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La Distanza Euclidea nella tecnica della Griglia di Repertorio

Uno studio delle distanze tra elementi in un campione di donne maltrattate[1]

Euclidean distance in the repertory grid technique

A study of distances between elements in a sample of battered women

di

Jesús Garcia-Martínez, Ángeles Payán-Bravo e Rafael Moreno-Rodríguez

Università di Siviglia, Spagna

 

Traduzione a cura di

Alessia Ranieri e Francesca Di Giulio

Abstract

In questo studio, la distanza euclidea è stata utilizzata per analizzare gli elementi del costrutto “maschio-femmina” e quelli di “supporto-non di supporto” in un campione di donne maltrattate (N = 25). L’obiettivo principale era quello di studiare le differenze di similarità soggettiva (distanza euclidea) secondo diversi indici strutturali nella griglia di repertorio. Il campione è stato diviso in due gruppi utilizzando la media come criterio per dicotomizzare i gruppi come alto-basso. La sintomatologia è stata utilizzata anche come fattore per distribuire il campione. Le differenze tra i gruppi sono state calcolate con il test t di Student. Le donne del gruppo ad alta polarizzazione si considerano diverse dal proprio partner e anche da altri uomini aggressivi. Le donne del gruppo a bassa intensità considerano se stesse e i loro partner diversi dagli uomini collaborativi.

In this study, Euclidean distance was used to analyse the construct of “male-female” elements and those “supportive or non-supportive” in a sample of battered women (N=25). The main aim was to study the differences in subjective similarity (Euclidean distance) according to different structural indexes in the repertory grid. The sample was divided into two groups using the mean as the criterion for dichotomizing groups as high-low. Symptomatology was also used as a factor for distributing the sample. Between-group differences were calculated with the Student’s-t. Women in the high-polarization group considered themselves different from their partner and also from other aggressive men. Women in the low-intensity group considered themselves and their partners as different from cooperative-helpful men.

Keywords:
Distanze euclidee, tecnica della griglia del repertorio, violenza del partner intimo | Euclidian distances, repertory grid technique, intimate partner violence
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1. Introduzione

1.1 Sulla violenza di genere

L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la violenza di genere un grave problema sociale e di salute pubblica (World Health Organization, 2005) e, secondo questa organizzazione, un terzo delle donne che ha avuto un partner ha sofferto di qualche tipo di abuso fisico e/o sessuale. Questa cifra aumenterebbe se si includessero i casi non dichiarati (Gracia, 2004). L’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine ha rilevato che il 47% delle donne uccise nel mondo sono state uccise dal partner o da un familiare. Hanno anche scoperto che le donne dai 15 ai 44 anni sono a più alto rischio di abuso o stupro nelle loro case che di cancro, incidenti stradali, guerra o malaria. Questo tipo di violenza costituisce il 21-66% dei servizi di assistenza primaria, sebbene altri studi fissino la cifra al 38% (Sprague et al., 2014).

D’altra parte, la tendenza attuale è quella di individualizzare gli interventi offerti alle donne maltrattate, modulandoli sulle condizioni specifiche di ogni vittima. Inoltre, altri ricercatori hanno rilevato diverse tipologie di donne abusate sulla base delle loro reazioni/risposte alla vittimizzazione. In questo modo Karakurt, Smith e Whiting (2014) hanno individuato tre diversi gruppi: pronte al cambiamento, focalizzate sui sintomi negativi, concentrate sul senso di colpa e di autoaccusa. Garcia-Martínez (2006) ha stabilito una classificazione simile: che mantengono la loro capacità di affrontare la situazione, concentrate sui sintomi ansioso-depressivi, che necessitano di una ricostruzione della propria identità.

 

1.2 Violenza di genere e Teoria dei Costrutti Personali

Nella Teoria dei Costrutti Personali (TCP), la violenza è considerata una rottura del senso di continuità e una frammentazione e invalidazione del sistema di costrutti (Butt & Parton, 2005). Sewell (2005) afferma che le vittime di situazioni traumatiche subiscono processi di frammentazione narrativa in cui la continuità del sé è bloccata o frammentata. Lo strumento più comune per analizzare il sistema dei costrutti nella TCP è la griglia di repertorio. Questi studi si sono concentrati sui fenomeni della polarizzazione e della differenziazione. La polarizzazione, intesa come rigidità del sistema, può essere vista come una strategia che consente alle vittime di anticipare le reazioni dell’altro (Soldevilla, Feixas, Varlotta, & Cirici, 2014). La differenziazione rappresenterebbe la capacità di distinguere gli elementi che compongono questo sistema di costrutti. Questa viene valutata di solito usando l’Analisi della Percentuale di Varianza Spiegata dal Primo asse (APVSP), una misura di differenziazione basata sul numero e sulla rilevanza delle dimensioni che la persona usa. Più alta è la prima dimensione, minore è la differenziazione di cui si avvale la persona. Nell’ambito della violenza di genere, l’unidimensionalità, o minore differenziazione del sistema misurata dall’APVSP, aumenta la capacità predittiva (Landfield, 1977), e corrisponde alla categoria di donne maltrattate che mantengono la percezione di un’immagine positiva di sé (Soldevilla, Feixas, Varlotta, & Cirici, 2014). Nella ricerca sulle donne maltrattate non sono stati utilizzati altri indici strutturali come il potere discriminante, ovvero un indicatore di connessione tra elementi, costrutti o intensità.

