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Lavorare con le coppie

Working with couples

di

Peter Cummins
Coventry Constructivist Centre, Coventry, UK

 

e Helen Jones
Northern PCP Research Group, York, UK

 

Traduzione a cura di

Elisa Cappellari e Jessica Dagani

Abstract

Dopo aver condotto una revisione della letteratura sulla terapia dei Costrutti Personali applicata alle coppie, descriveremo un modello di terapia breve a cinque sedute basato sul lavoro di Ernesto Spinelli e sarà presentato un esempio clinico in cui tale modello è stato applicato. Verranno inoltre discussi i vantaggi di operare entro questa cornice di riferimento.

Having reviewed the literature on Personal Construct therapy with couples, a brief 5 session model, derived from the work of Ernesto Spinelli, for working with couples, is described. A clinical example of working in this way is then provided. The advantages of working within this framework are discussed.

DOI:

10.69995/YSQJ7640
Keywords:
Relazioni, coppie, sedute individuali, sedute separate, Spinelli | relationships, couples, individual sessions, separate sessions, Spinelli

Kelly non fa quasi mai riferimento alla coppia. Nei casi in cui ne parla, lo fa principalmente utilizzandola come esempio per qualcos’altro. Ne è una dimostrazione, in una sezione sulla Socialità (Kelly, 1955) dice:

per la più complessa interazione tra ruoli – ad esempio quella tra moglie e marito – la comprensione deve includere perlomeno l’area delle attività domestiche, e raggiungere almeno un livello di generalità che renda i partecipanti in grado di anticipare il reciproco comportamento in quelle situazioni non comprese nelle mere regole di gestione domestiche. (p. 96)

Di nuovo, in una sezione riguardante il controllo, Kelly parla del matrimonio come di una possibile fonte di minaccia e di ansia, come qualcosa che presenta un problema da costruire, come una questione di controllo e come modo di fornire “un’opportunità per ampliare o consolidare il proprio sistema di anticipazioni” (ibidem, p. 523).

Tra i diversi usi dell’idea di matrimonio di cui si avvale per chiarire il suo pensiero riguardo alla scelta, suggerisce che “una persona sceglierà di sposarsi se ciò sembrerà in grado di consentirgli di ampliare o consolidare il proprio sistema anticipatorio” (ibidem).

Osserva inoltre che (ibidem):

le incertezze e le vicissitudini del matrimonio richiedono ampiezza di prospettiva e apertura mentale riguardo a certi tipi di questioni. (pp. 523-524)

Senza questo tipo di permeabilità del sistema di costrutti, la possibilità per la persona di tollerare le incompatibilità sarebbe così limitata che essa non cercherebbe nemmeno di sposarsi, o, nel caso lo facesse , potrebbe presto cercare di sciogliere il matrimonio con il divorzio. (pp. 524-525)

Altri utilizzi dell’idea di matrimonio possono essere rintracciati in una sezione sui processi che definiscono la cultura, dove afferma (ibidem): “Comportamento di accoppiamento. La descrizione delle attività di corteggiamento che dà il cliente e i pattern coniugali di comportamento potrebbero aiutare il clinico a comprendere alcuni importanti costrutti etnici che potrebbero essere alla base di conflitti personali” (p. 699).

E in un paragrafo sull’analisi della storia familiare di una persona scrive che “potrebbero essere precisati i tipi di persone che i parenti hanno sposato” (ibidem, p. 731).

All’interno della più ampia letteratura PCP ci sono molti riferimenti al tema delle coppie, ad esempio Duck (1985), Neimeyer (1983), Procter (1986, 2007), Leitner, Faidley e Celentana (2000) e Winter (2005). Neimeyer (1983) suggerisce che “i membri delle coppie più soddisfatte sono maggiormente in grado di comprendersi l’un l’altro, specialmente riguardo a costrutti più importanti. Mostrano inoltre più comprensione reciproca” (p. 138). Suggerisce, quindi, che nella terapia coniugale l’enfasi dovrebbe essere posta sul facilitare la socialità e che il matrimonio dovrebbe essere considerato una “scelta elaborativa”. Le relazioni possono essere viste come qualcosa che offre opportunità di validazione ed estensione del sistema. Neimeyer (ibidem) suggerisce che l’insoddisfazione coniugale deriva in parte dal non sentirsi validati giorno per giorno all’interno della relazione.

