Humberto Maturana: cenni biografici
Humberto Romesín Maturana è nato a Santiago del Cile nel 1928 ed è scomparso nel maggio del 2021. Consegue una laurea in Medicina, poi un Dottorato in Biologia all’Università di Harvard. Premio Nazionale Cileno per le Scienze nel 1994, docente presso il Dipartimento di Biologia della Facoltà di Scienze Università del Cile.
Già agli albori della sua attività scientifica emerge la concezione di un essere vivente dinamico e autonomo soggetto a continue trasformazioni che sono coerenti con le circostanze di vita. Attraverso lo studio dei fenomeni percettivi, Maturana cerca di comprendere come opera il sistema nervoso e come si organizza sistematicamente l’essere vivente. Ha pubblicato vari lavori sulla vista, importanti nella storia della fisiologia della percezione perché infrangono la tradizionale visione del sistema nervoso considerato analizzatore passivo delle dimensioni fisiche dello stimolo (dalle sue ricerche Maturana evince che la retina è un analizzatore attivo e selettivo).
Insieme al suo allievo Francisco Varela e a studiosi come Morin e Von Foester, fa parte di un paradigma definito “Nuova Scienza” perché si affranca dalla classica e stantia visione della “vecchia scienza”. Autopoiesi è parola chiave di questo paradigma, che descrive la capacità dell’essere vivente di ridefinire continuamente se stesso divenendo un organismo autonomo. In questa nuova prospettiva, verità assoluta, oggettività ed elementi strutturati semplici e stabili risultano termini obsoleti. L’obiettivo non è la conoscenza del tutto quanto piuttosto la presa di consapevolezza dei limiti, cercando di apprendere da una realtà che è in continuo divenire.
L’ultimo sviluppo concettuale del biologo cileno riguarda ciò che Maturana stesso definisce “Biologia dell’Amore”, fenomeno ancora considerato tabù nell’ambito delle scienze biologiche.
Oltre al lavoro accademico, Humberto Maturana ha fondato, insieme a Ximena Dàvila e Beatriz Gensch, l’“Instituto de Formacion Matriztica”, spazio umano scelto per tradurre concretamente la biologia della conoscenza e dell’amore in azione di formazione e possibilità di cambiamento culturale.
Humberto Maturana: a brief biography
Humberto Romesín Maturana was born in Santiago de Chile in 1928 and died in May 2021. He earned a medical degree, then a doctorate in biology from Harvard University. Chilean National Prize for Sciences in 1994, lecturer in the Department of Biology of the Faculty of Sciences University of Chile.
From his scientific activity clearly emerges the concept of human being as a dynamic and autonomous system subjected to transformations consistent with life circumstances. Through the study of perceptual phenomena Maturana tries to understand how the nervous system works and how the living being is organized systematically. He published various works on sight, important in the history of the physiology of perception because they break with the traditional view of the nervous system considered as a passive analyzer of the physical dimensions of the stimulus (from his research Maturana deduces that the retina is an active and selective analyzer).
Together with his student Francisco Varela and scholars such as Morin and Von Foester, he is part of a paradigm defined as “New Science” because it frees itself from the classic and stale vision of the “old science”. Autopoiesis is the keyword of this paradigm, which describes the ability of the living being to continuously redefine itself by becoming an autonomous organism. In this new perspective, absolute truth, objectivity, and simple and stable structured elements are obsolete terms. The goal is not the knowledge of everything but rather the awareness of the limits trying to learn from a reality that is constantly changing.
The Chilean biologist’s latest conceptual development concerns what Maturana himself defines as the “Biology of Love”, a phenomenon still considered taboo in the biological sciences.
In addition to his academic work, Humberto Maturana founded, together with Ximena Dàvila and Beatriz Gensch, the “Instituto de Formacion Matriztica”, a human space chosen to concretely translate the biology of knowledge and love into training action and the possibility of cultural change.
“Con o senza pandemia andremo dritti verso la nostra estinzione”
Questo l’accorato monito che nell’aprile 2020, in piena pandemia, lancia Humberto Maturana. Per il biologo e filosofo, la via per generare un cambiamento orientato al benessere dell’umanità risiede nel reciproco rispetto e nella collaborazione.