In generale, sistemi interconnessi consentono risposte e anticipazioni migliori, in quanto sono disponibili più aspetti del sistema in una determinata situazione, e ciò costituirebbe anche un fattore di protezione (Winter, 1992), sebbene non siano stati rilevati studi specifici sulla violenza. L’auto-percezione viene solitamente misurata confrontando le distanze tra gli elementi sulla griglia, come “sé corrente” e “sé ideale”. Diversi tipi di software utilizzati per la valutazione della Tecnica delle Griglie di Repertorio (TGR) permettono di misurare il livello di associazione tra elementi e costrutti (Feixas & Cornejo, 2002). Queste associazioni sono misure della somiglianza percepita e della distanza tra due componenti dati all’interno di una griglia. Due oggetti sono considerati identici quando la distanza l’uno dall’altro è nulla. La distanza rappresenta quanto sono lontani in uno spazio fisico e la loro disuguaglianza in termini di qualsiasi variabile o condizione di misurazione. Si immagini un piano di coordinate con il centro all’intersezione tra l’Equatore e il Meridiano di Greenwich: Parigi si troverebbe più lontano rispetto a Malabo e Sidney risulterebbe ancora di più lontana utilizzando la distanza lineare in metri come criterio di misurazione.

 

1.3 La distanza come misura delle differenze nei sistemi di costruzione

La distanza è l’espressione della differenza tra due oggetti in ogni spazio che possa essere rappresentato in maniera geometrica. Pertanto, la distanza è estremamente sensibile alla curvatura di tale spazio. Di solito nella Psicologia dei Costrutti Personali la statistica più utilizzata per calcolare le distanze è la distanza euclidea, un valore diretto della disuguaglianza in una matrice di N righe e M colonne. Non c’è un’espressione comune del valore della distanza euclidea negli studi sui costrutti personali. GRIDCOR (Feixas & Cornejo, 2002), il software che utilizziamo, rappresenta il valore per la massima dissomiglianza da 0 a 100, mentre altri autori usano valori diversi (Borkenhagen, Klapp, Schoeneich, & Brähler, 2005) e ci sono studi sulle conseguenze della sua standardizzazione (Schoeneich & Klapp, 1998).

Tra i molti studi che includono la TGR, indice strutturale per studiare le differenze tra donne maltrattate e campioni di controllo, o tra diversi gruppi di donne maltrattate, non ne è stato ritrovato alcuno in cui fossero state usate le distanze. Tuttavia, sulla base dell’idea che tutti i processi di vittimizzazione presuppongono un certo grado di traumatizzazione, si potrebbe ipotizzare che distanze brevi possano differenziare le vittime dalle persone che non hanno subito abusi o tra gradi di vittimizzazione. Questo può essere visto sia nella distanza percepita dal “sé ideale” (Feixas & Cornejo, 2002), sia nelle distanze attribuite ad altri elementi nella loro griglia, quale ad esempio l’aggressore.

Le distanze sono state utilizzate anche come procedura per valutare l’autostima percepita sulla base della differenza tra il “sé corrente” e il “sé ideale” (Feixas & Cornejo, 2002), dove la percezione soggettiva dell’autostima aumenta al diminuire della distanza. Questi autori interpretano la distanza tra il “sé corrente” e il “sé ideale” come un indicatore di autostima, come fa Endo (1992).

In generale, le persone con disturbi mostrano distanze maggiori (Feixas, Erazo-Caicedo, Harter, & Bach, 2007; Garcia-Martínez et al., 2009), sebbene non sempre nelle vittime di violenza (Soldevilla, Feixas, Varlotta, & Cirici, 2014). Molti studi hanno anche trovato delle relazioni tra una serie di stati psicopatologici e dei marker strutturali della griglia. Gli individui che presentano sintomatologia ansiosa o depressiva tendono ad essere più polarizzati e hanno un sistema di costrutti più semplice (alta intensità, bassa APVSP), come mostrato da Kovářová e Filip (2012) o Paz, Pucurull e Feixas (2015). Risultati simili sono stati trovati con campioni di donne vittime di violenza (Garcia-Martínez, Orellana-Ramírez, & Guerrero-Gómez, 2012; Soldevilla, Feixas, Varlotta, & Cirici, 2014). Negli studi sulla sintomatologia generale, al posto di una diagnosi concreta, il Grado di Intensità della Sintomatologia presentato (GIS) del questionario SCL-90-R (Derogatis, 2002) è, con la TGR, uno degli indicatori più comuni che combina il numero di sintomi con l’intensità del disagio percepito (vedi, ad esempio, Garcia-Martínez, Orellana-Ramírez, & Guerrero-Gómez, 2012). In generale, nessuno di questi studi ha preso in considerazione il potere discriminante come indicatore. Tuttavia, non sono stati trovati studi che collegassero, in campioni di persone con disturbi mentali, relazioni tra distanze e indici strutturali della griglia, eccezione fatta per l’autostima. La distanza può essere utilizzata per testare la differenza nella percezione della donna maltrattata tra se stessa, il suo “sé ideale”, e anche con l’aggressore e altri elementi direttamente collegati all’abuso di cui fa esperienza, utilizzando la logica dell’analisi della distanza con più elementi sulla griglia.