Tuttavia, afferma che (ibidem):

sono ben note alcune delle implicazioni che queste conclusioni hanno per gli interventi terapeutici, ma non è stato fatto alcuno sforzo per incorporare queste tecniche all’interno di un approccio più completo alla terapia di coppia… a oggi nessun lavoro ha descritto dettagliatamente, nell’ottica della teoria dei costrutti personali, la natura della terapia di coppia. Ciò è sorprendente perché le relazioni coniugali forniscono un “laboratorio vivente” per la progettazione di esperimenti sociali. (p. 138)

 

Nonostante quest’affermazione, Epting (1984) descrive una procedura per il colloquio con le coppie che attribuisce a Neimeyer (1983). Essa ha quattro fasi:

  1. Valutazione: entrambi i partner completano una griglia di repertorio
  2. Chiarimento: provare a comprendere l’altro
  3. Elaborazione: delineare le implicazioni dei sistemi dei membri della coppia
  4. Socialità: la coppia sviluppa un sistema di reciproca costruzione

Epting riassume questa procedura suggerendo che essa permette “ai partecipanti di uscire dai confini della natura della loro relazione e vedere cosa gli sta succedendo, piuttosto che esserne semplicemente intrappolati” (1984, p. 177).

Recuperando quanto afferma Kelly (1955), “le incertezze e le vicissitudini del matrimonio richiedono ampiezza di prospettiva, apertura mentale riguardo a certi tipi di questioni. (pp. 523- 524). Senza questo tipo di permeabilità del sistema di costrutti, la possibilità per la persona di tollerare le incompatibilità sarebbe così limitata che essa non cercherebbe nemmeno di sposarsi, o, nel caso lo facesse , potrebbe presto cercare di sciogliere il matrimonio con il divorzio. (pp. 524-525)

 

1. Un modello di terapia a cinque sedute

Nella nostra esperienza, le coppie si rivolgono a un terapeuta quasi sempre perché la loro relazione è diventata impermeabile. In che modo, quindi, possiamo esplorare questa impermeabilità senza venirne coinvolti? Abbiamo trovato, nel lavoro di Ernesto Spinelli (1997), un approccio che lo permette.

Spinelli sviluppa la metafora freudiana dell’incontro terapeutico come gioco di scacchi. Suggerisce che il lavoro con le coppie sia come una partita tridimensionale, e che il modo migliore per farlo sia adottare un format di cinque incontri. Entro questo modello i componenti della coppia sono visti, assieme, due volte, permettendo loro di “chiarire i sottostanti presupposti, pregiudizi, valori e credenze dell’attuale costrutto di coppia” (Spinelli, 1997, p. 104). Ognuno dei due partner viene poi visto separatamente, e in questo colloquio individuale la persona può esplorare il costrutto di coppia senza doversi preoccupare dell’immediata reazione del partner. Nel processo viene concordato che “qualunque chiarimento emergerà in questa seduta, si proverà almeno a esprimerlo al partner” (ibidem). Infine i partner vengono visti insieme per il quinto e ultimo incontro. Il modello può essere ripetuto, se necessario.

Spinelli descrive il suo lavoro in cui conduce tutte e cinque le sedute da solo. Mentre uno degli autori (H. J.) segue questa modalità, l’altro (P. C.) ha adattato il modello lavorando con un co-terapeuta. I due terapeuti vedono la coppia assieme per i primi due incontri e poi chiedono ai partner di scegliere quale terapeuta vorrebbero incontrare individualmente. Mentre la maggior parte delle volte i partner scelgono rispettivamente il terapeuta del proprio sesso, circa il 20% dei partner sceglie quello del sesso opposto. Questo processo rende possibile ciò che descrive Neimeyer (1985b):

spesso per il terapeuta è utile aiutare le coppie a svelare il proprio “pentimento relazionale” – ovvero capire in che modo ognuna delle loro precedenti rappresentazioni del matrimonio emerga e disgreghi la costituzione della loro attuale relazione. Il terapeuta inizia aiutandoli ad acquisire una nuova prospettiva con la quale esaminare le loro teorie personali della relazione coniugale. (p. 205)

 

2. I conflitti di coppia secondo Spinelli

Spinelli suggerisce che i conflitti nella relazione siano esistenti fin dal momento in cui si è co-costruito il Costrutto Coppia, e li definisce “Conflitti di coppia”. Spinelli ritiene che la loro fonte spesso possa essere ricondotta a questi temi:

  1. L’altro sta facendo qualcosa di pericoloso, sgradito o inaccettabile
  2. Sono cambiato e l’altro non può accettarlo
  3. Entrambi i partner sono insoddisfatti della relazione ma o non sanno come cambiare o sono spaventati dal farlo.

