analisi fattoriale della griglia. La Impgrid per il soggetto 8 (vedi Appendice) ne fornisce forse la più chiara illustrazione. Sono da notare particolarmente i due blocchi di implicazioni reciproche per i costrutti 17, 18, 19 e 20 ed i costrutti 10, 11, 12, 13, 15 e 16. Quando analizzati questi dovrebbero apparire come due differenti cluster. È da notare come i costrutti 11 e 16 abbiano il più alto numero di implicazioni reciproche all’interno della matrice dell’Impgrid: essi dovrebbero quindi avere i maggiori pesi in una analisi fattoriale. Quello che si suggerisce qui è che forse potrebbe essere psicologicamente più vantaggioso analizzare solo i pattern di relazioni reciproche. Questa variante è al momento in fase di esplorazione.

 

21. La metodologia della griglia delle implicazioni è stata sviluppata principalmente come strumento per esplorare direttamente le relazioni fra costrutti. Sono possibili molte varianti. Per esempio si possono generare molte griglie delle implicazioni per un’ampia varietà di contesti e condizioni di somministrazione (sarebbe interessante vedere se il numero totale delle implicazioni su una griglia varia in funzione della credulità dell’esaminatore, per esempio). Una variante interessante potrebbe essere chiedere ad un soggetto di pensare ad una particolare persona (ad esempio uno degli elementi della Repgrid). Poi chiedergli di dire quali altre posizioni sui vari costrutti le attribuirebbe se solo conoscesse la sua collocazione su di un dato costrutto e non sugli altri. L’Impgrid risultante ritrarrebbe la rete delle implicazioni relative alla costruzione di quest’altra persona. La procedura potrebbe essere poi ripetuta usando di volta in volta diverse figure. Ci si aspetta che certi costrutti possano essere correlati nel contesto di certe persone ma non nel contesto di altre persone. Queste variazioni della Impgrid potrebbero essere di particolare interesse clinico. La procedura potrebbe essere usata come misura di costruzioni allentate, o, forse, della formazione di percezioni impersonali controllando alcuni parametri come l’ammontare ed il tipo di informazione fornita. Essa offre anche un approccio possibile al problema della costellatorietà e della proposizionalità. Ai soggetti si potrebbe chiedere di valutare il loro grado di certezza relativo all’utilità di ciascuna delle implicazioni di costrutto che essi producono (le istruzioni della Impgrid dovrebbero rafforzare l’idea di un’implicazione probabile – non necessaria). Queste valutazioni dovrebbero poi indicare le aree di potenziale allentamento e restringimento, dal momento che sono considerate misure di costellatorietà e di proposizionalità. Come tali, esse sono uno degli indicatori di movimento psicologico. I fattori che influenzano la loro formazione ed il loro cambiamento saranno esplorati sperimentalmente nel prossimo futuro. L’Impgrid può essere usata anche per individuare la rete delle implicazioni sovraordinate che sussume vari sottosistemi di costrutti.

 

22. Anche le procedure di scoring della Impgrid sono molto variabili (vedi i punti 18 e 20, più sopra). È possibile calcolare un indice di incoerenza logica per ciascuna Impgrid. Questo sistema di scoring è basato sul principio di transitività: cioè se A implica B e B implica C, allora A dovrebbe anche implicare C. Quindi, se il costrutto 1 implica i costrutti 3, 7 ed 8, allora dovrebbe pure implicare tutto ciò che è implicato da 3, 7 ed 8; dovrebbe implicare anche altri costrutti ma dovrebbe almeno implicare i costrutti implicati da 3, 7 e 8. Gli esempi in cui questo non accadeva – dove le probabili implicazioni non erano state estese – sono di particolare interesse clinico e teorico. Questo indice di incoerenza logica potrebbe essere usato come definizione operazionale di insight. I dati di questo studio saranno analizzati nuovamente usando un fattore di correzione per la relativa mancanza di estensione logica delle implicazioni dei costrutti, dal momento che la non estensione delle implicazioni di un costrutto può creare un errore considerevole nell’ordine di rango delle implicazioni sovraordinate di quel costrutto. Sarà di notevole interesse teorico vedere se la correlazione fra i ranghi relativi alla resistenza al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto e i ranghi delle implicazioni sovraordinate (cioè l’ipotesi della minaccia) può essere incrementata da una correzione per la mancanza dell’estensione delle implicazioni.