In questo articolo, abbiamo cercato di verificare se, in un campione clinico di donne vittime di violenza di genere, è possibile trovare differenze nella distanza euclidea tra il sé e gli elementi positivi e tra il sé e gli elementi negativi. Lo stesso è stato postulato per le differenze tra partner (aggressore) ed elementi positivi o elementi. L’obiettivo è verificare se le distanze euclidee sono un buon indicatore delle differenze all’interno del campione clinico e se da loro è possibile stabilire una serie di tendenze diverse tra le donne maltrattate. Gli elementi potrebbero essere considerati “positivi” quando sono in relazione con la felicità o la buona relazione con se stessi; gli elementi potrebbero essere considerati “negativi” quando sono correlati con la tristezza o le figure aggressive.

Nello specifico, gli obiettivi e le ipotesi in questo studio sono stati i seguenti:

1. Sulla base delle distanze euclidee trovate nella TGR, valutare la percezione che esse hanno di se stesse e dell’aggressore. Ci si aspetta che esse costruiscano un’immagine di se stesse con connotazioni positive e un’altra con connotazioni negative del loro aggressore.

Le variazioni o differenze in queste due percezioni sono state studiate anche in base alle variabili che seguono:

2. Autostima, misurata come distanza euclidea tra gli elementi “sé corrente” e “sé ideale”: si anticipa che le donne con una buona autostima avranno un’immagine positiva di se stesse e una negativa del loro aggressore.

3. Indicatori strutturali nel sistema di costrutti ricavato dalla TGR, quale la polarizzazione: l’ipotesi è che le donne con alta polarizzazione e APVSP alta mostrino distanze euclidee più elevate rispetto alle donne con valori bassi di polarizzazione e APVSP.

4. Il Grado di Intensità della Sintomatologia presentato (GIS): ci si aspetta che le donne con una sintomatologia più intensa mostrino un costrutto di se stesse più negativo, una distanza euclidea inferiore tra “sé corrente” e figure negative.

 

2. Metodo

 

2.1 Partecipanti

Il campione era composto da 24 donne che sono state vittime di violenza. Il campione clinico è stato intenzionalmente reclutato in uno studio sull’intervento terapeutico (Garcia-Martínez, Orellana-Ramírez, & Guerrero-Gómez, 2012). Tutte le partecipanti vivevano in località rurali e la loro età media era 43,81 anni (Deviazione Standard, DS = 10,8), 23 erano madri con una media di 2,6 figli ciascuna (DS = 2,5). Tutte avevano presentato istanza di separazione o chiesto aiuto in uno dei Centri di Informazione per le Donne, i centri municipali andalusi per le donne vittime di violenza.

 

2.2 Procedura

Sono state utilizzate quattro variabili (o fattori) indipendenti: l’autostima, i punteggi al GIS del questionario SCL-90-R (Derogatis, 2002) e due indicatori strutturali, descritti da Garcia-Martínez et al. (2009) come segue:

a) Polarizzazione. Questo indicatore mostra il grado in cui il soggetto utilizza punteggi estremi per rispondere (1 o 7). È calcolato dividendo il numero di punteggi estremi per il numero totale di costrutti. I punteggi alti sono considerati una forma di rigidità cognitiva. Al contrario, i punteggi bassi danno un’idea della “lassità” cognitiva del soggetto (Feixas & Cornejo, 2002).

b) Analisi della Percentuale di Varianza Spiegata dal Primo asse (APVSP). Questo è il punteggio più significativo, ed è il prodotto di una precedente semplice analisi delle corrispondenze. Più alto è il punteggio, minore è il numero di componenti rilevanti utilizzate nel costrutto dell’esperienza. Dal momento che gli assi rappresentano dimensioni di significato, la percentuale di varianza spiegata dal primo asse rappresenta la grandezza della dimensione di significato principale, ed è considerata come il miglior indicatore di complessità. Se il punteggio è alto, il soggetto spiega molto del suo mondo sulla base di un solo asse, mostrando quindi una “unidimensionale” del suo mondo. Se il punteggio è basso, la complessità cognitiva del soggetto è maggiore. Nel programma GRIDCOR (Feixas & Cornejo, 2002) i dati vengono sempre raggruppati su cinque assi, organizzati dal più alto al più basso in base alla percentuale di varianza spiegata.

