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Editoriale

di

Massimo Giliberto

Direttore Responsabile

Abstract

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Cosa rappresenta la fertilità di una teoria nel dominio della psicologia? E quale valenza hanno i suoi presupposti nel canalizzarne lo sviluppo e la versatilità? Vorrei partire da queste due domande per presentare questo numero della Rivista.

Per considerare una teoria fertile, euristicamente produttiva, dobbiamo verificare quanto ci aiuta a comprendere del suo oggetto. Ora, ciò non dipende solo dalla vastità e dalla complessità di ciò che sta al centro della sua indagine, ma anche dalle “novità” che la teoria ci propone su di esso. Quando l’indagine condotta entro i confini di quell’approccio diventa ripetitiva e ridondante, quando non ci stupisce più, la teoria rischia di avvilupparsi su se stessa e il suo programma di ricerca invece di essere generativo e produrre ipotesi euristiche, diventa degenerativo e comincia a produrre ipotesi autoreferenziali; invece di espandersi, in un certo senso, si contrae (Lakatos, 1980). Questo è successo spesso nella storia della scienza e anche, ovviamente, nella storia della psicologia (Giliberto, 2017).

Il costruttivismo in area psicologica e, segnatamente, la PCP hanno il loro focus, il loro programma di ricerca sul modo in cui le persone conoscono e danno senso a se stesse e a tutto ciò che le circonda. La ricerca, quindi, riguarda un enorme numero di mondi possibili; possibili tanto quanto numerose sono le visioni del mondo e le vie per conoscerlo. La teoria e gli assunti epistemologici su cui poggia questo approccio, dunque, si configurano come teoria delle teorie. La vastità del campo d’indagine, allora, diventa non solo complessità, ma anche riflessività. Il presupposto epistemologico del “conoscere la conoscenza” (Maturana & Varela, 1984/1987) conduce a una teoria di teorie che deve valere anche per se stessa. In questa metodologica circolarità (von Foerster, 2003), e nella vastità del suo campo d’indagine, risiedono sia la continua capacità del costruttivismo di sorprenderci sia la sua versatilità, la sua applicabilità a discipline diverse ma accomunate dall’interesse per la visione del mondo delle persone e per il modo in cui ogni visione emerge dall’esperienza degli individui.

Questo numero della RIC – spaziando dall’architettura alla clinica – rispecchia in pieno la fertilità sorprendente di questo approccio che fa scienza e ricerca a partire dalla vita delle persone, dalle loro concrete esperienze e non ci costringe entro modelli, schemi e contenitori “scientifici” precostituiti e che ci prescindono.

 

Buona lettura!

 

 

Bibliografia

Giliberto, M. (2017). Theoretical identity is not just belonging. Personal Construct Theory & Practice, 14, 87-98. Consultato da http://www.pcp-net.org/journal/pctp17/giliberto17.pdf

Lakatos, I. (1980). The methodology of scientific research programmes. Cambridge: Cambridge University Press.

Maturana, H. R., & Varela, F. J. (1987). The tree of knowledge. The Biological Roots of Human Understanding. (R. Paolucci, Trad.). Boston & London: Shambhala. (Opera originale pubblicata 1984).

von Foerster, H. (2003). Cybernetics of epistemology. In H. von Foerster (Ed.), Understanding understanding: Essays on cybernetics and cognition (pp. 229-246). New York: Springer.