3. Esempio di un conflitto di coppia (H. J.)

 

3.1 Gabriel e Annette, incontro di coppia

Quando Gabriel e Annette sono venuti da me, ho pensato che tutte le possibilità descritte precedentemente in questo articolo facessero al caso loro. C’era un senso di impermeabilità, i loro costrutti non erano aperti al cambiamento, non erano in grado di vedere facilmente il punto di vista dell’altro, non comunicavano più in maniera soddisfacente e c’era la tendenza in uno dei due partner a pensare che tutte le questioni fossero correlate tra loro e che tutto avrebbe dovuto cambiare, prima ancora che fosse pensabile fare anche il minimo movimento. Il pensiero era costellatorio. Non erano una coppia felice.

Mi hanno raccontato la loro storia nei due incontri di coppia. Erano sposati da 20 anni, si erano incontrati poco dopo aver finito la scuola ed erano insieme da allora. Avevano tre figli adolescenti cui entrambi erano devoti. Si preoccupavano per loro, amavano fare attività con loro ed entrambi allenavano una squadra di calcio in cui i figli giocavano.

Annette era una maestra e Gabriel aveva un impiego pubblico di cui era orgoglioso. Aveva fatto l’impiegato in un ufficio con molte persone fino a quando, recentemente, dei tagli economici avevano portato a dei drastici licenziamenti. La sua cara amica Liz era una delle vittime del sistema e non lavorava più con lui. Annette credeva che Gabriel e Liz avessero una relazione, anche se Gabriel diceva che era solo una buona amica e che gli mancava molto la sua compagnia da quando se n’era andata.

Due anni prima, quando Liz aveva lasciato il posto di lavoro, Annette e Gabriel avevano fatto il punto del loro matrimonio per provare a sistemare le cose e, come risultato, avevano venduto la casa e si erano trasferiti in un’altra città, in modo da trovare una soluzione alla loro situazione economica e rinnovare la loro relazione. Gabriel, tuttavia, era molto depresso: questa situazione gli era costata molta fatica e trascorreva molto tempo da solo, isolandosi o facendo lunghe passeggiate. Annette sentiva la presenza di Liz sullo sfondo e recentemente anche in primo piano, quando Gabriel era uscito per una lunga passeggiata con lei e i propri figli, cosa che ad Annette non era piaciuta.

Entrambi avevano espresso la preoccupazione che i loro infiniti, piccoli litigi potessero aver arrecato danno ai figli. Annette era genuinamente preoccupata per la depressione di Gabriel e per il modo in cui ciò lo stava tagliando fuori dalla loro famiglia e da quella allargata, ed erano entrambi d’accordo nel voler esplorare i loro atteggiamenti. Annette era in lacrime, Gabriel era tranquillo, ma entrambi volevano un appuntamento individuale con me prima di incontrarci nuovamente tutti insieme. Erano d’accordo su diverse questioni.

Aree di accordo

  • La relazione extraconiugale di Gabriel era stata il catalizzatore della crisi
  • Annette era stata forte e di supporto, dopo la fine della relazione di Gabriel, nell’aiutarlo ad attraversare il periodo depressivo
  • Il suggerimento di Annette di trasferirsi era stato utile nel risolvere i problemi finanziari
  • La loro lunga amicizia prima e durante il matrimonio era un punto di forza della relazione
  • Entrambi amavano e si preoccupavano dei loro tre figli

Aree di difficoltà

  • La paura di Annette che Gabriel si stesse isolando sempre più dagli amici
  • La percezione di Gabriel di sentirsi incastrato e senza spazio di movimento
  • I commenti dei figli sulla mancanza di armonia tra di loro
  • La famiglia di Annette – grande, ospitale, giudicante
  • La necessità di Gabriel di scappare per fare passeggiate in pace e in solitudine
  • L’ombra costante di Liz. Gabriel la vede ancora? Ci si può fidare di lui?

 

3.2 Colloqui separati

“Dal momento che spesso i coniugi si sentono disconfermati nella loro relazione, è improbabile che si aprano all’ascolto dei differenti punti di vista dell’altro” (Neimeyer, 1985a, pp. 207-208).