L’autostima è intesa come la differenza tra “sé corrente” e “sé ideale”. Persone con un’alta autostima tendono a identificare la propria percezione di sé con la percezione del tipo di persona che vorrebbero essere, creando una percezione più idealizzata. L’indice di gravità globale del SCL-90-R (GIS, Derogatis, 2002) misura il livello di gravità attuale della sofferenza. Combina il numero dei sintomi con l’intensità della sofferenza percepita. I punteggi diretti vengono convertiti in punteggi T e la presenza di disturbi gravi corrisponde a un punteggio T uguale o maggiore di 80. Le variabili dipendenti o criteri sono le distanze euclidee tra gli elementi (differenze). Queste analizzano due relazioni con ogni variabile indipendente, una per la distanza degli elementi dal “sé corrente” (autopercezione) e l’altro per la distanza dal loro “partner” (percezione dell’aggressore). Viene utilizzata l’originale TGR a 15 elementi, sebbene in questo studio vengano usati solo quegli elementi direttamente correlati con la percezione della violenza di genere, sia positiva (“donna felice”, “uomo piacevole”) o negativa (“partner”, “che è sempre stato un partner aggressivo”, “donna infelice” e “uomo aggressivo”, diverso dal partner), così come “sé corrente” e “sé ideale”. I costrutti sono stati stimolati dalla procedura diadica applicando una scala Likert a sette punti (1, punteggio alto per il polo sinistro; 7, punteggio alto per il polo destro). Per calcolare le distanze è stato utilizzato il programma GRIDCOR 5.0 (Feixas & Cornejo, 2015).

Per l’analisi delle relazioni poste, l’omoschedasticità (omogeneità della varianza) è stata testata con la F di Levene e la normalità con i grafici q-q, con risultati accettabili per entrambe le ipotesi. Tutte le variabili indipendenti sono state dicotomizzate utilizzando la media come criterio, creando due gruppi: Gruppo 1 (n = 12) per punteggi alti sulle variabili e Gruppo 0 (n = 12) per punteggi bassi. Eccezione è stata fatta per la dicotomizzazione del GIS, che è stata eseguita sulla base del punto di cut-off del disturbo grave con un punteggio T di 80. Il confronto delle medie è stato effettuato con il Test t di Student. La dimensione dell’effetto è stata calcolata a posteriori utilizzando il programma di Social Science Statistics Web (Stangroom, 2017), seguendo lo standard proposto da Cohen (1988). Il resto delle analisi è stato eseguito utilizzando il programma SSPS 24.0 (IBM, 2016).

 

3. Risultati

 

3.1 Obiettivo 1

Come mostrato nella Tabella 1, le donne del campione hanno mostrato scarsa differenza rispetto agli elementi positivi, mentre l’aggressore è visto con scarsa differenza rispetto agli elementi negativi. Ad esempio, la distanza tra “sé corrente” e “donna felice” è più piccola rispetto a quella con “donna infelice”, cioè le donne percepivano se stesse come simili a personaggi costruiti in maniera positiva mentre il loro aggressore era costruito in maniera negativa.

Tab. 1. Media delle distanze per le variabili “Percezione di sé” e “Percezione dell’aggressore”

Variabile Dipendente Distanza Euclidea Media DS
Autopercezione Sé corrente- Donne felici .3776 .1149
Sé corrente – Donne infelici .4000 .1336
Sé corrente – Uomini gradevoli .4136 .1341
Sé corrente – Uomini aggressivi .5348 .0957
Percezione dell’aggessore Partner – Donne felici .6120 .1450
Partner – Donne infelici .5764 .1227
Partner – Uomini piacevoli .596 .1582
Partner – Uomini aggressivi .4108 .1229

3.2 Obiettivo 2

L’autostima nel campione di studio era una variabile influente rispetto alla loro percezione di se stesse. Le donne con alta autostima identificavano se stesse con elementi con connotazioni positive (bassa dissomiglianza), sia che fossero uomini sia che fossero donne (vedi Tabella 2). La distanza tra “sé corrente” e “donne felici” o “uomini gradevoli” era più piccola di quella con “donne infelici” o “uomini aggressivi”. Gli altri risultati non sono significativi. Non si sono riscontrate differenze rispetto alla percezione dell’aggressore.

 

Tab. 2. Test t: Autostima

Distanza euclidea Test t di Student Media (alta autostima) Media (bassa autostima) DS (alta) DS (bassa) p. d Cohen
Auto-percezione
Sé corrente – Donne felici -2,959 .45 .33 .08 .11 .007 1,25
Sé corrente – Donne infelici -0913 .43 .38 .12 .14 .371 0.38
Sé corrente – Uomini gradevoli -3,980 .52 .35 .12 .097 .001 1,56
Sè corrente – Uomini aggressivi 1,016 .51 .55 .09 .096 .32 0.43
Percezione dell’aggressore
Partner – Donne felici -.782 .64 .59 .12 .16 .442 0.35
Partner – Donne infelici -.020 .58 .58 .11 .13 .985 0.00
Partner – Uomini piacevoli -.126 .60 .59 .18 .15 .901 0.06
Partner – Uomini aggressivi -.398 .42 .40 .11 .13 .694 0.17

 

3.3 Obiettivo 3

 

3.3.1 Polarizzazione

Sono state trovate differenze significative tra la loro percezione di se stesse e quella dell’aggressore, sempre a favore del gruppo ad alta polarizzazione. Le donne altamente polarizzate costruiscono se stesse in modo più chiaro e differenziato, vedendosi in modo molto diverso dagli uomini aggressivi e dal loro partner, in quanto vi era un’alta dissomiglianza. Ad esempio, la distanza tra “sé corrente” e “uomini gradevoli” è più piccola di quella che c’è con “uomini aggressivi” e il partner. In maniera simile, donne altamente polarizzate vedevano il loro partner come molto diverso da figure gradevoli, indipendentemente dal sesso, ad esempio la distanza tra “partner” e “donne felici” o “uomini gradevoli” è più grande di quella con “donne infelici” o “uomini aggressivi” (vedi Tabella 3). Gli altri risultati non sono significativi.