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Vita prima e dopo il Covid-19: la prospettiva di Maturana
Oggi la vita può essere divisa tra un prima e un dopo il Covid-19. Il prima lo conosciamo, è il mondo senza pandemia. Un mondo senza la paura di essere contagiati da un virus incomprensibile. Un mondo senza quarantena e senza l’urgente attesa dell’annuncio di un vaccino. Una vita tranquilla, riletta dalla prospettiva di oggi. Il futuro? Ancora non è chiaro, tuttavia è stato segnato un punto di non ritorno, spiega Humberto Maturana, biologo di spicco e vincitore del Premio per le Scienze Naturali nel 1994, che insieme alla collega Ximena Dàvila ha fondato Matríztica nel 2000.
Da vent’anni Maturana e Dàvila riflettono sull’essere vivente e sull’umano. Quell’essere vivente e quell’umano che oggi si trovano di fronte ad una prova: una crisi sanitaria, umana ed ecologica in cui il cammino che porta al recupero della convivenza democratica “sembra l’elemento fondamentale per uscire dalla crisi”, come spiega Dàvila. “Nel mondo, tutti devono affrontare una comune minaccia esterna. Il Covid-19 potrebbe avere la peculiarità di essere essenziale per unirci a livello sociale, aiutarci e cooperare. Il Sars-Cov-2, il virus che causa il Covid-19, è un richiamo alla coscienza, al fatto che noi esseri umani siamo ciò che siamo solo in relazione ad altri esseri umani, e questo è un significativo momento storico ed una grande opportunità̀ per prendere coscienza di sé”, commenta Dàvila. L’umanità può essere vista come un’unità biologico-culturale, sottolinea Maturana, per questo potremo uscire dalla crisi che stiamo vivendo solo “non competendo ma collaborando, correggendo i nostri errori nel rispetto reciproco, agendo in un progetto comune”.
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Scienza e vulnerabilità
La pandemia di coronavirus sta evidenziando le debolezze della società basata sulle politiche di mercato e sull’iper-individualismo. La scienza, in questo senso, viene vista attraverso altre lenti, “nella misura in cui si vede la scienza come un mezzo per comprendere ciò̀ che accade nella nostra vita quotidiana”, dice Maturana. Non significa che la scienza sia diventata più̀ rilevante. Maturana e Dàvila concordano sul fatto che l’attenzione delle persone e dei paesi si è concentrata sulla ricerca scientifica perché́ è quella che può̀ trovare un modo per porre fine a questa pandemia attraverso un vaccino che ci protegga dal virus.
Entrambi sottolineano che quanto si sta facendo per prevenire la diffusione del virus, e in primo luogo per contenerne l’avanzata, è la cosa giusta. Se non ci sono medicine o anticorpi, il modo per fermare il dilagare di un’epidemia è arginare i contagi, per arrivare a questo “è necessario sapere come il virus si diffonde ed è proprio la direzione in cui ci si sta muovendo in questo momento”, sottolinea Maturana.
Tuttavia, il mondo è risultato essere molto più̀ vulnerabile di quanto si pensasse. È bastato un infimo virus. Un virus che avanzava con una tale letalità̀ da far sembrare quotidiane le storie che si leggevano secoli fa sulla peste nera. La crisi che stiamo vivendo ci fa ripensare al dolore che ha bussato alla nostra porta, ha detto Dàvila, “ci rende consapevoli del nostro rapporto con noi stessi e con il mondo”.
Da quando sono state messe in campo misure per limitare la diffusione del virus ed evitare il collasso del sistema sanitario, si è parlato di isolamento sociale. Ma l’isolamento della quarantena, l’uso di mascherine o il mantenere una certa distanza nelle riunioni, asserisce Maturana, non sono misure di isolamento sociale, al contrario, “sono atti sociali che vengono scelti in quel momento, perché́ sono le uniche misure che possiamo adottare per fermare il contagio, quando non abbiamo un vaccino o una medicina per questo”.
