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Il costruttivismo fra Etica e Scienza Umana

di

Massimo Giliberto

Direttore Responsabile

Abstract

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È difficile oggi, nella situazione in cui ci troviamo, scrivere un editoriale introduttivo a un nuovo numero della Rivista. Sul cuore pesa l’angoscia per la guerra in corso in Ucraina che, come un velo che si strappa, ci pone improvvisamente di fronte a uno scenario apparentemente nuovo, ma di fatto non inedito. La storia, lo sappiamo, non si ripete mai allo stesso modo. Lo scenario non è, come dicevo, inedito ma, semplicemente, per la sua vicinanza, minacciando la nostra stessa sicurezza, ci colpisce con forza e diventa ineludibile. I profughi nel mondo, come ci informa Amnesty International, sono milioni[1]. I paesi in cui non c’è libertà di stampa e si pratica la tortura sono decine; come decine sono le guerre, spesso dimenticate. Possibile che non ce ne fossimo accorti prima? La crisi ucraina rischia, inoltre e paradossalmente, di accrescere la nostra cecità, limitando il nostro sguardo entro i confini della vecchia Europa, orientandoci a un’accoglienza selettiva per lingua, etnia, provenienza, dividendo coloro che fuggono da guerre e fame in profughi di serie A e di serie B. Nel Mediterraneo, infatti, i profughi, i migranti di ogni origine e colore continuano a morire. Sarebbe il momento, invece, di riacquistare la nostra eredità umana, in pieno. Se l’Ucraina è uno di quei momenti storici che indica il superamento di una soglia senza ritorno, che almeno serva a qualcosa: ad alzare il nostro sguardo sul mondo. I despoti sono massimalisti e arroganti, ma – come sosteneva Primo Levi (1991) – tutt’altro che folli. Essi, al contrario, perseguono logiche stringenti – basate sulla semplificazione, la radicalizzazione, la creazione di un nemico, la paura – ma fuori da ogni concezione di ciò che è umano. Riconoscerli, riconoscerne il linguaggio e la logica presuntuosa è il primo passo per smascherarli e respingerli. Nel nome di un criterio dell’umano a cui rimanere saldamente ancorati, che vede nella salvezza dell’altro, qualsiasi persona in qualsiasi parte del mondo, innanzitutto la propria salvezza. Chiudere gli occhi o limitare il proprio sguardo a un orizzonte circoscritto, questo sì che è folle.

 

Cosa c’entrano il Costruttivismo e una rivista come la nostra in tutto questo?

 

Il Costruttivismo coniuga, fondato sul principio dell’alternativismo costruttivo [2], l’etica e la scienza. Facendo delle varie visioni del mondo e di se stessi – compresa in senso riflessivo la propria – il proprio oggetto, il Costruttivismo è per sua natura inclusivo; laddove l’inclusività non è un relativistico “tutto va bene”, ma una posizione precisa. Se ogni visione e concezione, agìta e vissuta, merita di essere conosciuta e compresa, non tutte sono utili e accettabili. Etico è riconoscere quel confine dove la persona cessa di essere persona agli

occhi di un’altra; quel confine oltre il quale, esattamente per questa ragione, è possibile ogni tipo di sopruso, dall’indifferenza all’assassinio. Etico è guardare alle persone dal loro punto di vista, senza categorie predefinite e totalizzanti. Etico è il considerare il nostro personale dare un senso alle cose strettamente, identitariamente, interdipendente con i mondi altrui (Burr, Butt, & Giliberto, 2013; Giliberto, 2010). Qui scienza – una scienza umana che mai sovrascrive e riduce – ed etica si saldano. Non solo formidabile strumento conoscitivo e critico, il Costruttivismo è un sentire etico che ci porta, alla luce di una tale interdipendenza di mondi, storie e visioni, alla conclusione che ogni sopruso ci riguarda personalmente.

 

Ecco che persino una rivista come la nostra, nel suo piccolo e nella sua aspirazione, nel suo guardare alle persone dal punto di vista delle persone, può significare qualcosa.

 

Buona lettura!

 

Bibliografia

Burr, V., Giliberto, M., & Butt, T. (2013). Construing the cultural other and the self: A personal construct analysis of English and Italian perceptions of national character. International Journal of Intercultural Relations, 39(1), 53-65. doi:10.1016/j.ijintrel.2013.09.012

Giliberto, M. (2010). An invitation to elaborate ethics through PCP. In D. Bourne & M. Fromm (Eds.), Construing PCP: New Contexts and Perspectives: 9th EPCA Conference Proceedings, 220-232. Norderstedt: Books on Demand.

Kelly, G. A. (1991). The psychology of personal constructs (vol. 1). (2nd ed.). London: Routledge.

Levi, P. (1991). I sommersi e i salvati. Torino: Einaudi.

 

Sitografia

www.amnesty.it

  1. www.amnesty.it
  2. All of our present interpretations of the universe are subject to revision or replacement” (Kelly, 1991, p. 7).