 

Tab. 3. Test t: Polarizzazione

Distanza euclidea Test t di Student Media (alta autostima) Media (bassa autostima) DS (alta) DS (bassa) p d Cohen
Auto-percezione
Sé corrente – Donne felici -.038 .38 38 .12 .12 .970 0
Sé corrente – Donne infelici -1.574 .44 .36 .13 .13 .129 0.62
Sé corrente – Uomini gradevoli -.994 .44 .39 .13 .13 .330 0.38
Sé corrente – Uomini aggressivi -2,976 .58 .48 .10 .06 .007 1.21
Percezione dell’aggressore
Partner – Donne felici -4.104 .70 .52 .09 .13 .000 1.61
Partner – Donne infelici -.733 .59 .56 .14 .10 .471 0.25
Partner – Uomini piacevoli -2,490 .66 .52 .13 .16 .020 0.96
Partner – Uomini aggressivi -.318 .41 .40 .15 .09 .753 0.08
Sé corrente – Partner -3,454 .71 .54 .12 .12 .002 1.42
Sé corrente – Sé ideale -1.394 .42 .34 .14 .04 .177 0.78

 

3.3.2 APVSP

Nello studio dell’autopercezione, le donne con scarsa differenziazione (con una APVSP più alta) percepivano se stesse in modo diverso dalle donne infelici (alta dissomiglianza), mentre le donne con forte differenziazione discriminavano tra i loro partner e le donne con una connotazione negativa (vedi Tabella 4). Ciò indica che le donne non-differenziate hanno una visione chiara di se stesse come donne che non sono infelici, hanno una visione più positiva di se stesse e vedono i loro partner come diversi dalle donne infelici, i partner non sono persone infelici. Questi risultati dimostrano come la loro capacità di discriminazione degli aspetti negativi sia più sottile, attribuendo un carico negativo più elevato ai loro partner che alle donne infelici.

 

Tab. 4. Test t: APVSP

Distanza euclidea Test t di Student Media (alta autostima) Media (bassa autostima) DS (alta) DS (bassa) p d Cohen
Auto-percezione
Sé corrente – Donne felici 1,478 .40 .34 .10 .13 .153 0.52
Sé corrente – Donne infelici 2,581 .45 .32 .12 .11 .017 1,13
Sé corrente – Uomini gradevoli 1.838 .45 .36 .13 .13 .079 0.69
Sé corrente – Uomini aggressivi -1,496 .51 .57 .06 .13 .148 0.59
Percezione dell’aggressore
Partner – Donne felici -.221 .61 .62 .14 .17 .827 0.06
Partner – Donne infelici -2,165 .54 .64 .08 .15 .041 0.83
Partner – Uomini piacevoli -1,309 .56 .65 .16 .14 .203 0.60
Partner – Uomini aggressivi 1,491 .44 .37 .13 .10 .260 0.60
Sé corrente – Partner .098 .63 .63 .15 .14 .757 0.00
Sé corrente – Sé ideale 1,610 .41 .34 .11 .18 .982 0.47

 

3.4 Obiettivo 4

La percezione dell’aggressore variava con il livello di sintomatologia. Sono state trovate differenze significative nella distanza tra “partner” e “uomini piacevoli” in favore del gruppo con il carico sintomatologico più alto (punteggi clinici sul GIS), in quanto il loro partner era visto come diverso dagli altri uomini aggressivi. Queste donne erano più concentrate sul proprio caso (vedi Tabella 5) e interpretavano il loro partner come diverso dagli altri uomini aggressivi. Gli altri risultati non sono significativi.

 

Tab. 5.Test t: GIS

Distanza euclidea Test t di Student Media (alta autostima) Media (bassa autostima) Ds (alta) Ds (bassa) p d Cohen
Auto-percezione
Sé corrente – Donne felici -0.862 .40 .36 .14 .09 .397 0.3
Sé corrente – Donne infelici -0.205 .41 .39 .15 .12 .839 0.14
Sé corrente- Uomini gradevoli -1,557 .46 .37 .16 .099 .133 0.67
Sé corrente – Uomini aggressivi .277 .53 .54 .10 .09 .784 0.11
Percezione dell’aggressore
Partner – Donne felici -.533 .63 .60 .18 .11 .599 0.2
Partner – Donne infelici -1,444 .61 .54 .098 .14 .162 0.58
Partner – Uomini piacevoli -.094 .60 .59 .19 .13 .926 0.06
Partner – Uomini aggressivi -2,570 .47 .36 .13 .09 .017 0.98
Sé corrente – Partner -1,055 .66 .60 .17 .11 .302 0.42
Sé corrente – Sé ideale -1,035 .42 .35 .15 .13 .225 .04987

 

4. Discussione

 