 

3.2.1 Sessione individuale di Annette

Quando ho visto Annette, mi ha riferito di essere preoccupata per il fatto che il marito si fosse isolato dai vecchi amici, e perché frequentavano raramente qualcuno al di fuori della famiglia. Mi ha detto di sentirsi oppressa dalla loro nuova casa, molto più piccola della precedente. I loro figli cominciavano a fare osservazioni sulla mancanza di armonia tra di loro, e lei stessa si sentiva sola al lavoro, avendo pochi amici. Passavano molto tempo con la famiglia di Annette, in una grande casa al mare con piscina, dove i bambini amavano andare, ma dove Gabriel si sentiva messo da parte in mezzo a una folla rumorosa, da cui scappava facendo passeggiate solitarie. Di conseguenza, le visite non erano più molto facili per Annette, che credeva che Gabriel e Liz si sentissero e vedessero ancora. Non poteva più fidarsi di suo marito.

Annette non nascondeva i suoi sentimenti. Gabriel sarebbe diventato più depresso? E lei avrebbe perso il suo amico, amante, compagno? Avrebbe distrutto la loro famiglia?

Non riusciva a vedere un modo diverso di fare le cose, e non poteva sopportare l’idea che Liz rimanesse sullo sfondo, anche solo come un’amica occasionale. Si sentiva sola per aver perso il suo confidente, ed era triste per entrambi. Non pensava che a Gabriel dovesse servire qualcun altro, oltre a lei, per riempire la sua vita.

Punti chiave delle sedute individuali con Annette:

Gabriel sarebbe diventato più depresso? E lei avrebbe perso il suo amico, amante, compagno? Gabriel avrebbe distrutto la loro famiglia?

Ha ben chiaro ciò che è giusto o sbagliato, e non desidera vedere modi alternativi di fare le cose.

Non può tollerare che Liz sia sullo sfondo.

Si sente sola, percepisce profondamente la perdita di Gabriel.

È triste per lui così come lo è per se stessa.

 

3.2.2 Seduta individuale di Gabriel

Quando ho visto Gabriel da solo era in un diverso stato d’animo. Mi ha detto che “Sì”, era ancora innamorato di Liz e lo sarebbe sempre stato, ma aveva scelto di rimanere con Annette e voleva che le cose funzionassero. Si sentiva isolato poiché gli mancavano i vecchi colleghi di lavoro, non solo Liz, e lavorare in un ufficio da solo, senza comunicare con altre persone, lo rendeva triste. Ammetteva di essere depresso, e che Annette lo supportava molto.

Abbiamo fatto un ABC (Tschudi, 1977):

 

ABC DI GABRIEL
Stare con Annette

Vantaggi

Rimanere amici, tenere i bambini

Svantaggi

Avere segreti, essere depresso

Trasferirsi da Liz

Svantaggi

Perdere la famiglia

Vantaggi

Sentirsi aperto… amorevole, appassionato, felice

Non era difficile vedere in cosa consistesse il dilemma di Gabriel, e la depressione derivante dall’ambiguità che aveva di fronte.

Punti chiave della seduta individuale con Gabriel

È innamorato di Liz e, qualunque cosa accada, questo non cambierà.

Deve il suo tempo, il suo amore e il suo supporto ad Annette e ai figli e ha scelto di stare con loro.

È spesso depresso e gli mancano i vecchi colleghi, specialmente Liz, ora che lavora da solo.

 

3.3 Incontri di coppia

Cos’è successo quando li ho incontrati assieme di nuovo? Erano d’accordo sul fatto che i colloqui li avessero aiutati a chiarire la loro situazione, anche se non l’avevano risolta. Concordavano sul fatto che Gabriel avrebbe tratto beneficio da una terapia individuale, che Annette avrebbe accettato, anche se non vedeva alcuna possibilità di cambiamento per se stessa. Era determinata a “far funzionare le cose di nuovo”.

Quello che Annette riusciva a dire a me ma non davanti a Gabriel era che, nonostante gli fosse di sostegno, non si fidava più di lui, e non era aperta alla possibilità che avesse altri amici o altre persone nella sua vita da frequentare senza di lei.

Quello che Gabriel riusciva a dire a me ma non ad Annette riguardava il dilemma mostrato dal suo ABC, che implicava che per stare con Annette avrebbe sempre dovuto avere dei segreti, e non avrebbe mai potuto essere del tutto aperto e felice nella sua vita personale.

Era un uomo che aveva bisogno di distribuire le proprie dipendenze in maniera maggiore rispetto a quanto potesse fare solo vivendo con Annette.