 

23. Le righe della Impgrid indicano quei costrutti che possono essere usati dal soggetto per implicare la sua collocazione su di un polo di un dato costrutto A; cioè, il costrutto A monitora i cambiamenti nei costrutti che si trovano all’interno del suo campo delle implicazioni subordinate. Le righe, quindi, sono correlate al relativo campo di pertinenza dei costrutti. Ora, il Corollario della Scelta della Teoria dei Costrutti Personali implica che di volta in volta la persona scelga l’alternativa in un costrutto dicotomico sulla quale deve aver prima preso una decisione relativa al fatto che la scelta possa o meno elaborare il suo sistema. Quindi ci si aspetta che le persone abbiano una teoria o filosofia personale relativa a quali possano essere per loro i migliori percorsi di elaborazione. È a questi costrutti che fanno riferimento quando operano delle scelte fra alternative di costrutto: cioè, le loro scelte devono essere almeno compatibili con questi personali criteri generali di scelta. Per poter funzionare in modo efficace questi criteri devono avere un campo di pertinenza estremamente ampio, dal momento che presumibilmente monitorano tutte le scelte fra le possibili alternative di costrutto. Pertanto se i pattern delle righe indicano il relativo campo di monitoraggio per ciascun costrutto, allora ne consegue che quei costrutti che hanno il più ampio campo delle implicazioni subordinate dovrebbero essere proprio quelli che costituiscono tali criteri pervasivi di scelta elaborativa all’interno dell’insieme per quella specifica persona. Leggere i costrutti della griglia delle implicazioni sulla base dell’ordine dei loro pesi in riga fornirà un quadro della disposizione gerarchica dei principi che la persona sta usando per elaborare la sua vita. A titolo esemplificativo, i costrutti che seguono sono un esempio dei costrutti che, nel caso delle persone che hanno partecipato allo studio, hanno il campo delle implicazioni subordinate più ampio: più responsabilità-meno responsabilità, felice-infelice, nervoso-con autocontrollo, più amici-meno amici, che realizza di più-che realizza di meno, soddisfatto-non soddisfatto, più facile cavarsela-più difficile cavarsela, interessi ampi-interessi ristretti, comprendere le persone-non comprendere le persone, maturo-immaturo, vita piena-vita media, sentirsi bene-essere frustrato, fare di più-fare meno, ottenere più ricompense-ottenere meno ricompense, autocentrato-generosità, sciolto-preoccupato, scoprire di più su se stesso e la vita-scoprire di meno, più opportunità di lavoro-meno opportunità di lavoro, ottenere il rispetto degli altri-perdere il rispetto degli altri, avere successo-avere poco successo. Il significato personale di queste etichette può essere compreso dalle rispettive implicazioni nelle righe e nelle colonne. Questo fornisce uno strumento per individuare e chiarire le direzioni lungo le quali la persona sta elaborando la sua vita. In questo senso sono in qualche modo correlate al concetto adleriano di Stile di Vita. Rimane da vedere se queste ipotesi sul significato delle righe della Impgrid saranno confermate dalle prossime ricerche.

 

24. Le misure relative alle differenze individuali come il numero totale delle implicazioni, il numero delle implicazioni reciproche, l’incoerenza logica (cfr. 22, più sopra), il rapporto fra le implicazioni dei costrutti sovraordinati e subordinati, gli indici di somiglianza fra costrutti, ecc. potrebbero essere utili per le ricerche future.

 

25. Il metodo gerarchico di elicitazione dei costrutti e l’analisi delle righe della Impgrid permettono l’esplicitazione di gerarchie di costrutti relativi ai temi della riuscita e dell’affiliazione. Tali tecniche possono quindi essere utili a chi è interessato a questo tipo di costruzioni.

 

26. Se consideriamo la ricerca nel campo della dissonanza cognitiva come l’analisi del processo che va dall’elicitazione di costrutti inferenzialmente incompatibili alla successiva riduzione dell’incompatibilità attraverso una opportuna ricostruzione, allora, grazie all’uso della tecnica della griglia delle implicazioni, dovrebbe essere possibile prevedere quali coppie di costrutti personali potrebbero essere “dissonanti” e in che grado. L’uso della griglia dovrebbe anche permettere di fare alcune ipotesi relative alla direzione della “riduzione della dissonanza”.

 

27. Infine, l’implicazione più importante per le future ricerche è l’asserzione che per comprendere una persona si deve comprendere la rete delle implicazioni che collegano e definiscono i suoi costrutti personali relativi agli specifici contesti. La prossima fase della ricerca sarà applicare l’approccio generale di questo studio ai rimanenti due aspetti del problema del cambiamento dei costrutti, cioè, il cambiamento per spostamento ed il cambiamento scalare dei costrutti personali. Alla fine, la teoria del cambiamento dei costrutti che ne risulterà si occuperà del problema dell’analisi del processo di ricostruzione che ha luogo all’interno di un contesto di sistemi di costrutti interagenti – cioè il processo che ha luogo in una relazione sociale fra due persone.

 

L’autore sarà lieto di ricevere qualsiasi comunicazione da altri ricercatori i cui interessi di ricerca possono essere correlati alle questioni avanzate in questa dissertazione.