4.1 Autopercezione e distanze delle donne

I risultati mostrano che, nel campione studiato, le donne maltrattate si sono identificate con altre donne e uomini con una connotazione positiva e hanno considerato il loro aggressore come caratterizzato da elementi negativi. I risultati vanno quindi nella direzione della prima ipotesi formulata. Alcuni studi hanno trovato che testimoni esterni giudicano il comportamento aggressivo maschile come più inappropriato e grave rispetto a quanto facciano le donne nei casi di violenza da parte del partner (Russell & Kraus, 2016). Anche nel nostro studio è stata trovata una valutazione negativa della violenza maschile, giudicata dalla vittima stessa. La terapia narrativa suggerisce che lamentarsi o protestare rispetto a una situazione problematica è un modo per separarsi dal problema, ed è sempre presente in un modo o nell’altro nelle vittime (Allen, 2012), come mostrato nelle dissomiglianze trovate qui tra il sé e il partner.

Nei nostri risultati, le donne con elevata autostima si sono identificate maggiormente con persone con caratteristiche positive. Non è stato trovato nulla in letteratura su questo tema, ma il dato è coerente con gli studi sugli schemi di bias egosintonici (Rogers, Rogers, & Kuiper, 1979). In generale, le persone tendono a considerare se stesse in termini positivi e ad accettare le informazioni che sono coerenti con il loro punto di vista. Anche se questo può essere diverso nel caso di alcuni disturbi, quali ad esempio la depressione, non sembra essere il caso delle donne vittime di violenze, che riescono invece facilmente ad attribuire il sintomo a cause esterne e la situazione all’aggressore anziché a loro caratteristiche personali. Anche se sono state attaccate, queste donne sono state in grado di mantenere un buon concetto di sé, come modo per proteggersi (Camps, Calle, & Feixas, 2000). Questi risultati contrastano con i soliti risultati sull’autostima nelle vittime di violenza di genere, in base al quale questa popolazione è caratterizzata da una bassa autostima, sebbene non si sappia se questa sia la causa o l’effetto della violenza (Papadakaki, Tzamalouka, Chatzifotiou, & Chliaoutakis, 2009). Sembra che una bassa autostima caratterizzi le donne che hanno subito abusi di recente e che si stanno separando dal loro aggressore più delle altre donne vittime di abusi (Matud, 2004). Tuttavia, sebbene l’intero campione in questo studio fosse stato recentemente abusato e nel mezzo del processo di separazione, solo la metà di queste (n = 12) ha mostrato notevoli differenze tra “sé corrente” e “sé ideale”, cioè una bassa autostima. È possibile che il modo in cui è stata valutata l’autostima abbia influenzato questi risultati. Quando l’autostima viene misurata in termini di descrizioni generali, ad esempio utilizzando un questionario, le donne possono identificarsi con affermazioni negative su se stesse (non raggiungere i propri obiettivi, non avere fiducia in se stesse). Tuttavia, la misurazione dell’autostima tramite la dissimilarità non implica l’accettazione o il rifiuto di descrizioni generali su se stesse, ma il valutare se sono più vicine o no alla visione ideale. Molto probabilmente, aspetti importanti dell’ideale sono ancora conservati nella visione del sé che è dominato dal problema e costituisce il sé del momento. I valori della donna, o qualsiasi cosa lei consideri appropriata, determinano il suo considerarsi simile a quegli aspetti che lei stessa valuta, nella linea dei processi “assenti ma impliciti” (Denborough, 2008). Anche studi con altri tipi di vittime (ad esempio il bullismo scolastico) hanno trovato risultati che suggeriscono la loro alta autostima (Plata, Riveros, & Moreno, 2010). È vero che l’autostima non è valutata in questo studio con uno strumento indipendente, ma ci sono evidenze che le differenze tra il “sé corrente” e il “sé ideale” potrebbero essere una misura adeguata dell’autostima (Endo, 1992) e, in teoria, delle discrepanze rappresenterebbero una mancanza di accettazione di sé. In ogni caso, un’elevata autostima intesa come una bassa distanza tra “sé corrente” e “sé ideale” potrebbe essere intesa come fattore protettivo in caso di violenza contro le donne, e le donne con valori più alti avrebbero maggiore probabilità di appartenere a tipologie o posizioni meno problematiche, ad esempio un sottogruppo pronto a cambiare (Karakurt, Smith, & Withing, 2014).

 

4.2 Percezione dell’aggressore

Per quanto riguarda la percezione dell’aggressore, l’autostima si è rivelata non essere una variabile rilevante, contrariamente all’ipotesi proposta. Garcia-Martínez (2008) ha suggerito che né le vittime né gli aggressori possono essere definiti in termini di profili generali e che l’autostima non punta sempre nella stessa direzione in questi casi. Jacobson e Gottman (1998) hanno distinto due tipi di aggressori, alcuni più dipendenti, la cui violenza era generalizzata e non diretta esclusivamente al partner, e altri la cui violenza era concentrata quasi esclusivamente sul loro partner. Non è possibile conoscere il tipo di aggressori in questo studio, ma i dati suggeriscono che l’immagine che le donne maltrattate costruiscono del loro aggressore dipende più dal tipo di violenza subita che dalle caratteristiche delle donne stesse, tra cui la loro autostima. Tutte le donne hanno visto il loro aggressore in modo simile, il che implica che giudichino la violenza subita come una situazione problematica e l’aggressore come qualcuno inadeguato.

