Tempo di lettura stimato: 5 minuti
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GEKA. Il mondo dietro gli occhi chiusi

di Irene Antolini e Chiara Righetti

GEKA. The world behind closed eyes

di

Francesca Passera

Institute of Constructivist Psychology, Padova

Abstract

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“… l’altro ci può sempre regalare qualcosa di nuovo…”

 

C’è qualcosa di incredibilmente semplice, ma allo stesso tempo potente in questa frase, che è il collante del mio modo di pensare costruttivista.

 

La stessa frase agisce come filo conduttore di G.E.K.A. Il mondo dietro gli occhi chiusi, libro indirizzato ai bambini, ma che offre molti spunti di riflessione anche per un pubblico adulto.

 

Le autrici, Irene Antolini, psicologa e psicoterapeuta in formazione presso l’Institute of Constructivist Psychology (ICP) di Padova, e Chiara Righetti, educatrice, ci raccontano la storia di Giulio e dell’avventurosa notte che si trova a vivere mentre pensa con preoccupazione alla verifica di matematica programmata per il giorno seguente.

 

All’improvviso Giulio si trova a compiere un viaggio tra sogno e realtà in cui incontrerà tre nuovi amici, bambini come lui, ma con caratteristiche diverse: Edoardo è autistico, Kevin è sordo e Alice è cieca.

 

L’incontro dei quattro protagonisti sarà fondamentale per procedere con il loro viaggio e le rispettive peculiarità risolveranno gli imprevisti che la compagnia incontrerà lungo il percorso.

 

Emerge fin dalle prime pagine del racconto un approccio aperto nei confronti dell’altro, considerato diverso da se stesso, ma con risorse di pari importanza. Kelly (1955/1991) ci invita a non barricarci dietro le nostre ipotesi, ma a testarle e utilizzarle, soprattutto nell’interazione con l’altro; “se non sai qualcosa, chiediglielo!” (p.322), ed è proprio questo il processo che compie il giovane protagonista, seguito dal resto del gruppo. Grazie alla propria esperienza e ai preziosi racconti della madre, Giulio riesce, in ogni suo incontro, a dare un significato diverso alla sensazione di estraneità percepita; questo gli permette di attuare un processo di comprensione dell’altro e di coinvolgere in questa modalità anche gli altri protagonisti.

 

Il gruppo si pone quindi come facilitatore per l’esplorazione reciproca dei suoi componenti, attribuendo a ognuno la capacità di aiutare gli altri utilizzando le proprie risorse e il proprio modo di affrontare la vita. I ragazzi si affidano e si fidano l’un l’altro, sperimentando a volte anche l’ansia del non comprendere fino in fondo il percorso che si sta effettuando o le azioni che si stanno compiendo, ma dando alla “guida di turno” la facoltà di scegliere e decidere cosa crede sia meglio per il gruppo, in base al proprio punto di vista. Non è importante chi non sei o cosa non sai fare, bensì quale ritieni essere la tua risorsa e cosa puoi mettere in campo per te stesso e per il gruppo. È proprio esercitando questa capacità di comprensione reciproca che i protagonisti riusciranno a gestire i loro rapporti e le loro “funzioni” all’interno del gruppo, modificando e a tratti ribaltando le proprie convinzioni e consuetudini. In molte occasioni ho percepito una marcata manifestazione del postulato fondamentale espresso da Kelly (ibidem, p.32) “i processi di una persona sono psicologicamente canalizzati dal modo con cui essa anticipa gli eventi”: i giovani protagonisti hanno processi di conoscenza diversi, e si approcciano alle esperienze in modo diverso, proprio perché hanno diversi modi di anticipare e ipotizzare, quindi di apprendere. La comprensione reciproca di queste caratteristiche sarà la ricchezza e la salvezza del gruppo.

 

Quest’ultimo aspetto, in cui rileggo molto la presenza della creatività vista come un continuo utilizzo di costrutti nuovi (ibidem), è ciò che ho maggiormente apprezzato del libro: ogni nuova conoscenza è affrontata con una modalità creativa che aiuta i quattro amici a ristrutturare le proprie convinzioni sul mondo che hanno sempre conosciuto, immedesimandosi e cercando di capire la visione dell’altro. Nelle interazioni descritte nel racconto è presente un affidarsi agli altri, ma che non prescinde da una riflessione personale di quanto accade e dalla modalità che il gruppo sta sperimentando in una particolare situazione. Ho apprezzato molto, durante la lettura, la percezione dell’elaborazione sempre presente nei protagonisti: non subiscono le vicende, per quanto strane siano, le approfondiscono, si confrontano, mostrano costantemente un atteggiamento propositivo di gruppo, che trascinerà tutti nell’utilizzo creativo dei propri costrutti.

 

Nel libro si ritrova marcata anche la tematica dell’uomo come scienziato e ricercatore, metafora usata da Kelly (1955/1991) e sottolineata da D. Bannister e F. Fransella (1986): Giulio incarna pienamente questo aspetto, procedendo nella propria conoscenza di persone e luoghi operando continue ipotesi e anticipazioni, esprimendo e poi verificando i propri pensieri.

 

Il continuo ciclo dell’esperienza di Giulio si intreccia a quello degli altri protagonisti e del gruppo nella sua globalità, arrivando a cogliere elementi di novità e a integrarli all’interno del proprio sistema di costruzione.

 

Ecco che allora, nel processo di conoscenza descritto nel racconto, si sottolinea l’importanza di vedere, toccare, annusare e avere attenzione ai dettagli; conoscere significa percepire la bellezza di un quadro tramite il tatto, significa andare “oltre gli occhi chiusi”.

 

Credo che la potenzialità di questo libro stia nel presentare in modo semplice e diretto argomenti e temi importanti e profondi, spingendo il lettore verso una naturale riflessione; la scrittura che le autrici hanno utilizzato amplifica questo aspetto, creando un parallelismo tra la naturalezza del lessico e quello dell’accoglienza della “diversità”.

 

Sono varie le riflessioni possibili; la più importante per me è che “non si guarda ciò che manca, ma ciò che c’è” (M. Giliberto, comunicazione personale, gennaio 2014), proprio perché quella che è considerata una disabilità, in altri contesti e situazioni può essere la salvezza e l’unica via possibile.

 

E perché la disabilità è solo un modo diverso per poter stare insieme, per poter conoscere e per poter regalare sorprese che l’altro spesso non è abituato a ricevere.

 

Ulteriori informazioni circa le autrici, il libro e la sua distribuzione sono disponibili ai seguenti contatti:

pagina Facebook: GEKA il mondo dietro gli occhi chiusi

email: ilmondodietrogliocchichiusi@gmail.com

 

Bibliografia

Antolini, I., & Righetti, C. (2014). G.E.K.A. Il mondo dietro gli occhi chiusi. Vicenza: AltroMondo Editore.

Bannister, D., & Fransella, F. (1986). L’uomo ricercatore. Introduzione alla psicologia dei costrutti personali. Firenze: Martinelli.

Kelly, G. A. (1991). The psychology of personal constructs. London: Routledge (Pubblicazione originale New York, NY: Norton, 1955).

 

Note sull’autore

Francesca Passera

Institute of Constructivist Psychology

francescapassera.psicologa@gmail.com

Psicologa specializzanda in psicoterapia presso l’Institute of Constructivist Psychology di Padova. Lavora prevalentemente con adolescenti, sia in contesti scolastici che individuali, e con genitori interessati al tema della genitorialità. Le attuali tematiche di approfondimento riguardano la comunicazione e il benessere, anche in contesti aziendali.