 

7. Breve autobiografia della presente ricerca

Questa dissertazione rappresenta sia il punto finale sia il punto di partenza di un ciclo di esperienza. Lo scopo di questo capitolo è di presentare una breve panoramica autobiografica del ciclo dell’esperienza durato sei mesi che è terminato con la scrittura di questo testo. I punti di partenza di un possibile nuovo ciclo dell’esperienza sono stati delineati nel capitolo VI nell’ambito della discussione delle implicazioni per le future ricerche. Dal momento che il focus di pertinenza della ricerca ha a che fare con il problema generale del cambiamento dei costrutti – il processo ricostruttivo -, la necessità aggiuntiva di auto-riflessività del teorizzare psicologico implicita nella Teoria dei Costrutti Personali suggerisce che una simile sezione autobiografica è in sé rilevante per l’argomento generale di questa dissertazione.

Se non altro essa documenta che l’esperienza non viene fuori in maniera compiuta dalla testa di Giove[5]. L’esperienza – nel senso della Teoria dei Costrutti Personali – è un intreccio di eventi e costrutti, quindi questo stralcio autobiografico documenta un ciclo d’esperienza che riguarda l’interazione fra persone ed idee.

Le radici culturali di questa ricerca sono complesse e difficili da ripercorrere, ma essa sembra riflettere la convergenza di quattro correnti di pensiero fra loro interrelate. Mentre stavo inizialmente considerando l’idea di “fare” una dissertazione, (ora so che essa è qualcosa di vivo), era della massima importanza per me sapere che in questa ricerca sarei stato in grado di formulare alle persone domande significative riguardo al senso della loro vita, domande le cui risposte sarebbero state significative per me e per loro e che avrebbero – a loro volta – condotto ad ulteriori domande. Questa affermazione si collega alle seguenti quattro aree di interesse:

1. significato e senso in psicologia

2. le nozioni di cambiamento e processo

3. i modelli di uomo

4. la relazione della scienza con l’uomo.

 

La parola “interesse” è usata per indicare queste ampie aree di coinvolgimento personale. Era essenziale per me che l’esperienza della dissertazione avesse a che fare con molto di più che il suo stesso completamento. Il tema del significato e del senso divenne saliente per me dopo aver ultimato la preparazione per l’esame generale in psicologia clinica. Tralasciando la questione della significatività teoretica dei vari studi che enfatizzano la progressione geometrica della ricerca psicologica, per me il tema più importante divenne quello della significatività umana della ricerca psicologica. Certo, il termine “significatività umana” manca dell’eleganza – e della semplicità mentale – di una definizione operazionale, ma non c’era modo di negare che esso fosse pieno di significato – e io non ero per nulla sicuro che il suo significato fosse semplicemente un sovrappiù. È interessante notare che il concetto più eccitante che io ricordi dalle mie giornate dedicate alla psicologia S-R ed alla teoria dell’apprendimento era l’m (meaning) di Clyde Nobel, definita come il numero di associati ad un dato stimolo. Qui, pensai io, c’era una strada per l’interno della persona. Parecchie altre questioni mi interessavano. Perché molti autori non usavano le loro teorie in maniera autoriflessiva? Cioè, perché per sé e per i loro familiari usavano un certo sistema di concettualizzazioni e ne usavano un altro per i loro “soggetti sperimentali”? Non c’era nessuna psicologia degli psicologi? Quale era il guadagno dell’usare l’espressione “soggetti sperimentali” come un eufemismo per “oggetti sperimentali”? Che cosa ci si guadagnava nell’abbandonare l’ambizione ipotetico-deduttiva di dedurre l’Uomo? Che cosa potevamo guadagnare se consideravamo come scopo della psicologia il creare l’Uomo piuttosto che il ridurre l’Uomo? Che cosa guadagnavamo se esaminavamo il positivismo logico ed il materialismo dialettico come le varianti moderne di una antica moneta – il problema dell’Essere e del Divenire? Dal momento che ogni filosofia può essere usata per costruire l’altro, non ci sono costruzioni alternative al costruire? Può la dicotomia struttura vs processo essere utilmente risolta guardando l’uomo come una struttura-in-divenire? Se uno psicologo fosse Dio – onnisciente ed onnipotente – in grado di prevedere e controllare tutto perfettamente – cosa farebbe come psicologo? Nel senso del realismo ingenuo, lo scopo della scienza della psicologia dovrebbe essere scoprire i segreti dell’Uomo alzando la camicia da notte della Natura? Questa è l’oggettivazione dell’Uomo – Uomo come oggetto. Non riconoscere l’esistenza dell’altro – non è la forma ultima che può assumere l’ostilità? Cosa succede se la scienza viene vista come l’attività umana di espansione ed articolazione delle anticipazioni? In che senso possiamo considerare come obiettivi della scienza la libertà umana, la comunità umana – nel senso della comunione di persone – ed infine una crescente consapevolezza della bellezza e della meraviglia dell’esistenza umana?