 

4.3 Relazioni tra distanze e indici strutturali cognitivi

Gli indicatori della griglia strutturale mostrano che le percezioni delle donne hanno di se stesse e del loro aggressore variavano insieme con la polarizzazione e l’APVSP nel campione studiato. Le donne ad alta polarizzazione con un modo di attribuire i costrutti più tendenzioso sono in grado di differenziare se stesse meglio dal loro aggressore, di cui hanno un’immagine negativa. In questo caso, come detto da Fransella, Bell e Bannister (2004), l’alta polarizzazione può essere un indicatore di certezza e differenziazione nella loro interpretazione della realtà, piuttosto che un indicatore di rigidità cognitiva. Per questo tipo di donna, differenziare chiaramente tra pericolo e sicurezza è un bisogno fondamentale di autoprotezione e potrebbe essere una percezione più appropriata e differenziata, anche se comprende dei falsi positivi. Questa conclusione ci è stata suggerita da Soldevilla, Feixas, Varlotta e Cirici (2014). In questo senso, una bassa polarizzazione potrebbe essere un indicatore di uno scenario peggiore.

I risultati APVSP mostrano che le donne con punteggi più alti in questa dimensione differenziano meglio quando si confrontano elementi con una connotazione negativa. In altre parole, sono più specifiche nel discriminare tra ciò che è negativo (“il mio aggressore non è solo cattivo, è il peggiore”), riconoscendo il loro caso come la situazione più negativa possibile.

Non sono stati trovati studi al riguardo ma, in generale, le terapie costruttiviste promuovono una migliore differenziazione del sistema dell’utente (Botella & Feixas, 1998) e cercano di concentrarsi su aspetti positivi che potrebbero aiutare a promuovere dei cambiamenti e ad affrontare la resistenza al problema, conoscendone i dettagli (White, 2007). Tuttavia, le donne con un valore APVSP basso mantengono un pensiero unidimensionale focalizzandosi su una visione più negativa della loro situazione, che potrebbe essere un fattore di rischio per il cambiamento. Garcia-Martínez, Orellana-Rodríguez e Guerrero-Gómez (2012) hanno trovato che le donne maltrattate con più sintomi hanno mostrato minore polarizzazione e differenziazione. Soldevilla, Feixas, Varlotta e Cirici (2014) hanno confermato che la bassa differenziazione è una caratteristica discriminante tra le donne maltrattate e un gruppo di controllo.

 

4.4 Distanze e sintomatologia

Il campione dello studio è un campione clinico, quindi tutte le donne soffrivano di qualche tipo di problema relativo ad abusi. Le analisi con il GIS hanno mostrato che le donne che avevano punteggi più alti su questo indicatore concentravano l’attenzione sul loro caso, così vedevano il loro partner aggressivo come diverso dagli altri uomini aggressivi, ma non vedevano differenze o altri elementi positivi o negativi. Questo va nella direzione della nostra ipotesi. Le donne nel nostro campione percepivano solo il loro aggressore come negativo. Cioè capivano di essere in una situazione di rischio dovuta al loro aggressore in maniera specifica. Questo potrebbe essere correlato ai risultati di alcuni studi sulla violenza sessuale. Esperienze emotivamente invalidanti ripetute generano sentimenti di vergogna, senso di colpa e dolore nelle vittime, che finiscono per attribuire ai loro aggressori la più grande malizia (Harter, Herbes, & Hart, 2004). Anche questi risultati sono coerenti con la tendenza a interpretare la violenza contro il partner come esperienza traumatica, in cui si manifesta la duplice sintomatologia di ansia e depressione (Lipsky, Field, Caetano, & Larkin, 2005) e dove la vittima, nonostante sia consapevole dei suoi problemi, non è necessariamente in grado di gestirli.

 

4.5 L’uso delle distanze in ricerche con la TGR

Questo studio offre delle prove preliminari sull’utilità delle distanze euclidee come misura operativa delle differenze nella costruzione di sottogruppi di donne maltrattate in studi condotti con TGR. Le distanze mostrano di essere sensibili per differenziazione, polarizzazione e autostima. Ciò suggerisce che dividere le donne abusate in diversi sottogruppi basati su certe caratteristiche strutturali del loro sistema costruttivo (ad esempio, polarizzazione alta-bassa) potrebbe servire come criterio per il tipo di trattamento. Alta autostima, alta polarizzazione e alta differenziazione potrebbero essere le caratteristiche delle donne più pronte al cambiamento (Karakurt, Smith, & Whiting, 2014) o che mantengono un buon senso della loro azione personale (Garcia-Martínez, 2006). In termini di distanza euclidea tra gli elementi, esse si percepivano più vicine al loro ideale e ad altri elementi positivi, più diversi dal loro aggressore e da altri uomini aggressivi e più simili ad altre donne infelici.

