Per affrontare le questioni riguardanti l’attività genitoriale, uno psicologo dei costrutti personali dovrebbe prima elaborare attentamente la struttura teorica che sostiene il Costruttivismo nel comprendere il funzionamento psicologico. La Psicologia dei Costrutti Personali di G. A. Kelly (1991), e le spiegazioni delle implicazioni del suo postulato fondamentale e dei corollari sulla sua teoria, possono fornire la base da cui partire per discutere i processi psicologici coinvolti nell’attività genitoriale.
Dopo aver acquisito la cornice teorica necessaria, un teorico dei costrutti personali sarebbe d’accordo con la seguente affermazione: ogni aspetto della genitorialità implica considerazioni sui sistemi di costruzione sia del genitore che della persona verso cui l’attività genitoriale è diretta.
Seguendo la teoria di Kelly (ibidem), un teorico dei costrutti personali lavorerebbe a partire dal postulato fondamentale, secondo cui “i processi di una persona sono psicologicamente canalizzati dai modi in cui essa anticipa gli eventi” (p. 32). I teorici, elaborando quel postulato, hanno trovato utile intendere le anticipazioni come le narrative anticipatorie che una persona costruisce, momento per momento. Quelle narrazioni, originate dai sistemi di costruzione della persona, canalizzano l’attività della persona verso il raggiungimento dei risultati attesi, definiti dalla narrazione stessa.
L’attività genitoriale, come tutte le attività di una persona, dipende dal sistema di costrutti che i genitori usano per costruire le definizioni del proprio ruolo e che a loro volta inseriscono nelle loro narrazioni anticipatorie (vedi Mancuso, 1996). A partire dai loro sistemi di costrutti, le persone riempiono di significato ogni parte delle loro narrazioni anticipatorie: l’evento iniziale, il ruolo che deve essere svolto dal sé come protagonista della narrazione, i risultati delle azioni del sé come protagonista, e così via. Ogni volta che un genitore compie un’azione che in qualche modo interessa suo figlio, ad esempio, costruisce una narrazione anticipatoria in cui ogni oggetto ed evento nella narrazione è rappresentato da una costruzione (uno “psicollage”[1]). Queste costruzioni provengono dal sistema di costrutti bipolari disposti gerarchicamente che il genitore può recuperare dal suo sistema psicologico. Sebbene tutti gli elementi di una narrazione anticipatoria debbano essere interpretati in modo da dirigere adeguatamente la condotta verso il risultato specificato, i due elementi più significativi nella narrazione sono lo psicollage che rappresenta il protagonista (il sé come attore) e lo psicollage che rappresenta il risultato atteso.
Nelle narrazioni genitoriali, il modo in cui si configura lo psicollage che definisce il sé nell’attività genitoriale dipende dai costrutti che il genitore-attore utilizza per costruire psicollage auto-descrittivi. Ad esempio, si considerino quei genitori per cui non è possibile collocare se stessi lungo una dimensione come accettazione/rifiuto. Un teorico si aspetterebbe che la loro condotta, narrativamente guidata, produca cambiamenti nel sistema dei costrutti di un bambino ampiamente differenti dai cambiamenti prodotti da genitori per i quali invece fosse percorribile utilizzare un costrutto come accettazione/rifiuto. È improbabile che genitori che non inquadrano gli psicollage di se stessi lungo tale dimensione considerino i risultati della loro condotta dipendenti dalla percezione da parte dei figli del fatto che il comportamento dei loro genitori segnali o meno il loro rifiuto.
Lo status del sistema di costrutti personali sviluppato dal bambino – il risultato finale di tutte le narrazioni anticipatorie genitoriali – si pone invariabilmente come criterio ultimo di successo o fallimento dell’attività genitoriale. Tutte le attività genitoriali possono essere viste come aventi un effetto sul sistema dei costrutti personali del bambino. Qualsiasi risultato che i genitori costruiscono, nella cornice delle narrazioni che li guidano mentre interagiscono con i loro figli, dipenderà dalla misura in cui il genitore riuscirà ad interpretare efficacemente i processi di costruzione del bambino. Un buon esercizio di socialità da parte del genitore faciliterà gli sforzi per sollecitare cambiamenti nel sistema di costruzione del bambino.
La maggior parte degli innumerevoli articoli sull’attività genitoriale si interroga intorno alle azioni disciplinari compiute dai genitori. È utile pensare alle azioni disciplinari come interazioni genitore/figlio che coinvolgono i sistemi di costrutti sia del bambino che del genitore. Per spostare l’attenzione su questi sistemi di costruzione, è consigliabile mettere da parte il termine azione disciplinare e parlare delle interazioni genitore/figlio come “scenari di rimprovero” (Mancuso & Lehrer, 1986). Uno scenario di rimprovero si verifica ogni volta che il bambino mette in atto comportamenti che invalidano gli psicollage del genitore, dove l’anticipazione è che il bambino si comporti in modo appropriato. Indossando lenti costruttiviste, una discussione su un rimprovero efficace implicherebbe una riflessione sui modi in cui il comportamento del bambino invaliderebbero lo psicollage di chi si prende cura di lui. Da tale prospettiva teorica, ci si dovrebbe focalizzare sui modi in cui il rimprovero andrebbe a perturbare i sistemi di costrutti del bambino. Il risultato delle azioni di rimprovero potrebbe portare il bambino, idealmente, a costruire psicollage che lo inducano a impegnarsi in comportamenti che il genitore considererebbe appropriati. Ad esempio, se un bambino attuasse un comportamento in cui ferisce fisicamente suo fratello, quel comportamento disconfermerebbe lo psicollage del genitore secondo cui il suo bambino è “buono”, cioè si comporta in modo appropriato. L’obiettivo del genitore che rimprovera il bambino aggressivo sarebbe quello di ottenere un cambiamento nel sistema di costruzione del bambino: un cambiamento che renderebbe improbabile che egli definisca se stesso come aggressivo per poi doversi muovere coerentemente coi suoi racconti anticipatori.