Quel che avete appena letto illustra bene il tipo di pensieri che caratterizzavano le abbastanza nebulose e generali origini di questa dissertazione. Era uno stile di pensiero dilatato, lasso, proposizionale, invitativo ed esprimeva coinvolgimento personale ed un interesse sentito in modo molto profondo. In maniera davvero importante questi temi costituiscono il perimetro concettuale del presente lavoro. Realizzando che i perimetri concettuali non producono dissertazioni, un George Kelly molto paziente borbottò che una dissertazione sulla natura dell’uomo sarebbe stata perfettamente accettabile – ed io replicai che non avevo ancora finito di riflettere sulla natura di dio e dell’universo! Saggiamente egli allora mi concesse abbastanza corda per impiccarmi, questo mi comunicò fiducia e mi chiarì quali fossero le mie responsabilità. Da questo punto in poi il processo di costruzione fu essenzialmente costituito da fasi successive di prelazione e scelta, restringimento e ricerca e riconoscimento di conferme e disconferme. Una citazione da John Dewey – “I convenzionalisti e gli estremisti non fanno ricerca” che lessi durante le elezioni nazionali, fornì un importante punto di svolta. Feci l’equazione fra ricerca e cambiamento e decisi di focalizzarmi sul cambiamento in sé. Un campione dei costrutti riferiti a questo problema e che stavo elaborando include: cambiamento-stabilità, ambiguità-certezza, relativismo-assolutismo, libertà-limitazione, ricercare-evitare, espressione-repressione, creatività-conformismo, futuro-passato, processo-entità, espansione-costrizione, flessibilità-rigidità, aperto-dogmatico, identità-perdita dell’identità, stabilità statica-stabilità dinamica, consonanza-dissonanza, coerenza-incoerenza, equilibrio-squilibrio, smussare-inasprire, locus del cambiamento interno-locus del cambiamento esterno, assumere molti rischi-assumere pochi rischi, alta abilità di role playing-bassa abilità di role playing, anticipabilità dell’equilibrio della persona versus anticipabilità dell’ambiente, variabili sociologiche, e la dimensionalizzazione temporale dei lavelli della cucina.

A questo livello la prelazione mi aveva salvato dal mare aperto ma mi aveva abbandonato in una palude ateorica. E fu a quel punto che decisi di provare gli occhiali sorprendenti che mi offrì liberamente George Kelly e vidi la terra e montagne da valicare! Magnifiche montagne! Il problema a quel punto divenne comprendere quale cambiamento ciò implicasse in termini di teoria, ricerca e correlata metodologia. Divenne piuttosto evidente – sebbene avessi letto Kelly – che la significatività della Teoria dei Costrutti Personali non può essere davvero colta fino a quando uno non abbia tentato di vedere il mondo grazie ad essa. Essa è fertilità – significatività non ancora concepita. Ma vedere non è abbastanza: è necessario essere coinvolti con le persone che sono i soggetti di questa scienza. Il mio armamentario ora consisteva di nozioni come sovraordinazione-subordinazione, validazione-invalidazione, densità di costrutti, complessità, proposizionalità, prelazione, costellatorietà, permeabilità-impermeabilità, lassità-strettezza, dilatazione-costrizione, griglia di repertorio, invalidazione seriale, etc. e questi costrutti ora si collocavano in una rete nomotetica. Durante questa fase della ricerca ero coinvolto in un ampio numero di interviste estensive e in piccoli, intensivi studi pilota. La più grande lezione qui fu imparare come porre le domande relative al cambiamento in modo da mettere le persone nelle condizioni di spiegarsi a me in maniera sistematica. In questo periodo le mie concettualizzazioni erano ingombrate da molte ipotesi sulle differenze individuali che oscuravano il concetto di struttura-in-processo verso il quale stavo lavorando. Sostanzialmente esploravo le cose che potevo fare per produrre un cambiamento e la varietà dei modi in cui una persona costruisce il cambiamento nella sua vita. Dal momento che l’idea era di essere auto-riflessivo, divenni il mio più utile soggetto. La pressione del tempo divenne un fattore decisivo, dal momento che mi stavo preparando per un progetto di ricerca a Londra previsto per l’anno successivo. Mentre stavo lì, osservando la massa delle ipotesi, microteorie, protocolli, e appunti che avevo preso, riconobbi che era il momento di stringere, costringere, operare una prelazione e fare una scelta. È importante dire che in quel momento feci esperienza di un senso di depressione perché per me stringere implicava una perdita di implicazioni, significato e senso. Non fu se non quando i miei soggetti sperimentali erano abbastanza avanti nel loro compito di spiegarsi sistematicamente a me che realizzai – profondamente – che il chiarimento ed una anticipazione non equivoca sono gli strumenti grazie ai quali ci precipitiamo in una nuova esperienza, in nuovi significati ed in un nuovo senso. Molte delle caratteristiche della griglia delle implicazioni erano totalmente inimmaginati fino a quando esse non furono completate ed i dati raccolti. Il senso di mistero dell’esistenza non veniva perso per colpa della chiarezza e dell’impegno, anzi era proprio così che poteva essere colto. Ora, in maniera specifica, avevo focalizzato il problema sulle implicazioni di costrutto nel cambiamento per contrasto. Elaborai l’idea che per la piena comprensione di una dimensione di costrutto sia necessario esplicitare le sue implicazioni sovraordinate e subordinate – il focus ed il campo delle implicazioni – così come il suo focus ed il suo campo di pertinenza. L’ultima questione riguardò le tecniche di misura e la metodologia. A quel punto ero divenuto sensibile alla successione delle fasi di allentamento e restringimento ed ero in grado di modulare il processo, di modo che il metodo gerarchico e la tecnica della griglia delle implicazioni evolvettero rapidamente. Le interviste con i soggetti si rivelarono molto intime e piene di significato. Non poteva essere diversamente dal momento che stavo esplorando i costrutti personali più significativi e le rispettive reti di implicazioni di 28 esseri umani. Il susseguirsi di soggetti rappresentò la chiusura di un ciclo dell’esperienza, ma il contatto intimo e la prospettiva che questo ciclo mi aveva offerto adesso delineava un’impareggiabile visione. In questo senso, determinazione ed iniziativa sono inesorabilmente collegate.