L’uso delle distanze come variabile dipendente negli studi con la TGR non è recente (Hartmann, 1992), ma implica una procedura più semplice e più praticabile rispetto alle correlazioni, poiché evita il problema dei punteggi negativi. Consente inoltre di generare ed esprimere spazi multidimensionali con un unico valore. Questa può essere utilizzata per creare mappe concettuali delle relazioni tra costrutti ed elementi che consentono di migliorare la formulazione di ipotesi cliniche. In ogni caso, la sua validità e utilità va prima dimostrata con studi simili. La differenza tra le statistiche basate sulle distanze euclidee usate nel presente studio e la distanza Mahalanobis dovrebbe essere testata (Escobedo & Salas, 2008) per scoprire se le correlazioni tra gli elementi che determinano differenze nel costrutto della violenza o in qualsiasi altro argomento di ricerca. Siamo al corrente che la distanza di Mahalanobis potrebbe essere una misura migliore della costruzione interpersonale e ne proponiamo l’uso per ricerche future.

 

4.6 Limiti e ricerche future

Questo studio presenta una serie di limitazioni per quanto riguarda la sua validità interna ed esterna. Per quanto riguarda la validità interna, variabili come l’istruzione delle donne studiate, la presenza o l’assenza di una segnalazione di abuso o lo stato civile non sono state prese in considerazione e potrebbero aver influenzato i risultati riscontrati se fossero rilevanti per l’immagine che queste avevano del loro aggressore come uomo con una connotazione negativa o positiva. Riguardo alla validità esterna, va ricordato che il campione, della stessa estrazione rurale, potrebbe avere caratteristiche psicologiche diverse da quelle delle donne provenienti dalle aree urbane. La mancanza di potere statistico dovuto alla piccola dimensione del campione può anche aver portato a risultati non validi. Pertanto, la ricerca futura dovrebbe utilizzare campioni con caratteristiche diverse per scoprire se questi risultati possano essere generalizzati ad altre popolazioni, o quantomeno, a una popolazione clinica più rappresentativa. Un altro limite, forse, è l’assenza di un gruppo di controllo di donne non colpite dalla violenza. Ciò migliorerebbe la struttura del progetto, in quanto consentirebbe di trovare differenze tra i due gruppi, ma questo studio ha esaminato maggiormente se sia possibile trovare differenze all’interno del gruppo di donne maltrattate sulla base di una serie di caratteristiche dei loro sistemi di costrutti.

Conoscere i processi di costruzione delle donne vittime di abusi offrirebbe la possibilità di adottare misure di intervento terapeutico che consentano la ricostruzione del concetto di sé in questa popolazione e riducano le conseguenze della violenza sulla loro salute mentale. Si potrebbero anche adottare misure preventive indirizzando le campagne sia verso costrutti di genere egualitari che per preservare le differenze individuali.

 

Divulgazione degli interessi commerciali

In questa ricerca non c’è stato alcun tipo di coinvolgimento finanziario che possa comportare un conflitto di interessi.

 

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Note sugli autori

 

Jesús Garcia-Martínez

Università di Siviglia, Spagna

jgm@us.es

Jesús Garcia-Martínez, Psicoterapeuta e Professore di Psicoterapia presso la Scuola di Psicologia dell’Università di Siviglia. La sua area di ricerca è focalizzata sulla violenza, le vittime e lo stigma e lo studio dei processi psicoterapeutici legati a questo tipo di casi. Ha scritto un articolo sui dilemmi implicativi nelle vittime, sui momenti innovativi nella terapia di gruppo. Studia anche l’adattamento della psicoterapia a clienti con culture diverse. È stato presidente dell’Associazione Spagnola di Psicoterapia Costruttivista (ASEPCO) ed è membro dell’Istituto TAOS.

 

Ángeles Payán-Bravo

Università di Siviglia, Spagna

Ángeles Payán-Bravo, psicologa. Ricercatrice presso l’Università di Siviglia. Le sue aree di ricerca sono la violenza di genere e il recupero dello stigma. Lavora come volontaria in un’associazione non a scopo di lucro rivolta a persone che soffrono di gravi disturbi mentali (ASAENES) e si sta formando come psicologa clinica all’interno del sistema sanitario spagnolo.

 

Rafael Moreno-Rodríguez

Università di Siviglia, Spagna

rmoreno@us.es

Rafael Moreno-Rodríguez, PhD, ha studiato Psicologia all’Università di Barcellona ed è Professore di Metodologia delle Scienze Comportamentali presso la Scuola di Psicologia dell’Università di Siviglia. Ha tenuto corsi in diverse università. I suoi principali campi di interesse riguardano le basi della metodologia scientifica, con l’obiettivo di darle maggiore rigore scientifico, migliorare la validità delle sue nozioni e ottenere una maggiore strutturazione identificando dei principi comuni che semplifichino l’enorme numero di concetti accumulati nel corso dei decenni.

 

Note

  1. Ringraziamo gli editori della rivista Personal Construct Theory & Practice e l’autore per aver gentilmente concesso la traduzione dell’articolo. L’originale è disponibile al link: http://www.pcp-net.org/journal/pctp19/garcia-martinez19.pdf. Garcia-Martínez, J., Payán-Bravo, M. A., & Moreno, R. (2019). Euclidean distance in the repertory grid technique: a study of distances between elements in a sample of battered women. Personal Construct Theory & Practice, 16, 82-93.