Tematiche

Diversi livelli di dipendenza; pensiero costellatorio vs proposizionale; diverse prospettive rispetto alla comunità dei sé; la visione di Spinelli del conflitto di coppia: entrambi insoddisfatti, l’altro sta facendo qualcosa di pericoloso, è cambiato e non posso accettarlo.

Cosa potrebbe venire dopo…?

Potrebbero scegliere di tornare per un’altra serie di incontri, col tempo. Devo ancora avere loro notizie.

 

4. Conclusioni

È stato scritto poco riguardo alla durata che la terapia dei Costrutti Personali dovrebbe avere. Chiari e Nuzzo (2010) affermano chiaramente che:

la psicoterapia costruttivista, come la intendiamo e pratichiamo, dura per almeno un anno e al massimo tre o quattro anni, o di più in casi eccezionali, momento in cui Kelly suggerisce di arrivare rapidamente a una conclusione; dopo una o due sedute bi-settimanali. (pp. 158-159)

Nel suo lavoro clinico iniziale Kelly operava in modo focalizzato, a breve termine, spesso vedendo il suo piccolo paziente solo una volta. Le restrizioni di tempo e distanza, infatti, impedivano ogni altra forma di intervento. Ciò che ne risultava, una clinica itinerante nel Kansas rurale, divenne un modello su cui si sarebbe basata gran parte della successiva psicologia scolastica rurale. “Offriva principalmente servizi di diagnosi e consulenza” (Fransella, 1995, p. 9).

È un modus operandi ampiamente elaborato da Ravenette, che ha sviluppato la cosiddetta “intervista unica”. All’interno di questa modalità di lavoro “l’intervista unica deve avere una struttura, ovvero un inizio, una parte centrale e una fine, per promuovere la significatività dell’evento per il giovane, oltre che massimizzare l’uso efficace del tempo” (Ravenette, 1997, p. 219).

Nei suoi scritti più recenti, Kelly (1979) dice chiaramente che dovrebbe essere fatta una stima della durata della terapia:

pur nella difficoltà per il clinico di fare una precisa stima della durata di una terapia, egli dovrebbe tuttavia formulare una previsione il più accurata possibile. Se il cliente non può ragionevolmente investire in una psicoterapia di lunga durata, il clinico dovrebbe consigliare un approccio che possa offrire un percorso più breve. (p. 179)

Nella nostra esperienza, le coppie sono in grado e pronte a impegnarsi in un percorso che dura cinque sedute. Ciò si è mostrato particolarmente vero per due coppie che, in precedenza, avevano sperimentato una consulenza di coppia a lungo termine che non aveva risolto i problemi sottostanti la loro relazione. Una di queste coppie era molto restia a ripetere quel lungo lavoro. Fornendo un format così chiaro, specifichiamo bene che ciò che stiamo offrendo ha un focus più diagnostico e di consulenza che terapeutico[1].

Noi diamo la possibilità e la cornice entro cui la coppia può riflettere e agire sulle proprie costruzioni. Questo processo può essere visto chiaramente nell’esempio clinico descritto prima, dove: “…erano d’accordo sul fatto che i colloqui li avessero aiutati a chiarire la loro situazione, anche se non l’avevano risolta. Concordavano sul fatto che Gabriel avrebbe tratto beneficio da una terapia individuale, che Annette avrebbe accettato anche se non vedeva alcuna possibilità di cambiamento per se stessa. Era determinata a “far funzionare le cose di nuovo”.

È esattamente ciò che Neimeyer (1983), che abbiamo citato prima, intendeva con “le relazioni coniugali forniscono un «laboratorio vivente» per la progettazione di esperimenti sociali” (p. 138).

La cornice che presentiamo permette a ogni coppia di realizzare tali esperimenti. Tutti i metodi e i concetti psicoterapeutici della teoria dei Costrutti Personali possono essere utilizzati per elaborare il sistema di costruzione della coppia.

“Gran parte del compito del terapeuta consiste nell’aiutare i partner a riallineare ognuna delle loro relazioni in una maniera più elaborativa per entrambi” (Neimeyer, 1985a, p. 207) o per usare le parole di Kelly (1979):

si potrebbe osservare come un terapeuta che si serve della teoria dei costrutti personali utilizzi un’enorme varietà di procedure – non in maniera caotica, ma sempre come parte di un progetto che aiuti lui e il cliente a proseguire nel lavoro di esplorazione umana, e a verificare l’adeguatezza delle costruzioni che hanno elaborato per applicarle al mondo circostante. (p. 222)

A nostro parere, la combinazione delle sedute di coppia e individuali e la chiara struttura a cinque sedute rappresenta un focus che mira a ottenere proprio questo.