Una nota finale: questa ricerca è stata un’esperienza umana vissuta. La scienza non è un’entità disincarnata – un mero esercizio di oggettivizzazione voyeristica; è un’attività umana – forse l‘attività umana.

 

8. Riepilogo

Questa dissertazione si colloca nell’ambito della Teoria dei Costrutti Personali e si rivolge alla questione generale del cambiamento dei costrutti personali. Più specificamente, essa presenta una formulazione iniziale di una teoria delle implicazioni di costrutto che è stata poi applicata all’analisi della relativa resistenza al cambiamento per spostamento sul polo di contrasto dei costrutti personali. Al fine di mettere alla prova numerose ipotesi relative alle implicazioni sovraordinate, ai livelli di sovraordinazione, ed alla resistenza al cambiamento per contrasto sono stati usati il metodo gerarchico per l’elicitazione dei costrutti sovraordinati, la griglia di resistenza al cambiamento e le metodologie delle implicazioni. Le scoperte sono state sostanziali, molto significative, e forniscono evidenza all’utilità dei Corollari della Scelta e dell’Organizzazione della Teoria dei Costrutti Personali. Sono state inoltre sollevate molte questioni teoriche, metodologiche ed empiriche e sono state presentate molte idee per ulteriori ricerche.

 

Bibliografia

Bannister, D. (1963). A genesis of schizophrenic thought disorder: a serial invalidation hypothesis. British Journal of Psychiatry, 109, 680-686.

Bennion, R. C. (1959). A study of relative readiness for changing anticipations following discredit to situational behaviors: Hostility and the constellatoriness of personal constructs. Unpublished master’s thesis Ohio State University.

Bieri, J. (1953). A study of the generalization of changes within the personal construct system. Unpublished Ph.D. Dissertation, Ohio State University.

Binner, P. R. (1958). Permeability and complexity: Two dimensions of cognitive structure and their relationship to behavior. Unpublished Ph.D. Dissertation, University of Colorado.

Bonarius, J. C. J. (1965) Research in the Personal Construct Theory of George A. Kelly. In B. Maher (Ed), Progress in experimental personality research, Vol. II. New York: Academic Press.

Cromwell, R. L., & Caldwell, D. F. (1962). A comparison of ratings based on personal constructs of self and others. Journal of Clinical Psycho1ogy, 18, 43-46.

Flynn, J. C. (1959). Cognitive complexity and construct constellatoriness as antecedant conditions of role variability. Unpublished master’s thesis, Ohio State University.

Gottesman, L. E. (1962). The relationship of cognitive variables to therapeutic ability and training of client centered therapists. Journal of Consulting Psychology, 26, 119-125.

Guilford, J. P. (1950). Fundamental Statistics in Psychology and Education. New York: McGraw-Hill.

Hess, H. F. (1959). Level of cognitive awareness: Its measurement and relation to behavior. Unpublished Ph.D. dissertation, University of Colorado.