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Isolamento come forma di cooperazione sociale
Il senso della cooperazione sociale e della collaborazione, oggi, è proprio quello di stare in isolamento e di uscire solo se necessario. Pertanto, paradossalmente, non corrispondono ad una dimensione di gruppo. Oggi la collaborazione sociale si vive “rispettando le misure di isolamento che sappiamo essere l’unico mezzo che abbiamo per fermare i contagi”, sostiene Maturana.
Per questo, l’impatto sociale dell’attuale pandemia dipenderà̀ in larga misura dalla nostra volontà̀ di collaborare o meno. Se non siamo disposti a dare il nostro contributo per fermare i contagi, l’effetto sarà̀ disastroso. “Come sentiamo dire dal mondo medico, ognuno di noi sarà prima o poi infettato dal virus Covid-19 se non pratichiamo le necessarie procedure di isolamento per prevenirlo del tutto o per rallentarlo in modo da avere il tempo di produrre un vaccino che ci protegga. L’isolamento sociale a cui siamo invitati è fisico, non dell’anima, è un atto di cura di sé e di amore”, aggiunge Dàvila.
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La natura ha azione spontanea
Il fatto che sia un elemento biologico, un virus, a tenere il mondo confinato non deve indurci a considerarlo come una chiamata a reagire che la natura fa all’umanità, quanto piuttosto deve portarci alla comprensione, ha detto Dàvila, che alla natura non importa, nella sua azione spontanea, ciò che noi esseri umani facciamo. Lo stesso vale per i cambiamenti climatici, o per la scarsità̀ d’acqua. “Al mondo naturale non interessa nulla di ciò̀ che potrebbe accadere a noi senza acqua o con il virus, né si preoccupa se ha trovato o meno un ospite opportuno per la sua riproduzione. È a noi esseri umani, che riflettiamo, parliamo e prendiamo decisioni, che dovrebbe importare quale mondo generiamo nella nostra convivenza”, aggiunge.
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La scelta di agire
Maturana sottolinea con grande enfasi che se non ci ascoltiamo e non ci incontriamo nel rispetto reciproco, nell’onestà e nella collaborazione, tutti aspetti che portano alla convivenza democratica, “non genereremo alcun cambiamento finalizzato al benessere dell’umanità̀; con o senza una pandemia virale andremo dritti verso la nostra estinzione”. Se non siamo disposti a riconoscere che abbiamo le conoscenze necessarie per agire adeguatamente di fronte a queste distorsioni ecologiche generate dallo stile di vita umano andremo verso un disastro sociale. “Se non scegliamo di agire in base alla conoscenza che abbiamo significa che siamo sciocchi o malvagi” sottolinea Maturana.
“Noi esseri umani siamo gli unici esseri viventi a poter agire consapevolmente per evitare il disastro sulla biosfera che queste distorsioni ecologiche porteranno nel futuro della nostra coesistenza sociale biologico-culturale”. Il primo e unico rimedio è ritrovarsi nell’amore, nel riconoscerci l’un l’altro, nella convivenza democratica che ci permette di parlare e riflettere, “in modo che tutti gli esseri umani, tutte le persone, mettano in atto le attività che preservano l’armonia e il benessere tra noi e con la biosfera”, sottolinea Maturana.
Per approfondire il pensiero di Maturana
Maturana, H. & Varela, F. (1985). Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente. Venezia: Marsilio Editori.
Maturana, H. & Varela, F. (1992). L’albero della conoscenza. Milano: Garzanti.
Maturana, H. (1993). Autocoscienza e realtà. Milano: Raffaello Cortina Editore
Note
- Si riporta l’intervista della giornalista Paulina Sepúlveda a Humberto Maturana pubblicata sull’importante quotidiano locale cileno La Tercera in data 30 aprile 2020. Il link dove poter trovare l’intervista originale è il seguente: https://www.latercera.com/que-pasa/noticia/humberto-maturana-si-no-nos-escuchamos-iremos-directo-a-la-extincion/ ↑
- Traduzione dallo spagnolo a cura di R. Vettoretti; nota introduttiva e revisione a cura di F. Baretta. ↑
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