 

Bibliografia

Chiari, G., & Nuzzo, M. L. (2010). Constructivist Psychotherapy: A narrative hermeneutic approach. Hove, England: Routledge.

Duck, S. (1985). Attraction, acquaintance, filtering, and communication but not necessarily in that order. In F. Epting & A. W. Landfield (Eds.), Anticipating Personal Construct Psychology (pp. 87-94). Lincoln, NE: University of Nebraska Press.

Epting, F. (1984). Personal construct counseling and psychotherapy. Chichester: Wiley.

Kelly, G. A. (1955/1979). The psychology of personal constructs. New York & London: Krueger and Routledge.

Kelly, G. A. (1979). The psychotherapeutic relationship. In B. Maher (Ed.), Clinical Psychology and personality (pp. 216-213). New York: Krueger.

Leitner, L. M., Faidley, A. J., & Celentana, M. A. (2000). Diagnosing human meaning making: An experiential constructivist approach. In R. A. Neimeyer & J. Raskin (Eds.), Constructions of Disorder (pp. 175-203). Washington, DC: American Psychological Association.

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Neimeyer, R. A., & Neimeyer, G. J. (1985b). Disturbed relationships: A personal construct view. In E. Button (Ed.), Personal Construct Theory and Mental Health: theory, research and practice (pp. 195-223). London: Croom Helm.

Procter, H. (1996). The family construct system. In D. Kalekin-Fishman & B. Walker (Eds.), The Construction of Group Realities. (pp.161-180). Florida: Krieger.

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Ravenette, A. T. (1997). Tom Ravenette: Selected papers. Hampshire: EPCA.

Spinelli, E. (1997). Tales of unknowing. London: Duckworth.

Stojnov, D., & Butt, T. (2002). The relational basis of personal construct psychology. In R. A. Neimeyer & G. Neimeyer (Eds.), Advances in Personal Construct Psychology: New directions and perspectives (pp. 81-110). Westport: Praeger.

Tschudi, F. (1977). Loaded and honest questions. A construct theory view of symptoms and therapy. In D. Bannister (Ed.), New Perspectives in Personal Construct Theory (pp. 321-350). London: Academic Press.

Winter, D. A. (2005). Towards a personal construct sex therapy. In D. A. Winter & L. L. Viney (Eds.), Personal Construct Psychotherapy. Advances in Theory, Practice and Research (pp.287-295). London: Whurr.

Winter, D. A., Duncan, J., & Summerfield, E. (2008.) Love hurts: Explorations of love, validation and conflict. Personal Construct Theory and Practice, 5, 86-97.

 

Note sugli autori

 

Peter Cummins

Coventry Constructivist Centre, Coventry, UK

CCC55@btinternet.com

È entrato in contatto per la prima volta con la Psicologia dei Costrutti Personali in qualità di Psicologo Clinico Tirocinante, sotto la supervisione di Miller Mair al Crichton Royal Hospital, a Dumfries, in Scozia. In seguito ha lavorato come Psicologo Clinico nel Sistema Sanitario Nazionale e ha conseguito il diploma PCP al Centro di Psicologia dei Costrutti Personali nel 1986. È andato in pensione dopo 34 anni di lavoro nel Sistema Sanitario Nazionale e ora continua a lavorare, privatamente, come Psicoterapeuta e supervisore PCP. Ha elaborato il modus operandi con le coppie descritto sopra, assieme a Helen Jones, Dina Pekkala e Diane Allen.

 

Helen Jones

(1936-2017)

È entrata in contatto per la prima volta con la PCP lavorando con la Professoressa Fay Fransella al Centro di Psicologia dei Costrutti Personali. Ha poi lavorato nel Sistema Sanitario Nazionale nel campo Gestione e Sviluppo, e in seguito è diventata Direttrice del Centro per lo Sviluppo della Leadership all’Università di York. Durante la pensione, ha continuato a lavorare privatamente come psicoterapeuta e supervisore PCP.

 

Note

  1. Sebbene in un workshop su questo tema condotto da Peter Cummins e Dina Pekkala uno dei partecipanti descrisse la “struttura a 5 sedute”, noi la stavamo descrivendo come la “terapia sotto steroidi”.