Howard A. R. (1951). Psychological change as revealed by self-descriptions. Unpublished Ph.D. Dissertation, Ohio State University.

Howard, A. R., & Kelly, G. A. (1954) A theoretical approach to psychological movement. Journal of Abnormal and Social Psychology, 49, 399-404.

Isaacson, G. (1962). The meaningfulness of personal and cultural constructs. Unpublished master’s thesis, University of Missouri.

Jennings, C. L. (1963). Personal construct theory and the creativity cycle. Unpublished Ph.D. Dissertation, Ohio State University.

Kelly, G. A. (1953). Man’s construction of his alternatives. In G. Lindzey (Ed.), The assessment of human motives. New York: Rinehert.

Kelly, G. A. (1955). The psychology of personal constructs. 2 Voll. New York: Norton/London: Routledge.

Kelly, G. A. (1957a). Interdisciplinary collaboration. Presidential address, Consulting Division, American Psychological Association. Unpublished.

Kelly, G. A. (1957b). Personal construct theory and the psychotherapeutic interview. Unpublished manuscript.

Kelly, G. A. (1959a). Is treatment a good idea? In A. R. Howard (Ed.), Therapeutic roles in patient treatment. Sheridan, Wyoming: Veterans Administration Hospital (mimeographed).

Kelly, G, A. (1959b). The function of interpretation in psychotherapy. Three unpublished papers for institute sponsored by the Los Angeles Society of Psychologists in Private Practice and the University of California at Los Angeles.

Kelly, G. A. (1961). Theory and therapy in suicide: The personal point of view. In Schneidman, E. & Farberow, M. (Ed.), The cry for help. New York: McGraw-Hill.

Kelly, G. A. (1962a). A further explanation of factor analysis. Unpublished manuscript, The Ohio State University.

Kelly, G. A. (1962b). Europe’s matrix of decision. In M. R. Jones (Ed.), Nebraska symposium on motivation. Lincoln: University of Nebraska Press.

Kelly, G. A. (1962c). The abstraction of human processes. In G. S. Nielson & S. Coopersmith. (Eds.), Proceedings of the XIV International Congress of Applied Psychology, Vol. 2: Personality Research. Copenhagen: Munksgaard.

Kelly, G. A. (1963). Nonparametric factor analysis of personality theories. Journal of Individual Psychology, 19, 115-147.

Kelly, G. A. (1964). The language of hypothesis. Journal of Individual Psychology, 20, 137-152.

Kelly, G. A. (1965). The strategy of psychological research. Paper presented at Brunel College, London. Bulletin of the British Psychological Society, 18, 1-15.

Kelly, G. A. (1969a). A mathematical approach to psychology. In B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1969b). Hostility. Presidential address, Clinical Division American Psychological Association. Now in B. Maher (Ed.) Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1969c). In whom confide? On whom depend for what? Now in B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1969d). Psychotherapy and the Nature of Man. Paper read at a symposium on the nature of man during meetings of the American Psychological Association in Philadelphia. In B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1969e). Sin and psychotherapy. In B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1969f). The autobiography of a theory. In B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1969g). The threat of aggression. Paper presented at Conference on Humanistic Psychology. In B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and Personality. New York: Wiley.

Kelly, G. A. (1977). The psychology of the unknown. In D. Bannister (Ed.), New Perspectives in Personal Construct Theory. London: Academic Press.

Kelly, G. A. (1980). A psychology of the optimal man. In A. W. Landfield & L. M. Leitner (Eds.), Personal Construct Psychology: Psychotherapy and Personality. New York: Wiley.

Kelly, J. V. (1963). A program for processing George Kelly’s Rep Grids on the IBM 1620 Computer. Unpublished MS, Ohio State University.

Ladwig, G. A. (1960). Slot-movement under conditions of threat. Unpublished master’s thesis, The Ohio State University.

Landfield, A. W. (1951). A study of threat within the psychology of personal constructs. Unpublished Ph.D. Dissertation, The Ohio State University.

Landfield, A. W. (1954). A movement interpretation of threat. Journal of Abnormal and Social Psychology, 49, 529-532.

Landfield, A. W. (1955). Self-predictive orientation and the movement interpretation of threat. Journal of Abnormal and Social Psychology, 51, 434-438.

Landfield, A. W. The closeness of opposites. A synthesis and reorientation. Unpublished manuscript, Purdue University.

Landfield, A. W., & Fjeld, S. P. (1960). Threat and self-predictability with predictability of others controlled: An addendum. Psychological Reports, 6, 333-334.

Lemcke, F. E. S. (1959). Some aspects of change process in personal construct systems. Unpublished Ph.D. Dissertation, Ohio State University.

Levy, L. H. (1954). A study of the relative information value of constructs in personal construct theory. Unpublished Ph.D. Dissertation, Ohio State University.