Osservando i genitori, uno psicologo dei costrutti personali si aspetterebbe che sia raro che un genitore pensi alla sua attività di rimprovero in termini di cambiamento a livello di costrutti. Tuttavia, tale psicologo affermerebbe che le rappresentazioni del proprio ruolo da parte di un genitore, come specificato nella narrativa di rimprovero che creerà, favoriranno un cambiamento nel sistema dei costrutti del bambino. Ed è solo attraverso tali cambiamenti che il bambino abbandonerà i comportamenti indesiderabili per poi impegnarsi in quelli considerati desiderabili. Il cambiamento desiderato nel sistema di costruzione del bambino rimproverato renderà impossibile per quel bambino costruire se stesso come “buono” e allo stesso tempo costruirsi come una persona che ferisce suo fratello.
Chi adotta un approccio legato ai costrutti personali nel campo dell’attività genitoriale può tranquillamente esprimere il risultato desiderato dell’attività. In quest’ottica il risultato desiderato sarà lo sviluppo di una persona che può tenere pienamente conto dei sistemi di costruzione altrui mentre si impegna in azioni che
influenzeranno altre persone. Sebbene questa visione possa sembrare specifica per le formulazioni di uno psicologo dei costrutti personali, un’analisi attenta indicherebbe che il risultato atteso coincide o si sovrappone al tipo di obiettivi che altri specialisti dello sviluppo hanno indicato come esiti desiderati della genitorialità.
Ad esempio, molti specialisti dello sviluppo infantile hanno lavorato partendo dalla posizione teorica di Piaget (1932). Da quella posizione, questi raccomandano ai genitori di incoraggiare i loro figli a prendere in considerazione i vari modi in cui le persone interpretano le situazioni in cui si applica una regola. Potendo tenere conto delle costruzioni degli altri, la persona sarà in grado di valutare le origini del conflitto sociale ragionando sui differenti modi in cui le parti in causa interpretano la situazione in cui il conflitto è sorto.
La visione costruttivista risulta compatibile anche con quella portata avanti da quegli psicologi che desiderano lo sviluppo di persone “compassionevoli”. Più specificamente, l’attività genitoriale dovrebbe portare allo sviluppo di una persona che capisca che le regole derivano dall’accordo sociale sui modi in cui gli eventi dovrebbero essere interpretati. Pertanto, la persona con un buon funzionamento saprà che alcune persone potrebbero avere difficoltà a interpretare gli eventi in esame utilizzando psicollage che coincidono con gli psicollage socialmente approvati. Inoltre, rendendosi conto che le regole sono modi socialmente concordati di costruire eventi e oggetti, una persona con un buon funzionamento saprà anche che può compiere sforzi per modificare gli psicollage che ricevono l’approvazione sociale.
L’uso della Psicologia dei Costrutti Personali per discutere l’attività genitoriale, quindi, indirizza i teorici a considerare il cambiamento dei costrutti personali come l’aspetto centrale della genitorialità. Tale prospettiva teorica spinge i teorici e gli agenti del cambiamento a prendere in considerazione i sistemi di costrutti attraverso i quali i genitori costruiscono il proprio ruolo mentre si impegnano nell’attività genitoriale. Gli psicologi dei costrutti personali definiscono le attività che generano cambiamento come i modi in cui i genitori creano le narrazioni che definiscono se stessi, a partire dal loro sistema di costrutti. I rimproveri sarebbero discussi in termini dei modi in cui l’attività di rimprovero è diretta verso il sistema di costrutti esistente del bambino, e dei cambiamenti che il rimprovero deve produrre in quel sistema. Uno psicologo dei costrutti personali penserebbe all’attività genitoriale, in ultima istanza, nei termini dello sviluppo di una persona che nella sua ecologia sociale può tener conto dei sistemi di costrutti e degli psicollage usati da altre persone. Un elemento cruciale per comprendere i sistemi di costrutti di altre persone riguarda la comprensione del fatto che le regole rappresentano modi socialmente condivisi di interpretare gli eventi.
Bibliografia
Kelly, G. A. (1991). The psychology of personal constructs (vol. 1-2). (2nd ed.). London: Routledge.
Mancuso, J. C. (1996). Constructionism, personal construct psychology, and narrative psychology. Theory and Psychology, 6(1), 47-70. doi:10.1177/0959354396061004
Mancuso, J. C. (2000). Key signifiers of a constructivist psychological theory. http://www.capital.net/~mancusoj/pcpsigfr.html
Mancuso, J. C., & Lehrer, R. (1986). Cognitive processes during reactions to rule violation. In R. Ashmore & D. Brodzinsky (Eds.), Thinking about the family: Views of parents and children (pp. 67-93). Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum Associates.
Piaget, J. (1932). The moral judgment of the child (M. Gabain, Trad.). London: Kegan Paul. (Opera originale pubblicata 1932).
- Vedi Mancuso (2000), riguardo l’uso del termine “psicollage”, piuttosto che il termine “costruzione” per indicare la rappresentazione interna di un oggetto o di un evento. ↑