Levy, L. H. (1956). Personal constructs and predictive behavior. Journal of Abnormal and Social Psychology, 51, 54-58.

Lundy, R. M. (1952). Changes in interpersonal perceptions associated with group psychotherapy. Unpublished master’s thesis, Ohio State University.

Lundy, R. M. (1956). Assimilative projection and accuracy of prediction in interpersonal perceptions. Journal of Abnormal and Social Psychology, 52, 34-38.

Mitsos, S. B. (1958). Representative elements in role construct technique. Journal of Consulting Psychology, 22, 311-313.

Newman, D. K. (1957). A study of factors leading to change within the personal construct system. Unpublished Ph.D. Dissertation, Dissertation Abstracts, 17, 1597-1598.

Pedersen, F. A. (1958). A consistency study of the R.C.R.T. Unpublished master’s thesis, Ohio State University.

Poch, S. M. (1952). A study of changes in personal constructs as related to interpersonal prediction and its outcome. Unpublished Ph.D. Dissertation, Ohio State University.

Resnick, J., & Landfield, A. W. (1961). The oppositional nature of dichotomous constructs. Psychological Records, 11, 47-55.

Siege, A. (1956). Nonparametric Statistics for the Behavioral Sciences. New York: McGraw-Hill.

Slater, P. (1965). The principal components of a repertory grid. Blomfield St. London, EC 2.: Vincent Andrews & Co.

 

Note sull’autore

 

Dennis Hinkle[6]

Nato nel 1935, Dennis Hinkle conobbe Kelly alla fine degli anni cinquanta all’università dell’Ohio a Columbus, dove egli, dopo la laurea, aveva vinto una borsa di studio per completare i suoi studi di psicologia con il dottorato di ricerca. Kelly era il direttore del programma di psicologia di quell’università e divenne, nelle parole di Dennis, il suo “padre spirituale”.

Quando nel 1965 Kelly accettò la prestigiosa Riklis Chair of Behavioral Science all’Università di Brandeis , nei pressi di Boston, Dennis lo seguì. Tuttavia la salute di Kelly non era buona. Egli era sopravvissuto ad un attacco di cuore nel 1959 ma nel 1966 soffriva di nuovo di angina. Nel 1967 le sue condizioni si deteriorarono ed egli morì. Dopo la morte di Kelly, Dennis insegnò psicologia a livello postuniversitario in molte università fino al 1975 quando aprì uno studio privato nella zona della Baia di San Francisco.

Fu sposato con Joyce ed ebbero tre figli. Quando divorziarono Dennis andò a vivere con Gary, un suo ex studente e, non appena lo stato della California ebbe legalizzato i matrimoni omosessuali, lo sposò. Dennis e Gary si costruirono una casa ai piedi delle montagne della Sierra Nevada, a Placerville, vicino a Sacramento, dove andarono a vivere definitivamente dopo il pensionamento. Dopo un breve periodo di malattia Dennis morì, nel gennaio del 2014.

Born in 1935, Dennis Hinkle met George Kelly in the late fifties in Columbus, at the Ohio University, where at the end of his undergraduate degree he had won a scholarship to complete his postgraduate clinical studies in psychology. The head of the psychological program of the university was George Kelly who became, in Dennis’ words, his ‘spiritual father’.

When Kelly accepted the prestigious Riklis Chair of Behavioral Science at Brandeis University, near Boston in 1965, Dennis followed him. However Kelly’s health was not good. He had survived a heart attack in 1959, but by 1966 was again experiencing angina pain. Early in 1967 his condition deteriorated and he died. After Kelly’s death, Dennis taught doctoral level psychology at several universities until 1975 when he established an independent practice in the San Francisco Bay area.

He had been married with Joyce and they had three sons. When they divorced Dennis moved in with Gary, his former graduate student and, when California legalized gay marriage, they married. Dennis and Gary built a house in the foothills of the Sierra Nevada mountains, in Placerville, near Sacramento, where they retired.

Denny had been in ill health for some time and died in 2014, January.

 

APPENDICI

 

Instructions

This appendix presents the complete data for each subject who participated in the study. The following instructions apply to the interpretation of these tables:

1.The sex of each subject is indicated after the subject number.

2.Constructs 1-10 are the subordinate constructs; constructs 11-20 are the superordinate ones. The side of the construct which is typed first is the side which the subject preferred for his self-construction.

3.The matrix at the top of the page is the relative resistance to slot change grid. The number of each of the twenty constructs is indicated along the side and bottom of the grid. The rank order of each construct is indicated directly below its number on the bottom of the grid. The rank order of 1 designates the highest relative resistance to slot change. A dash under a rank order number means that 0.5 is to be added to the indicated whole number rank order. An “x” in a column indicates those constructs on which a subject preferred to make a slot change on order to remain the same on the given constructs indicated by the column. A blank in a column indicates, therefore, those constructs which a subject preferred not to make a slot change, but was willing to change the column construct in order to do so. An “x” or a blank in a row, however, has just the opposite meaning. The letter “i” is used to indicate those construct pairs for which a change on one while remaining the same on the other is logically incompatible. Construct pairs for which no choice could be made, because both changes were equally undesirable, are indicated by the letter “e.”

4.The bottom matrix is the implication grid. The number of each of the twenty constructs is indicated along the side and bottom of the grid. The rank order of each construct is indicated directly below its number on the bottom of the grid. The rank order of 1 designates the highest number of second order superordinate implications. A dash under a rank order number means that 0.5 is to be added to the indicated whole number rank order. An “x” in a column indicates the parallel superordinate implications of the column construct. An “r” in a column indicates the reciprocal superordinate implications of the column construct.

5.The Spearman’s rho for each subject for hypothesis 1 follows the letter “A” at the bottom of the page. The correlations for various p values using a one-tailed t test and an N of 20 are as follows:

rho p
0.378
0.515
0.561
0.679
.05
.01
.005
.0005

6.The data for each subject for hypothesis 2 follows the letter “B” at the bottom of the page. The first number is the sum of the sums of columns 1-10; the second the sum of the sums of columns II – 20. The third number is the chi square value for each subject. A negative sign means the sum for columns 1 – 10 was greater than the sum for columns 11 – 20. The p values the individual chi square values, df = 1, are as follows:

chi square p
2.71
3.84
5.41
6.64
10.83
.10
.05
.02
.01
.001

7.The data for each subject for hypothesis 3 follows the letter “C” at the bottom of the page. The first number is the sum of the squares of rows 1-10; the second, the sum of the sums of rows 11 – 20. The third number is the chi square value for each subject. A negative sign means the sum for rows 1 – 10 was greater than the sum for rows 11 – 20. The p values are the same as in 6, above.

 

Note

  1. Fonte: Hinkle, D. N. (2010). The change of personal constructs from the viewpoint of a theory of construct implications. (PhD dissertation, Ohio State University, 1965). Personal Construct Theory & Practice, 7, Suppl. No 1, 1-61, 2010.Il testo originale è disponibile online all’indirizzo http://www.pcp-net.org/journal/pctp10/hinkle1965.html.Ringraziamo gli editori di Personal Construct Theory & Practice per aver gentilmente concesso la pubblicazione della traduzione sulla Rivista Italiana di Costruttivismo. Pochi mesi prima della sua scomparsa, in un’e-mail alla Redazione Dennis Hinkle si era detto entusiasta del nostro progetto di tradurre in italiano il suo lavoro (N.d.R.).
  2. È stato scelto di pubblicare le appendici (i dati sperimentali e le relative istruzioni di lettura) nel loro formato originale in lingua inglese, sia per salvaguardare i sistemi di significati dei partecipanti alla ricerca (per i quali non è indifferente utilizzare una lingua o un’altra), sia per offrire al lettore la possibilità di “toccare con mano” almeno una parte del manoscritto di Hinkle. Mentre nel testo originale le appendici si collocano tra il testo e la bibliografia, in questa sede vengono proposte a fine articolo e a parte (N.d.R.).
  3. Tale espressione fa riferimento alla struttura matematica dello spazio psicologico formulata da Kelly. In tale cornice la diagnosi (attraverso la griglia di repertorio) corrisponde ad un’analisi fattoriale in cui i casi sono rappresentati dai costrutti e le variabili dai ruoli, altrimenti chiamati figure o elementi [Nota del Revisore].
  4. Con tale termine Hinkle indica la tendenza quantitativa e probabilistica di un determinato costrutto o sistema di costrutti a generare implicazioni costruttive. Ha inoltre una specifica rilevanza nei termini di un possibile cambiamento: la sostituzione o l’abbandono di un determinato costrutto è prevedibile che porti infatti alla riduzione della probabilità di generare implicazioni costruttive del sistema nel suo insieme. Per cui si assume che la persona nell’operare una scelta cercherà un criterio di massimizzazione dell’implicativeness, nei termini di maggiore predicibilità degli eventi alla luce del suo sistema di costrutti [Nota del Revisore].
  5. In questa frase Hinkle fa riferimento al mito greco della nascita di Atena/Minerva dalla testa di Zeus/Giove. La metafora vuol sottolineare la concezione costruttiva dell’esperienza, in contrapposizione alla contemporanea concezione della mente come black box formulata dal comportamentismo. [Nota del Revisore].
  6. Per una biografia completa dell’autore in lingua inglese: Hinkle, D. N. (2000). Burning Point. New Mexico: Alamo Square Press. (N.d.R.)